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VITALIANO DAOLIO – I MALI DEL GRANDE FIUME

Buonasera a tutti,
mi chiamo Vitaliano Daolio e sono, penso, l’ultimo pescatore professionista della Provincia di Cremona.

[…]mi hanno invitato su questo palco a parlare di un “grande amico”, un AMICO di tutti noi che da tempo immemorabile scorre a poche centinaia di metri da questa piazza, il Fiume Po. Devo dirvi, che per me , abituato ai grandi silenzi del fiume , trovarmi in questa piazza è molto imbarazzante, poco naturale, preferirei affrontare una tempesta sulla mia barca. Però ho accettato, perché condivido con questi giovani una cosa, lavorare con loro in un gruppo per approfondire le problematiche che coinvolgono il Po cercando – per quello che si può fare oggi – di salvaguardare il fiume ed il nostro territorio .

La cosa che riteniamo primaria sicuramente è l’inquinamento, una parola che si nota poco sui nostri giornali, quasi un tabù, una cosa sconosciuta per millenni anche dal nostro fiume, ma che il benessere ci ha regalato come una maledizione.

Certo i più attenti avranno saputo attraverso ricerche di Legambiente che nei pesci del nostro fiume sono stati trovate rilevanti quantità di pesticidi.

Anche il C.N.R. uno dei massimi enti scientifici d’Italia ha affermato che i pesci del Po , causa l’inquinamento diventano transgenici, quindi pesci sterili.

Un altro studio nel 2010 ha confermato che nel fiume attraverso gli scarichi finiscono considerevoli quantità di cocaina e medicinali..

Molta falda acquifera nel Casalasco è inquinata da arsenico, che si trova anche in maniera naturale, ma è anche l’inquinante delle centrali a carbone, delle fonderie e dei pesticidi. Ricordiamoci che questa acqua noi la usiamo per irrigare la nostra fertile pianura.

Il Casalasco dove io vivo, ha anche un altro triste primato quello dei tumori allo stomaco, un dato in controtendenza rispetto al resto della nazione. Quindi e lecito nutrire non poche preoccupazioni sullo stato di salute del nostro fiume.

Ma nel fiume non esiste solo la mancanza di controlli sanitari continui. Nel nostro fiume manca lo Stato. Da Cremona a Mantova non esiste una imbarcazione attrezzata dei Carabinieri, della Polizia.

Quello che c’era è stato smantellato ed ora il fiume è in balia della microcriminalità.

Il risultato? centinaia di furti di motori , (l’ultimo di 20 la settimana scorsa a Borgoforte MN)
E come conseguenza abbiamo il settore diportistico e nautico in ginocchio.

Per meglio comprendere la situazione, vi faccio un esempio eclatante che mi è capitato. In aprile dello scorso anno ero sul fiume con due poliziotti Austriaci, navigando ci siamo imbattuti nel cadavere di un suicida. Dopo aver dato l’allarme, i Carabinieri di una stazione Parmense sono arrivati con una barca di legno prestata da un pescatore. Una situazione da terzo mondo. (in Austria ogni 30 km esiste una stazione fluviale abilitata ed attrezzata )

Esiste anche una cattiva gestione del denaro pubblico sul nostro fiume, ora voglio elencarVI le cose più eclatanti:

– A Boretto è stata costruita la banchina fluviale più grande d’italia, il suo costo con le infrastrutture è di 13 MLN di €, mai utilizzata

– Nella sponda opposta, la banchina fluviale di Viadana è costata 4 MLN di € e viene utilizzata saltuariamente per scaricare metanolo

– Non contenti a Cremona stanno realizzando la nuova Conca di Isola Serafini con un costo stimato di circa 40 MLN di €

E’ stata progettata – ci hanno detto – per portare le grandi navi fino a Piacenza. Il problema è che il fiume da Mantova a Cremona è navigabile solo pochi mesi all’anno ed in una condizione del genere nessun imprenditore investe nella navigazione fluviale. Ma nel caso dovessimo trovare un pazzo disponibile, la sua nave navigherebbe solo per pochi chilometri oltre la nuova conca e non raggiungerebbe mai Piacenza perché il fiume in quella zona non è navigabile.

– Sono stati costruiti alcuni anni fa decine di attracchi fluviali Comunali: ebbene…
Nessuno di loro è dotato di colonnine elettriche per rifornimento di energia
Nessuno ha rifornimento di acqua potabile.
Nessuno ha il rifornimento di carburante.
Quindi non servono a niente, per implementare il turismo fluviale.
Questi attracchi in sponda destra e sinistra sono costati qualche milione di euro, ma l’obbiettivo di portare turismo è stato ancora una volta mancato.

VI ASSICURO CHE SE SI VOLESSE FARE QUALCOSA DI VERAMENTE UTILE PER RESTITUIRE VITA AL NOSTRO FIUME LE PROPOSTE SONO GIA’ STATE STUDIATE DA PERSONE COMPETENTI:

– Nascita della Polizia Fluviale Interregionale per il controllo del Fiume Po
(i mezzi si possono trovare utilizzando le barche sequestrate alla malavita o agli scafisti)

– Il fiume Po non più visto come arteria di divisione Regionale, ma come soggetto condiviso da tutti, con un’unica legislazione. Le competenze ad un unico Ente e non più ai circa dieci esistenti.

– Istituire un Numero verde per segnalare i casi di inquinamento ambientale, furti, bracconaggio ecc. Un numero contattabile 24 ore su 24 , collegato ad un gruppo operativo attrezzato.

E’ assolutamente necessario:

– Allestire un Centro di monitoraggio dell’inquinamento sul fiume Po. Esiste già una bozza di progetto presentata in Provincia diversi anni fa e forse smarrita in qualche cassetto. Bisogna riesumare il progetto, in sinergia con università ed enti preposti, per controllare in maniera continuativa cosa viene sversato illegalmente nel fiume. Questi centri di monitoraggio sono presenti in quasi tutti i paesi industrializzati del mondo, meno che in Italia. Il tutto finalizzato all’obbiettivo “ balneabilità del Po “, come da direttiva UE, da fare entro il 2020.

E’ necessario:

– Valorizzare maggiormente le piste ciclabili già esistenti, appoggiando il progetto del politecnico di Milano per la costruzione della più lunga pista ciclabile d’Italia. Progetto “VENTO” da Torino a Venezia seguendo il corso del Fiume. Il 15% della ciclabile è già esistente ed il costo totale dell’opera e stimato in 80 milioni di € (118 € al metro). Una cifra insignificante rispetto ai 30 mila milioni stanziati in Italia per strade ed autostrade.

Una ciclabile del genere (fra le più importanti d’Europa) secondo gli studi del Politecnico potrebbe avere una ricaduta economica grandissima. Progetti simili in Europa hanno portato alle economie locali 70/90 milioni di euro di indotto turistico.

E’ necessario:

– Progettare assieme agli enti preposti “il parco naturale del Po” Esistono già esperienze simili sul fiume Oglio e nel Lago di Mantova. Il fiume Po ha la caratteristica di rigenerarsi molto velocemente. Una sua tutela porterebbe in pochi anni a risultati significativi. Anche questo sarebbe un ulteriore arricchimento turistico del territorio che ha già dalla sua tantissime attività ricettive, gastronomiche e fluviali.

BISOGNA:

Regolarizzare il turismo fluviale legato al mondo pesca sportiva. I pescaturismi presenti da oltre un decennio sul Po, sono gestiti principalmente da persone del nord europa, Sconosciute al fisco Italiano, hanno un fatturato stimato di circa 2 milioni di €, Non arricchiscono in nessun modo il territorio ed implementano l’illegalità.

BISOGNA:
Studiare la fattibilità e possibilità di una piccola bacinizzazione del Po costruendo 4/5 sbarramenti da CR a MN (esiste già un progetto Francese). Per risolvere l’approvigionamento idrico dell’agricoltura in estate (1 miliardo di € i danni all’agricoltura nel 2012 “dati Coldiretti”)

Alzando il livello del fiume avremo INFATTI:

. Una regolare navigazione commerciale sull’autostrada naturale più grande d’Italia, il Po

. Toglieremo migliaia di camion dalle nostre strade e autostrade.

. Produrremo energia rinnovabile sfruttando l’acqua

. Avremo l’aumento della falda freatica e il ripristino delle zone umide.

Insomma, quello che voglio dirVI è che lo studio e la fattibilità di tutte queste idee , devono dare una svolta generazionale.

Il fiume non deve essere più vissuto come un problema , ma può e deve essere una opportunità ed una risorsa,
una risorsa per tutti noi in ambito culturale, sportivo, turistico e lavorativo. Una risorsa che ci permetterà di dare un futuro al nostro paese, nel pieno rispetto della vita e dell’ambiente in cui viviamo.

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