I barbigli superiori sono anche un mezzo di comunicazione all’interno di un gruppo di siluri, per stabilire il rapporto di predominio, secondo l’atteggiamento preso dai pesci e il messaggio chimico che secernono: quando sono puntati dritti in avanti, che è la posizione di piena attività olfattiva, significa che il pesce prende un atteggiamento intimidatorio verso il gruppo; viceversa, se i barbigli sono sopra i lati ribassati e paralleli al corpo, il siluro mantiene un atteggiamento d’attesa o di sottomissione, postura che prende di solito dopo una manipolazione (messa in secco del pesce, pesatura, fotografia, ecc.).
Complemento dei barbigli superiori, sono le due paia di baffi inferiori, che hanno un ruolo olfattivo a corta distanza, il loro campo d’azione ridotto permette di individuare precisamente una preda, una volta avvenuto l’avvicinamento. Tutte le vibrazioni, onde, turbolenze o rumori sono immediatamente trasmessi al pesce grazie alla sensibilità della linea laterale che scorre parallela al siluro dal capo alla coda, essa è costituita da piccole sacche sensoriali, che danno all’animale la capacità di percepire le debolissime variazioni di pressione dovute al movimento dell’acqua.
La percezione degli odori, sapori e dei suoni è senza dubbio l’arma vincente del siluro, che ne fa un predatore notturno eccezionale, i messaggi chimici captati dal bulbo olfattivo, posto al di sopra delle narici, o dalla linea laterale sono direttamente trasmessi al cervello.
La linea laterale è formata di piccolissimi micro-pori, che mettono in contatto l’ambiente esterno, con particolari cellule sensoriali cigliate dette neuromasti, queste importanti cellule sono sensibili a stimoli di tipo meccanico e alle vibrazioni.
La capacità gustativa e olfattiva è 100.000 volte superiore a quella dell’uomo, essa, infatti, occupa circa metà della massa cerebrale del siluro, donandogli così una grande capacità di percepire anche odori a lunga distanza.
Sotto alla mascella inferiore è possibile osservare invece la presenza di numerosi pori gustativi che sono responsabili di parte della sensibilità chimica del pesce; bottoni gustativi, più piccoli, sono diffusi inoltre su tutto il corpo, essi hanno la funzione di permettere al pesce di avvertire la presenza di prede o d’altri stimoli di natura chimica.
Sembra che il siluro abbia ereditato da un lontano antenato, che risale al periodo Siluriano, 420 milioni d’anni fa, particolari strutture con la funzione d’elettrorecettori, chiamate Ampolle del Lorenzini, dal nome del medico toscano che le descrisse nel Seicento, riscontrandole per la prima volta sugli squali.
Ognuna di queste Ampolle, diffuse su tutto il corpo, ed in particolare sul capo, sono collegate ad un foro sulla pelle attraverso un lungo canale pieno di sostanza gelatinosa, ed è innervata in modo da trasmettere al cervello la presenza di campi elettrici deboli (fino 0,001 microvolt per centimetro); un campo debolissimo, pari a quello che si otterrebbe distribuendo la corrente di una pila di una lampada tascabile su un filo di rame lungo 1.600 chilometri, oppure a quello prodotto da metalli non uguali immersi in acqua, come nel caso degli scafi o del motore delle barche: ecco forse spiegato la strana “curiosità” manifestata dal siluro verso le imbarcazioni che navigano sulla loro testa.
Grazie a queste strutture i siluri hanno la capacità di riconoscere la presenza di un campo elettrico o le sue deformazioni, e sono così in grado di individuare una preda avvertendo l’elettricità da essa prodotta: è noto, infatti, che per muoversi, qualsiasi essere vivente, invia messaggi elettrici ai muscoli, e questo debole passaggio di corrente è sufficiente al siluro a far identificare la massa del corpo che la produce e la sua posizione.
La pelle del siluro, dato che sono presenti numerosi organi sensoriali, è quindi un organo particolarmente delicato, elemento da tenere in considerazione durante le fasi di recupero, pesatura e fotografia, per evitare di rilasciare poi esemplari rovinati o mutilati dei loro essenziali sensi.
Il senso meno sviluppato è la vista, come testimoniano anche gli occhi molto piccoli, essa è utile solamente per individuare oggetti ad un palmo dal naso, al contrario, il sistema uditivo è sofisticatissimo, la trasmissione sonora (anche infrasuoni e soprattutto suoni a bassa frequenza, inferiori a 16 periodi/sec) captata dal corpo e dalla linea laterale, è amplificata dalla vescica natatoria del siluro, una cassa di risonanza che assicura un perfetto cammino del messaggio fino all’orecchio interno, dove sono presenti gli ossicini di Weber (Serie di piccole ossa, plaustro, scafio, intercalare e tripode, derivate da parti delle prime vertebre, che collegano la parte cefalica della vescica natatoria con il labirinto dell’orecchio interno. L’intera struttura, oltre a presiedere alla regolazione dell’equilibrio e della posizione del pesce, sembra essere in relazione alla ricezione e produzione di suoni), in quanto anche il siluro appartiene alla classe degli Ostariofisi; la mancanza di un sistema esterno di rilevazione dei suoni come l’orecchio di un uomo, è dovuto al fatto che i liquidi trasmettono la vibrazioni sonore molto più dell’aria, permettendo loro di raggiungere direttamente i centri superiori.
Captare e localizzare una preda a venti metri di profondità, con una visibilità scarsa come quella che offre l’acqua del Po, è gia di per se un’impresa eccezionale, ma il siluro fa ancora di più: esso sa identificare un intruso dalla turbolenza che il suo nuotare provoca in acqua; a titolo di comparazione, solamente il sofisticatissimo sonar dei sommergibili da guerra, è capace di riconoscere le altre navi dal rumore provocato dalle loro eliche.
La memoria chimico-tattile e sonora del siluro è eccezionale, alcuni studi eseguiti, hanno evidenziato come certi siluri pescati con una determinata esca, e poi immessi in bacini artificiali, abbiano dimostrato diffidenza, se alimentati con la stessa specie di vivo usato com’esca.
Questo spiega come mai a volte cambiando esca o il modo di presentarla si ottengono risultati migliori; il siluro preserva memoria dell’inganno subito in precedenza, aumentando la sua astuzia e diffidenza verso l’esca e l’innesco.
Tutti questi fattori rendono chiaro, il perché in pochi decenni, il siluro si sia imposto come unico vero predatore delle acque del Po, riportando, a mio modesto parere, quell’equilibrio nella catena alimentare, che era venuto a mancare a causa della scomparsa del luccio, eliminato dall’inquinamento industriale e zootecnico, dalle canalizzazioni, dalla costruzione di sbarramenti e dal prelievo massiccio d’acqua.