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ADRIA, MAXI SEQUESTRO DEI CARABINIERI

sequestro pesce adriaCosa apprendiamo da quest’articolo?Che in un fortuito controllo notturno su strada, operato in Veneto, è stato sorpreso un cittadino dell’Est Europa a trasportare su un furgone, in pessime condizioni igieniche, 1 tonnellata di pesce (10 qli): pesce di cui non ha saputo dichiarare la provenienza e la destinazione.

 

Cosa non dice l’articolo? Che per ogni furgone simile fermato (la media è uno l’anno stando alla cronaca) altre decine, forse centinaia, ogni notte, ogni settimana, mese e anno, viaggiano indisturbati, generado un sistematico, inesorabile e distruttivo disastro ambientale.

Non dice l’articolo che i pescatori di professione, connazionali del reo, italiani o stranieri, viaggiano con furgoni simili senza essere mai multati. Non dice che sono le province stesse che rilasciano licenze di pesca professionale anziché difendere ambiente e consumatore e un “bracconiere” si differenzia da un professionista solo perché ha versato 40 euro l’anno di tassa di concessione alla provincia. Non dice che è finito tutto grazie a questa politica distruttiva… Perché un extracomunitario con 1 tonnellata di pesce a notte, anche se lo vende a 1 euro al chilo, incassa 1000 euro al giorno: e questo stabilisce che per i nostri pesci è finita.

Chi dobbiamo ringraziare per questo disastro?
Tutte quelle autorità (pubbliche e private, rigorosamente “italiane”) che a loro vantaggio descrivono le acque dell’areale padano come morte, mancando i pesci che definiscono autoctoni. E come se in casa ti entrasse qualcuno, protetto dalle autorità, a rubarti i mobili: a lui il denaro della vendita e a te lo spazio vuoto. Con i fiumi e lo stesso: a loro l’incasso e a noi acque vuote.

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