La ‘Break-Line’ o ‘Break’ è una tecnica che, se applicata con i giusti criteri e negli spot giusti, è una delle più efficaci per la pesca del siluro. Essa prende il nome dallo spezzone di nylon che collega il nostro moschettone ad un punto fisso dove sarà fissato, spezzone che si romperà (in gergo ‘sbrekkerà’) in seguito all’attacco del pesce.
Si tratta di un sistema di pesca “auto-ferrante” in quanto la canna, che si trova in estrema tensione, al momento della rottura della break si raddrizzerà repentinamente, eseguendo una ferrata ‘automatica’.
La Break è un tecnica di pesca da riva, estremamente popolare anche tra i principianti; questo perchè, nonostante sia necessario l’ausilio di un natante, in molti corsi d’acqua è sufficiente una barchina in vetroresina o una canoa o addirittura un canotto, per fissare le esche nel punto prescelto.
La Break è decisamente più efficace di notte e preferibilmente nelle zone di caccia dei siluri, quali rive infrascate, legnaie, piloni dei ponti, confluenza di più fiumi , sul limite della corrente, etc…
Affinchè questa tecnica sia efficace, è inoltre necessario che le nostre insidie siano collocate in zone di debolissima corrente, in quanto in presenza di corrente sostenuta, le nostre esche saranno mosse in maniera innaturale dalla corrente (in gergo ‘spennellano’).
La Break è praticabile dalla fine dell’inverno fino ad autunno inoltrato, ma comincia a perdere di efficacia quando la temperatura dell’acqua scende sotto i 12 gradi.
NOTA: sono assolutamente da evitare in zone di transito imbarcazioni, per evitare che qualche malcapitato finisca nei nostri fili in tensione col rischio di farsi veramente male, e per evitare di allamare una Bettolina di passaggio.
L’ APPIGLIO
Come appiglio andremo generalmente ad utilizzare rami, cannelle o qualsiasi altro tipo di vegetazione emergente e il nostro terminale dovrà cadere ad una distanza sufficiente ad evitare che si impigli nella vegetazione sommersa. Nelle zone a corrente sostenuta, è buona norma posizionare il terminale dove si formano i piccoli vortici delsottoriva, o meglio sul filo della corrente, rotta dal gradino di profondità della sponda.
La maggior parte di chi pratica questa tecnica, tende a legarsi direttamente all’ appiglio con lo spezzone di nylon, soluzione apparentemente semplice e rapida ma che cela qualche insidia: innanzitutto impone grande rapidità e talvolta due persone in barca, soprattutto nelle zone a corrente sostenuta, in più, volendo fare una break più lunga impegnerebbe uno spezzone di nylon estremamente lungo, conferendo un’elasticità eccessiva alla break. Per ovviare a questo problema, consigliamo, prima di fissare le break, di fare un giro per posizionare un pezzo di cordino o un grosso spago, magari con un moschettone alla fine ed un galleggiante (per evitare che il cordino affondi e per facilitare le operazioni di fissaggio), cordino al quale collegare la nostra break line.
LA MONTATURA
La montatura si costruisce inserendo in ordine sulla lenza madre un nodo di blocco , una perlina di caucciù un galleggiante da circa 300 gr , un altra perlina di caucciù e una girella con moschettone ad alto carico.
Il galleggiante inserito sulla lenza madre ha la funzione oltre che di farci localizzare la nostra lenza e di farci vedere più chiaramente le condizioni della nostra esca , quello di impedire che la montatura affondi in caso di rottura della break andandosi magari ad attaccarsi al fondale.
IL TERMINALE
I terminali possono essere fatti sia con del trecciato da circa 150 kg che con del nylon da circa 70 kg.
Per quanto riguarda la lunghezza potrà variare dai 30 cm per una pesca completamente di superficie, al metro e mezzo; la regola suggerisce comunque di non scendere sotto un terzo della profondità dello spot ( ma le regole sono fatte per essere trasgredite…).
In base alla grandezza delle esche possono prevedere l’inserimento di uno o 2 ami o di un amo o un ancoretta, mentre sull’altro capo del terminale faremo poi un cappio che andremo in seguito a collegare moschettone della lenza madre.
Spesso sarà necessario piombare il finale con un peso da 30 a 150 grammi in base alla velocità della corrente o alla preferenza dei siluri( qualche volta vengono attratti da esche spiombate e liberissime di muoversi , qualche volta preferiscono invece esche più ferme). E’ consigliabile usare piombi plastificati per rendere il montaggio più naturale ai sensi del siluro.
Sul finale potremo infine inserire uno o 2 rattles con lo scopo di aumentare il rumore prodotto dalla nostra esca (ci sono scuole di pensiero diverse sull’argomento…).
LA BREAK-LINE
La break-line sarà costituita da uno spezzone di nylon di lunghezza variabile e di diametro dallo 0,30 allo 0,50, che annoderemo sull’occhiello superiore della girella in coda alla lenza madre.
IL POSIZIONAMENTO DELLE CANNE
E’ preferibile posizionare una canna per volta , ma se si è almeno in 3 si riesce a posizionarne fino a 2 contemporaneamente (in gergo ‘brekkare’).
Se invece siamo in 2 , una volta in barca ( col giubbotto di salvataggio rigorosamente allacciato) , caricheremo la nostra canna e ci dirigeremo verso le zone che abbiamo predisposto; una volta arrivati prenderemo il cordino che abbiamo legato al nostro appiglio e tramite la girellina in testa lo collegheremo al cappio che abbiamo precedentemente fatto sulla nostra break line.
Successivamente torneremo al nostro accampamento e metteremo in forte tensione la nostra lenza, in modo che la canna si curvi in maniera decisa ed il filo dal mulinello al primo passante risuoni come una corda di chitarra. Questo predisporrà la canna ad agire come una ‘catapulta’.
Sistemeremo le canne in maniera verticale su dei picchetti in acciaio, per la maggior parte costruiti autocostruiti. Sconsiglio vivamente di usare i classici picchetti in alluminio reperibili in commercio perché hanno dimostrato di piegarsi durante le mangiate più potenti.
LE ESCHE
Si utilizzano esclusivamente esche vive, dai 100 gr fino a superare il chilo.
Le esche più utilizzate sono il carassio, la scardola , la bréme ma anche cefali, barbi , trote (ottime a inizio e fine stagione)…la cosa importante è rispettare le misure minime previste dai regolamenti.
Sarebbe opportuno evitare l’uso dell’anguilla in quanto la specie sta vivendo un periodo difficile e una diminuzione preoccupante per via della pesca intensiva a scopo alimentare , e noi pescatori rispettosi dell’ ambiente non potremo che essere sensibili a questo problema.
LA DINAMICA
Se abbiamo attentamente valutato le aree dove abbiamo brekkato i nostri terminali , le nostre esche saranno in pesca in zone dove si siluri si recano quando si mettono in caccia.
Quando questi si avvicineranno ai nostri inneschi e li attaccheranno inizieranno a tirare la nostra lenza fino al punto di rottura della break; una volta rotta la break, la nostra canna (per l’effetto catapulta dovuto alla tensione del sistema) balzerà improvvisamente all’ indietro, allamando la nostra preda.
Da riva ci accorgeremo dell’ attacco vedendo un progressivo piegamento della cima della nostra canna dopodichè, a rottura avvenuta, vedremo la canna si raddrizzarsi di scatto; sarà questo il momento in cui dovremo afferrare la canna e assestare una potente ferrata (in gergo ‘svangata’).
A questo punto saremo pronti a combattere il siluro liberamente, valutando se sia il caso o meno di uscire in barca.
L’ ATTREZZATURA
Le canne utilizzabili vanno da 2,85 a 3,30 m con potenza di almeno 300 gr . I mulinelli devono avere come caratteristica la robustezza e la capienza, e dovranno contenere almeno 200 m di trecciato da 45 a 50 kg.
Come segnalatori di abboccata vanno bene anche i classici campanelli , ma la soluzione migliore che ci consente anche di sonnecchiare di notte è quella di applicare sulla canna dei segnalatori a vibrazione autocostruiti in grado di sviluppare un centinaio di decibel.
Questi segnalatori se ben applicati e regolati nella maniera giusta producono un suono a intermittenza durante le fasi della mangiata e un suono prolungato dopo che è avvenuta la rottura della brek line , consentendoci così di seguire tutte le fasi della mangiata.
©Testo e Foto di Nicola Roncato e Ivano Paradisi