Catch and Release
Che cos'è:
In inglese letteralmente significa prendere e rilasciare, ossia traducendolo in modo più vicino a noi, cattura e poi rilascia il pescato.
Questo tipo di pratica, denominata anche NO KILL, è nata negli USA molti anni fa, ed è stata acquisita successivamente dagli inglesi, che ne hanno fatto una vera e propria filosofia di pesca.
Grazie ai vicini anglosassoni, anche in Italia si sta piano piano diffondendo soprattutto tra i praticanti del Carpfishing, e nella pesca a spinning e a mosca.
Il principale scopo di tale comportamento è la salvaguardia della specie ittica insidiata, ed un perfetto impatto tra sport e natura, senza che un hobby personale diventi dannoso per l'ecosistema.
A questa frase molti lettori storceranno il naso, se non di peggio, ribattendo che la scarsità di pesce è dovuta all'inquinamento, alla mancanza di ripopolamento e al bracconaggio, e non ai pesci trattenuti.
Queste sono, anche se più o meno vere, solo scuse per la nostra coscienza.
E' un comportamento un po' alla Ponzio Pilato: " io me ne lavo le mani tanto non colpa mia"!
Se oltre al degrado ci mettiamo anche noi pescatori a prelevare inutilmente il pesce, non potrà altro che andare peggio.
Non ha molto senso portare a casa il pescato se poi finisce in pattumiera, perché troppo grande e non si ha voglia di mangiarlo o addirittura di pulirlo; tanto vale rilasciarlo!
L'esperienza americana ed inglese ha dimostrato (i dati si trovano facilmente un po' ovunque) che tale comportamento aiuta la conservazione e l'incremento del patrimonio ittico.
Se proprio non ci si sente di praticare il NO KILL nel suo pieno significato del termine, si cerchi almeno di limitare il più possibile il numero dei pesci trattenuti.
E' gia un buon inizio, col tempo magari rilascerete tutto il pescato!
Il NO KILL però non deve essere una scusa per violare i regolamenti, tipo pescare in periodo di divieto!
Tutti i discorsi fatti sinora cadono però se non vengono seguiti pochi accorgimenti, infatti rilasciare un pesce ferito perché slamato male, raffiato, o maltrattato durante le operazioni di cattura, recupero o fotografia, è come non rilasciarlo, mandandolo incontro a morte certa.
Vediamo questi accorgimenti.
Come si pratica:
Le poche regole seguenti servono per effettuare un corretto rilascio del pesce e quindi praticare al meglio il NO KILL sono le seguenti :
Recupero del pesce tramite gloving:
Per recuperare i siluri dall'acqua il metodo più comodo e che non comporta nessun danno per il pesce, è quello di afferrarlo, con l'ausilio di robusti guanti, per la mandibola inferiore, ed issarlo a bordo o sulla riva sul materassino di ricezione. Mi raccomando non usate per nessun motivo il raffio, che danneggia in maniera inesorabile il pescato!
Tenere fuori dall'acqua il pesce il meno possibile:
Ha gia subito parecchi shock dovuti all'allamatura e alla seguente lotta durante il recupero, evitiamo di procurargli altri traumi estraendolo inutilmente dal suo ambiente naturale.
Se possibile cerchiamo di slamarlo direttamente in acqua, e di procedere alla foto di rito sempre immersi nel suo ambiente; una misurazione della lunghezza è più che sufficiente per catalogare la cattura, la pesatura non si rende quindi necessaria, ed evita ulteriori danni al pesce.
Evitare di sollevare il pesce da terra con le mani:
Involontariamente si possono creare microlesioni sulla pelle o privare il pesce della mucosa protettiva che lo ricopre. Inoltre a seguito di un suo brusco movimento, istintivamente si aumenta la stretta delle braccia con la possibilità di creargli delle lesioni agli organi interni.
Per trasferirlo dall'acqua alla barca o sulla riva, sarebbe meglio utilizzare un materassino di ricezione ben imbottito, cercando di tenere il pesce su un fianco, questo perché una volta fuori dall'acqua la forza di gravità può schiacciare gli organi interni.
Per pesarlo è preferibile usare imbracature tipo barella, piuttosto che impiccarlo verticalmente, mandandolo di sicuro a morte certa, per schiacciamento dei visceri.
Utilizzare una pinza slamatrice:
Con tale strumento si effettua una presa migliore sull'amo, piuttosto che con le dita, agevolando quindi l'operazione di slamatura.
In genere con un colpo secco movendo il polso con moto contrario alla curvatura dell'amo si riesce ad estrarlo, mentre se la punta dell'amo ha trapassato la bocca, un buon accorgimento è quello di piegare, sempre con le pinze, l'ardiglione in modo da estrarre con molta più facilità: il costo di una amo vale molto meno della vita del nostro avversario.
Disinfezione e cicatrizzazione
Una cosa molto utile da fare, è quella di disinfettare le eventuali ferite provocate durante la fase del duello, o eventuali infezioni micotiche dell'esemplare catturato, e ricordandoci anche di cicatrizzare il foro provocato dalla puntura dell'amo. Tutto questo si può fare usando specifici ed efficaci prodotti che si possono trovare nei migliori negozi di pesca.
Usare particolari accorgimenti durante il trasporto:
Se si necessita il trasporto del pesce dalla zona di cattura, a quella di pesature e fotografia, bisogna cercare di proteggere il più possibile i suoi occhi, privi di palpebre protettive, e la sua pelle, dalla luce solare.
Comprendo gli occhi con un panno inumidito e tenendo il pesce bagnato durante il trasporto, si evitano danni irreparabile alle strutture essenziali del nostro amico baffone.
Ricordiamoci comunque che in estate un siluro non può sopravvivere più di un quarto d'ora fuori dall'acqua, mentre questo tempo si allunga fino alla mezz'ora in inverno.
Come si trattiene il pesce:
Avendo catturato il pesce in notturna, è ovvio che per effettuare la foto ricordo, dovremo aspettare il sorgere del sole, perciò dovremmo trattenere il pesce in vita ed in buona salute fino al momento del rilascio.
Per fare questo esiste un sistema, dove con l'ausilio di una robusta corda si lega il pesce, creando un cappio tra
l'apertura branchiale e la grande bocca.
Quando inseriamo la corda all'interno dell'opercolo branchiale, bisogna fare attenzione a non toccare con le mani le branchie, altrimenti potremmo trasferire al pesce batteri indesiderati, nonché scottare questa zona molto delicata.
Una volata eseguito il cappio assicuriamoci che non sia ne troppo stretto, in tal caso il pesce potrebbe fare fatica a respirare, ne troppo largo, in tal caso potrebbe spostarsi all'interno delle branchie, danneggiandole inesorabilmente.
Lasciare almeno tre-quattro metri di corda al siluro, in modo che possa pinneggiare per un bel tratto del sottoriva, in modo che non si senta imprigionato, ed eviteremo sue brusche sfuriate che potrebbero ferirlo sulla legatura.
Il rilascio del siluro:
Quando è finalmente giunta l'ora di rilasciare la nostra cattura, non dobbiamo limitarci ad immetterla in acqua senza assicurarci del suo attuale stato di salute, infatti, molto spesso le vesciche natatorie del pesce sono piene d'aria, entrata con forza al loro interno per la lunga permanenza del siluro al di fuori dell'acqua.
Un siluro esausto e con la pancia piena d'aria, è un siluro morto, in quanto non è più in grado di decomprimere le vesciche natatorie per immergersi e respirare correttamente; per questo dovremo entrare in acqua con esso e massaggiargli la pancia dall'orifizio anale fino alla bocca, fino a quando grosse bolle d'aria non ci indicheranno la fuoriuscita del gas indesiderato.
A quel punto ci renderemo anche conto che il pesce riesce a nuotare da solo, e con robuste codate cerca di liberarsi dalla nostra morsa; è allora giunta l'ora di salutare il nostro simpatico amico e di dargli appuntamento al prossimo entusiasmante e sportivo duello.