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OASI DI ALVIANO
Visto il buon risultato ottenuto abbiamo deciso di cominciare a spaziare anche al di fuori dell’Oasi cominciando la pulizia del verde intorno.
Primo luogo visitato Il “ponte di ferro” e…………………………..bonificato.
Si ringrazia per la partecipazione e per il lavoro svolto tutti i volontari accorsi.
Missione compiuta !!!
Ora non ci resta che augurare BUON LAVORO !!!
ARTICOLO RESTO CARLINO ROVIGO 25 luglio 2013
LA DOTT.SSA VIRGILI CHE IRRUPPE A METà MANIFESTAZIONE IN PIAZZA A ROVIGO PROMETTENDO NEL LONTANO 2009 L’ISTITUZIONE DI UN TAVOLO DI LAVORO CON LE VARIE PROVINCE PER BLOCCARE “I BRACCONIERI” DEL FIUME PO, TAVOLO DEL QUALE NON ABBIAMO NEANCHE VISTO LE GAMBE, TORNA OGGI ALLA CRONACA CON QUESTO ARTICOLO.
BELLISSIME PAROLE CARA DOTT.SSA VIRGILI, C’è SOLO UN PICCOLO PROBLEMA: QUELLI CHE LEI CONTINUA A CHIAMARE “BRACCONIERI” NON LO SONO PIù ORA, PERCHè GLI è STATA RILASCIATA REGOLARE LICENZA DI PESCA PROFESSIONALE IN ACQUE INTERNE. LASCIAMOLI LAVORARE IN PACE, NON SERVONO STRAORDINARI O GUARDIE IN PIù, SERVE CAMBIARE UNA LEGGE CHE RICHIEDE REQUISITI DI 50 ANNI FA, CHE FA RIFERIMENTO AD ACQUE DI 50 ANNI FA.
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Tutto Carpa e Siluro – Aprile
Desideriamo segnalare a tutti gli adesori, sostenitori e simpatizzanti del neo costituito Movimento Gruppo Siluro Italia che sul numero di Tutto Carpa e Siluro in edicola questo mese è presente la rubrica del MGSI: l’informazione è l’arma vincente della verità. Il nostro personale ringraziamento va alla Redazione di Tutto Carpa e Siluro e all’amico Graziano Giambastiani, da sempre attento alle evoluzioni del nostro mondo e Direttore obiettivo.
VINCI LA FRANCIA
Il gruppo siluro francese Silurus Glanis ha invitato il MOVIMENTO GSI al loro evento, che si terrà dall’ 8 al 12 maggio 2013, a Vion.
Sono disponibili 2 posti in barca gratis (per chi si aggiunge 75€).
Per aggiudicarsi questi due posti basta partecipare al concorso fotografico indetto dal MGSI e avere la certezza di poter “ritirare” il premio e quindi andare in Francia in quelle date. Un’occasione per pescare in acque straniere, confrontarsi con pescatori di altre nazioni.
VITALIANO DAOLIO – I MALI DEL GRANDE FIUME
Buonasera a tutti,
mi chiamo Vitaliano Daolio e sono, penso, l’ultimo pescatore professionista della Provincia di Cremona.
[…]mi hanno invitato su questo palco a parlare di un “grande amico”, un AMICO di tutti noi che da tempo immemorabile scorre a poche centinaia di metri da questa piazza, il Fiume Po. Devo dirvi, che per me , abituato ai grandi silenzi del fiume , trovarmi in questa piazza è molto imbarazzante, poco naturale, preferirei affrontare una tempesta sulla mia barca. Però ho accettato, perché condivido con questi giovani una cosa, lavorare con loro in un gruppo per approfondire le problematiche che coinvolgono il Po cercando – per quello che si può fare oggi – di salvaguardare il fiume ed il nostro territorio .
La cosa che riteniamo primaria sicuramente è l’inquinamento, una parola che si nota poco sui nostri giornali, quasi un tabù, una cosa sconosciuta per millenni anche dal nostro fiume, ma che il benessere ci ha regalato come una maledizione.
Certo i più attenti avranno saputo attraverso ricerche di Legambiente che nei pesci del nostro fiume sono stati trovate rilevanti quantità di pesticidi.
Anche il C.N.R. uno dei massimi enti scientifici d’Italia ha affermato che i pesci del Po , causa l’inquinamento diventano transgenici, quindi pesci sterili.
Un altro studio nel 2010 ha confermato che nel fiume attraverso gli scarichi finiscono considerevoli quantità di cocaina e medicinali..
Molta falda acquifera nel Casalasco è inquinata da arsenico, che si trova anche in maniera naturale, ma è anche l’inquinante delle centrali a carbone, delle fonderie e dei pesticidi. Ricordiamoci che questa acqua noi la usiamo per irrigare la nostra fertile pianura.
Il Casalasco dove io vivo, ha anche un altro triste primato quello dei tumori allo stomaco, un dato in controtendenza rispetto al resto della nazione. Quindi e lecito nutrire non poche preoccupazioni sullo stato di salute del nostro fiume.
Ma nel fiume non esiste solo la mancanza di controlli sanitari continui. Nel nostro fiume manca lo Stato. Da Cremona a Mantova non esiste una imbarcazione attrezzata dei Carabinieri, della Polizia.
Quello che c’era è stato smantellato ed ora il fiume è in balia della microcriminalità.
Il risultato? centinaia di furti di motori , (l’ultimo di 20 la settimana scorsa a Borgoforte MN)
E come conseguenza abbiamo il settore diportistico e nautico in ginocchio.
Per meglio comprendere la situazione, vi faccio un esempio eclatante che mi è capitato. In aprile dello scorso anno ero sul fiume con due poliziotti Austriaci, navigando ci siamo imbattuti nel cadavere di un suicida. Dopo aver dato l’allarme, i Carabinieri di una stazione Parmense sono arrivati con una barca di legno prestata da un pescatore. Una situazione da terzo mondo. (in Austria ogni 30 km esiste una stazione fluviale abilitata ed attrezzata )
Esiste anche una cattiva gestione del denaro pubblico sul nostro fiume, ora voglio elencarVI le cose più eclatanti:
– A Boretto è stata costruita la banchina fluviale più grande d’italia, il suo costo con le infrastrutture è di 13 MLN di €, mai utilizzata
– Nella sponda opposta, la banchina fluviale di Viadana è costata 4 MLN di € e viene utilizzata saltuariamente per scaricare metanolo
– Non contenti a Cremona stanno realizzando la nuova Conca di Isola Serafini con un costo stimato di circa 40 MLN di €
E’ stata progettata – ci hanno detto – per portare le grandi navi fino a Piacenza. Il problema è che il fiume da Mantova a Cremona è navigabile solo pochi mesi all’anno ed in una condizione del genere nessun imprenditore investe nella navigazione fluviale. Ma nel caso dovessimo trovare un pazzo disponibile, la sua nave navigherebbe solo per pochi chilometri oltre la nuova conca e non raggiungerebbe mai Piacenza perché il fiume in quella zona non è navigabile.
– Sono stati costruiti alcuni anni fa decine di attracchi fluviali Comunali: ebbene…
Nessuno di loro è dotato di colonnine elettriche per rifornimento di energia
Nessuno ha rifornimento di acqua potabile.
Nessuno ha il rifornimento di carburante.
Quindi non servono a niente, per implementare il turismo fluviale.
Questi attracchi in sponda destra e sinistra sono costati qualche milione di euro, ma l’obbiettivo di portare turismo è stato ancora una volta mancato.
VI ASSICURO CHE SE SI VOLESSE FARE QUALCOSA DI VERAMENTE UTILE PER RESTITUIRE VITA AL NOSTRO FIUME LE PROPOSTE SONO GIA’ STATE STUDIATE DA PERSONE COMPETENTI:
– Nascita della Polizia Fluviale Interregionale per il controllo del Fiume Po
(i mezzi si possono trovare utilizzando le barche sequestrate alla malavita o agli scafisti)
– Il fiume Po non più visto come arteria di divisione Regionale, ma come soggetto condiviso da tutti, con un’unica legislazione. Le competenze ad un unico Ente e non più ai circa dieci esistenti.
– Istituire un Numero verde per segnalare i casi di inquinamento ambientale, furti, bracconaggio ecc. Un numero contattabile 24 ore su 24 , collegato ad un gruppo operativo attrezzato.
E’ assolutamente necessario:
– Allestire un Centro di monitoraggio dell’inquinamento sul fiume Po. Esiste già una bozza di progetto presentata in Provincia diversi anni fa e forse smarrita in qualche cassetto. Bisogna riesumare il progetto, in sinergia con università ed enti preposti, per controllare in maniera continuativa cosa viene sversato illegalmente nel fiume. Questi centri di monitoraggio sono presenti in quasi tutti i paesi industrializzati del mondo, meno che in Italia. Il tutto finalizzato all’obbiettivo “ balneabilità del Po “, come da direttiva UE, da fare entro il 2020.
E’ necessario:
– Valorizzare maggiormente le piste ciclabili già esistenti, appoggiando il progetto del politecnico di Milano per la costruzione della più lunga pista ciclabile d’Italia. Progetto “VENTO” da Torino a Venezia seguendo il corso del Fiume. Il 15% della ciclabile è già esistente ed il costo totale dell’opera e stimato in 80 milioni di € (118 € al metro). Una cifra insignificante rispetto ai 30 mila milioni stanziati in Italia per strade ed autostrade.
Una ciclabile del genere (fra le più importanti d’Europa) secondo gli studi del Politecnico potrebbe avere una ricaduta economica grandissima. Progetti simili in Europa hanno portato alle economie locali 70/90 milioni di euro di indotto turistico.
E’ necessario:
– Progettare assieme agli enti preposti “il parco naturale del Po” Esistono già esperienze simili sul fiume Oglio e nel Lago di Mantova. Il fiume Po ha la caratteristica di rigenerarsi molto velocemente. Una sua tutela porterebbe in pochi anni a risultati significativi. Anche questo sarebbe un ulteriore arricchimento turistico del territorio che ha già dalla sua tantissime attività ricettive, gastronomiche e fluviali.
BISOGNA:
Regolarizzare il turismo fluviale legato al mondo pesca sportiva. I pescaturismi presenti da oltre un decennio sul Po, sono gestiti principalmente da persone del nord europa, Sconosciute al fisco Italiano, hanno un fatturato stimato di circa 2 milioni di €, Non arricchiscono in nessun modo il territorio ed implementano l’illegalità.
BISOGNA:
Studiare la fattibilità e possibilità di una piccola bacinizzazione del Po costruendo 4/5 sbarramenti da CR a MN (esiste già un progetto Francese). Per risolvere l’approvigionamento idrico dell’agricoltura in estate (1 miliardo di € i danni all’agricoltura nel 2012 “dati Coldiretti”)
Alzando il livello del fiume avremo INFATTI:
. Una regolare navigazione commerciale sull’autostrada naturale più grande d’Italia, il Po
. Toglieremo migliaia di camion dalle nostre strade e autostrade.
. Produrremo energia rinnovabile sfruttando l’acqua
. Avremo l’aumento della falda freatica e il ripristino delle zone umide.
Insomma, quello che voglio dirVI è che lo studio e la fattibilità di tutte queste idee , devono dare una svolta generazionale.
Il fiume non deve essere più vissuto come un problema , ma può e deve essere una opportunità ed una risorsa,
una risorsa per tutti noi in ambito culturale, sportivo, turistico e lavorativo. Una risorsa che ci permetterà di dare un futuro al nostro paese, nel pieno rispetto della vita e dell’ambiente in cui viviamo.
MANIFESTO GSI
DOCUMENTO PROGRAMMATICO MGSI – MANIFESTO
1. ABOLIZIONE DELLA PESCA DI PROFESSIONE IN ACQUE INTERNE
L’attività di pesca professionale in acque interne ha avuto una sua evoluzione nel tempo, in quanto si è assistito al mutamento di questa da attività di mera cattura a quella di impresa produttiva, con le conseguenti ripercussioni di impatto biologico-ambientale.
Pur avendo sorretto in passato un economia locale di ristorazione e vendita di prodotti della pesca, la domanda che bisogna porsi, è se l’attualizzazione dell’analisi di incidenza di tale pratica sia ancora sostenibile in modo da garantirne la sopravvivenza della risorsa ittica.
L’attività non può venire svolta in autonomia e selvaggia azione incontrollata come oggi accade e ciò implica il rispetto delle norme e delle disposizioni legislative sulla sicurezza della navigazione, dell’ambiente e della tutela del consumatore; inoltre, il fatto che l’attività venga svolta mediante natanti e attrezzi specifici non selettivi, è una delle criticità ambientali che sfugge alla vigilanza, cosa che inibisce il rispetto delle disposizioni relative alla tutela delle acque e della fauna protetta.
2. TUTELA DELLE SPECIE ALLOCTONE NELLE AREE OVE NON SIA POSSIBILE UN RIPRISTINO DELLA BIODIVERSITA’ ITTICA ORIGINARIA
Esistono vastissime aree e biotipi dove l’alterazione dell’habitat acquatico e la pessima qualità ecologica dei siti impedisce la proliferazione di specie ittiche poco resistenti e di difficile adattamento alle mutate avverse condizioni. Questo ha favorito l’acclimatamento delle specie alloctone, le uniche attualmente in grado di popolare dette aree.
Lo spreco di denaro pubblico, di risorse comuni e di divieti inutili quanto pretestuosi tesi a ripristinare la bio diversità originaria è lo specchio della fame di denaro di Amministrazioni e tecnici mercenari. Tale presunzione e arroganza deve cessare.
3. CONTRASTO ALLA PRIVATIZZAZIONE/CONCESSIONE A FINI DI LUCRO, LOTTIZZAZIONE E USO DIETRO PAGAMENTO DI CORRISPETTIVO/TESSERAMENTO, DELLE ACQUE PUBBLICHE DESTINATE ALLA PRATICA DELLA PESCA SPORTIVA
La ‘Spending Review’ o revisione della spesa pubblica che in linea teorica doveva migliorare l’efficienza e l’efficacia della macchina statale nella gestione della spesa pubblica, nel ambito della gestione del patrimonio ecologico acquatico e della pesca sportiva, ha solo favorito il processo di appaltare e sub appaltare a pagamento sempre più acque, in un processo di cannibalismo speculativo in cui imprese, associazioni e federazioni, attraverso consolidati e storici monopoli di politica gestionale, acquisiscono acque per permetterne la pesca a pagamento diretto o permesso o tesseramento, utilizzando il pretesto di sostituirsi all’assenza di fondi pubblici.
Il risparmio statale non può trasformarsi nell’aumento del costo della pesca del ricreativo ne nell’ingiusto ingrassare di chi si arroga il diritto di privatizzare acque pubbliche.
Non è accettabile che sempre più acque in quest’ottica diventino, per l’incapacità gestionale ed amministrativa pubblica terra di conquista economica di pochi codificati sodalizi che assorbono denaro dai pescatori ricreativi.
4. CONTRASTO ALLA RAPPRESENTATIVITA’ MONO-DIREZIONALE DELLA PESCA SPORTIVA, CARATTERIZZATA OGGI DA MONOPOLI POLITICI ASSOCIATIVI
Valutato che da sempre la rappresentatività politico/associativa della pesca non ha mai avuto ricambi totali nell’ambito delle consulte e degli organi legislativi, questi hanno sempre pilotato norme, regolamenti e leggi per acuire sempre più la legittimazione a porre limiti a qualsiasi altra struttura diversa.
Questo principio anti democratico e di monopolio funzionale ha permesso a sole pochissime entità di legiferare e di manovrare verso le proprie esigenze l’amministrazione della pesca, i requisiti e le caratteristiche di rappresentanza.
Questa è autocrazia che impedisce il processo democratico, il rinnovamento e l’evoluzione della pesca sportiva.
5. ISTITUZIONE DELLA RESPONSABILITA’ CIVILE E PENALE PER GLI ORGANI TECNICI, LE AMMINISTRAZIONI, LE ASSOCIAZIONI E FEDERAZIONI CHE CON IL LORO OPERATO DANNEGGINO L’AMBIENTE, LA FAUNA O COMPROMETTANO CON AZIONI, PROGETTI O ESIGENZE, GLI ECOSISTEMI ACQUATICI
Il Decreto Legislativo 5 marzo 1998 n. 60 ed il d. lg. 30 marzo 1999 n. 96, recanti intervento sostitutivo del Governo per la ripartizione di funzioni amministrative tra regioni ed enti locali in materia di agricoltura e pesca
ai sensi dell’art. 4, comma 5, della l. n. 59/1997, il d. lg. 31 marzo 1998 n. 112, riguardante il conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali in attuazione della l. n. 59/97, oltre
agli interventi di cui alla l. 8 marzo 1999 n. 50, per la delegificazione e la semplificazione di alcuni procedimenti amministrativi ed il riordino dei testi unici fino all’ultimo Titolo V° parte II° della Costituzione delegano la totale competenza della pesca in acque interne agli Enti locali.
Questo non pone sovrastrutture o organi di controllo extraregionali che possano contenere o correggere gli errori gestionali, progettuali o amministrativi.
Pertanto questo enorme potere in condizioni di inefficienza, incompetenza ed egoismo porta ad auto autorizzare progetti ed azioni che si rivelano danni ambientali obbiettivi, tra cui il rilascio di nuove licenze di pesca professionale, ripopolamenti, contenimenti e azioni spregevoli mascherate da pesca scientifica, oltre a distribuzione arbitraria di fondi e incarichi.
E’ dunque necessario, nel concetto che “chi sbaglia paga”, che si indaghi su come gli enti territoriali amministrano, gestiscono e usufruiscano di tale potere riconosciuto.
6. RILASCIO DELLA LICENZA DI PESCA IN ACQUE INTERNE, DIETRO ESAME, ED INNALZAMENTO ED EQUIPARAZIONE ALLE MEDIE EUROPEE, DELLE LICENZE DI PESCA AI CITTADINI STRANIERI
Non è accettabile svendere il nostro patrimonio ecologico a pochi euro, attraverso una politica di apertura fallimentare e di regalia dei nostri beni ecologici, fenomeno che non genera un turismo di qualità, ma legittima
solo orde di finti turisti residenti comunitari ed extracomunitari che oltre a non generare indotto indiretto, per orientamento culturale, depredano e devastano la fauna ittica.
Considerato l’attuale stato di lassismo, permissivismo e totale irresponsabilità ecologica, la pesca non può più essere un diritto spendibile da chiunque, come vorrebbero le imprese di settore in un ottica di speculazione consumistica, ma un privilegio per chi dimostra di avere i requisiti, di cultura e consapevolezza tali da permetterlo.
Pertanto solo chi, come nella caccia, dimostra di conoscere specie, norme e procedure attraverso un esame, può interagire con la fauna ittica viva, per i restanti l’alternativa sono le acque private a pagamento, gestite al di
fuori del contesto ecologico, non in collegamento biotico e abiotico con le acque pubbliche e definite più comunemente “laghi di pesca sportiva a pagamento”.
7. INASPRIMENTO DELLE SANZIONI DI CUI ALL’ ARTICOLO 192 D.L.gs. n. 152/06, SE COMMESSO SULLE SPONDE DI UN ECOSISTEMA ACQUATICO E RESPONSABILITA’ DIRETTA DELL’ENTE TERRITORIALMENTE COMPETENTE, SE IL REATO SI COMPIE PER ASSENZA DI VIGILANZA O REALIZZATO DA IGNOTI
L’abbandono dei rifiuti rappresenta una delle peggiori manifestazioni di disprezzo ecologico e di maleducazione ambientale, aspetto che va necessariamente contenuto attraverso pesanti ed esemplari sanzioni. Gli Enti territoriali devono essere sensibilizzati, al pari dei cittadini, attraverso l’attribuzione di responsabilità dirette.
Se lo stato di degrado delle sponde di un sito è causato dall’omessa vigilanza o dall’assenza di presidi di raccolta o di una mancata attività d’informazione, vi deve essere una responsabilità diretta e solidale dell’Ente territoriale, per evitare che una volta sporcato, le attribuzioni di responsabilità non vengano disperse e l’inquinamento si accumuli.
8. DIVIETO DI TRASPORTO, STABULAZIONE, COMMERCIALIZZAZIONE, CESSIONE A QUALSIASI TITOLO O CONSERVAZIONE IN AREE PRIVATE, DI PESCE VIVO, DA PARTE DI PRIVATI, CONSORZI O ASSOCIAZIONI, SE NON ESPRESSAMENTE AUTORIZZATI DALL’ORGANO DI SANITA’ VETERINARIA E AMMINISTRATIVO, COMPETENTE PER TERRITORIO
L’attività di trasporto, detenzione e commercio di materiale ittico in vivo per finalità commerciali è amministrato da norme ben definite rappresentate in maggior parte da Decreti con cui l’Italia ha recepito Direttive Comunitarie, ciò in virtù, funzione e integrazione di altre norme nazionali incidenti su questa attività, mentre e farraginosa e di difficile interpretazione la stessa attività di trasporto realizzata da privati.
In questa sacca d’ombra si nascondono e lucrano chi rifornisce di pesce le strutture private di pesca sportiva.
Il divieto assoluto di trasporto in vivo, unitamente al divieto di pesca professionale e stabulazione è garanzia di contrasto ai drammatici fenomeni di impoverimento degli ecosistemi acquatici, come la transfaunazione di pesce selvatico verso strutture private o usi privati.
9. INASPRIMENTO DELLE SANZIONI SUL BRACCONAGGIO/PESCA ILLECITA, ESTESA ANCHE ALLA DETENZIONE DEL PESCATO MORTO, ANCHE IN AREE COMMERCIALI AUTORIZZATE, ED EQUIPARAZIONE AL FURTO AI DANNI DELLO STATO, APRENDO SEMPRE CONTESTUALE PROCEDIMENTO PENALE E RELATIVO RISARCIMENTO ECONOMICO, PER DANNO AMBIENTALE
Il furto sistematico o estemporaneo di risorse e di futuro che ha come oggetto la fauna ittica è un danno che colpisce l’intera comunità, privandolo di un bene insostituibile.
Il reato di furto aggravato di fauna ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato è ancora oggi applicabile nel regime della legge n. 157 del 1992, ma solo con riferimento al caso in cui l’apprensione o il semplice abbattimento della fauna sia opera di persona non munita di licenza di caccia.
Tale concetto deve necessariamente essere esteso anche alla pesca di frodo, alla violazione dei regolamenti e alle azioni che cagionano la morte di fauna ittica al di fuori dei regolamenti previsti.
Non è accettabile che oggi, ammesso che esista una vigilanza efficiente, la cosa venga sanzionata con poche decine di euro (qualche centinaio nei casi definiti più gravi).
Oltre al reato di furto deve contestualmente essere aperto un procedimento penale che porti anche ad una condanna di risarcimento economico a ripristino degli esemplari abbattuti.
10. ABOLIZIONE DELLE COMPETIZIONI AGONISTICHE DI QUALSIASI LIVELLO, TIPOLOGIA O CONSISTENZA, IN ACQUE PUBBLICHE E ABOLIZIONE DEI RIPOPOLAMENTI ‘PRONTA PESCA’, NELLE AREE IN CONCESSIONE, GESTIONE E RISERVA DI DIRITTI ESCLUSIVI DI PESCA
Come ampiamente descritto nel punto 5, per effetto del decentramento nonché per la favorevole presenza fisica degli amministratori locali sul territorio, al fine di garantire maggiori benefici derivanti dall’uso della cosa pubblica, l’uso del patrimonio territoriale da “indisponibile” diventa di colpo “disponibile”.
Ecco che le competizioni agonistiche, di fatto appannaggio di una sola categoria di portatori d’interesse, sottrae spazio a tutta la restante parte di comunità che non ne è interessata, ma che, non essendo rappresentata, non si può opporre e subisce passivamente.
Analogamente dette pratiche agonistiche, per la loro sopravvivenza consumistica, necessitano spesso di ripopolare aree, non con funzione di protezione, sviluppo ecologico o ripristino alle aggressioni antropiche, ma
solo per esigenze legate alle funzionalità sportive: questo, quasi sempre, si traduce in danni ambientali, nel favorire la vendita di pesce vivo e trasferimenti e transfaunazioni ad alto rischio ecologico.
COMUNICATO GSI – 17 gennaio 2013
In riferimento alla notizia secondo la quale Venerdì 18 Gennaio alle ore 21 a Piacenza in via Martiri della Resistenza 8 si riunisce un assemblea ufficiale di membri della Provincia per discutere definitivamente e/o approvare la legge che vieterebbe l’uso dell’esca viva e dell’esca naturale proposta in tutta l’Emilia Romagna, si precisa quanto segue:
Il GSI, prima come associazione ed oggi come movimento, ha sempre divulgato, informato e diffuso ogni aspetto che incideva sulla vita dei pesci, prendendo posizioni forti, ed obbiettivamente contro legge, quando le norme chiedevano l’uccisione arbitraria dei Siluri catturati.
Valutato che l’aspetto di diffusione della pesca e dell’esigenza dei pescatori non può superare per coerenza questa filosofia, il Movimento GSI non parteciperà ufficialmente a questa manifestazione di protesta, certi che un evoluzione tecnica che eviti di far morire pesce, debba incontrare il favore di chi vive con responsabilità la propria dimensione di pescatore.
Inoltre non esistono al momento argomentazioni, tecniche, legali e scientifiche che possano mettere in discussione la scelta regionale di non usare pesci vivi come esca, e quindi quest’esigenza rimane appannaggio solo del desiderio di chi non riesce a percorrere un rinnovamento tecnico sportivo.
Il Movimento GSI, pur non partecipando ufficialmente per i motivi sopra esposti, non mette veti ai propri associati che desiderino manifestare, richiamando però gli stessi ai principi civici della manifestazione civile e composta.
Il Gruppo di Lavoro – Movimento Gruppo Siluro Italia
La rinascita di Rovereto
Il Gruppo Siluro Italia ha il piacere di informarvi che la Onlus “TUTTI INSIEME A ROVERETO E S.ANTONIO” è riuscita a raggiungere la quota necessaria per costruire il centro polivalente, proprio adesso che visto lo spaventoso ritardo degli aiuti statali, avevano un po’ perso la speranza.
La dichiarazione ufficiale del loro presidente, a Radio 24, è la seguente:
Il GSI ha contribuito con 1.000 euro, chiudendo così i conti relativi alla precedente ASD e rendendosi così partecipe della ricostruzione di una area davvero sfortunata dell’ Emilia.
Per chi non lo sapesse, Rovereto è infatti una delle località più colpite dal recente terremoto (e per i primi mesi la più abbandonata a se stessa), con il 60% delle case inagibili ed il 40% demolite.
GRAZIE A TUTTI!
Bracconaggio Ungherese Ferrara
Da due settimane sono in aumento gli avvistamenti in prevalenza di furgoni Volkswagen con targa Ungherese all’ interno del comprensorio territoriale di Ferrara, in prossimità della famosa Valle del Mezzano fino ai confini con le Valli di Comacchio.
Questi avvistamenti confermano ulteriormente l’ attività totalmente illegale da parte di bande di bracconieri dell’ Est Europa intenzionati ad impoverire i corsi d’ acqua presenti lungo le campagne e Bonifiche di Ferrara, utilizzando in prevalenza la pesca a strappo o con l’ ausilio di reti abusive all’ interno dei corsi d acqua.
LE VITTIME:
In maggioranza, Siluri e Carpe di grossa taglia.
Il Gruppo Siluro Italia, sollecita tutti i pescatori che frequentano le zone sopra citate a segnalare direttamente agli organi preposti alla vigilanza ittica quali, Polizia Provinciale o Corpo Forestale Dello Stato, qual’ ora vi accorgeste di situazioni sospette o a rischio PREDONI.
POLIZIA PROVINCIALE FERRARA
Corso Isonzo, 26 – 44121 Ferrara
Tel. 0532/299977
Orari Mattino Pomeriggio
Lunedì dalle 9.00 alle 13.00 chiuso
Martedì dalle 9.00 alle 13.00 dalle 14.00 alle 15.00
Mercoledì dalle 9.00 alle 13.00 chiuso
Giovedì dalle 9.00 alle 13.00 dalle 14.00 alle 15.00
Venerdì dalle 9.00 alle 13.00 chiuso
Sabato e Domenica chiuso chiuso
CORPO FORESTALE DELLO STATO
Emilia Romagna – Ferrara
V.Q.A.F. Ernesto DE ROSA
Viala Cavour, 71
Tel. 0532/248248
VUOI IMPEDIRGLI DI CONTINUARE?
TELEFONA, SEGNALA…DATTI DA FARE!!
COMUNICATO NUOVO GSI
E’ sempre stato palese che pochi hanno deciso per tutti nel panorama amministrativo e gestionale della pesca italiana, condizionando leggi e gestione sulla base di propri egoistici interessi: economici, di vantaggio, opportunistici, politici.
Ovunque c’è il vantaggio di uno, si calpestano i diritti di tanti.
E’ evidente che problemi come: pesca di professione in acque interne, bracconaggio, lottizzazione delle sponde, e stermini di pesce fatti in nome del ripristino o dell’appropriazione indebita non hanno mai fatto parte delle modifiche di legge, concentrandosi solo sui benefici e i vantaggi che pochi proponenti storici chiedevano.
Ecco che oggi il GSI abbandona la veste di “associazione di pesca” ASD e diventa “Movimento di progetto per lo sviluppo della pesca sportiva al Siluro e tutela delle componenti acquatiche”, con il solo scopo di dare voce a quel sentimento di cambiamento che vuole scalzare il vecchio regime del profitto opportunistico e orientato.
In questa nuova forma non è presente una figura presidenziale, che legalmente rischierebbe solo essa, ma un gruppo di individui dove ognuno è responsabile di ogni sua azione e di ogni azione della persona che fa parte di esso.
Il GSI realizzerà e presenterà PROGETTI per la tutela e la pesca del siluro e dell’ambiente.
Tale cambiamento non precluderà nulla, renderà solo più “fluibile” il lavoro e la gestione del GSI stesso.
Non verranno chiuse le sedi, e non verranno eliminate forme di ritrovo aggregative, ma dal 2013 non esisterà più il tesseramento, perché non è più un’associazione di pesca.
Chiunque abbia voglia di dedicare parte del suo tempo e delle sue energie per aiutare il GSI a crescere sia nell’aspetto progettuale che in quello divulgativo sarà sempre il benvenuto.
Il Direttivo GSI