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Il motivo?
Sono finiti i
soldi.
Scritto così
viene quasi da pensare che sia una cosa normale, però è giusto e doveroso
ripercorrere questa “trionfale” missione di riportare lo storione nelle
“splendide” acque del grande fiume.
Il progetto è
iniziato 4 anni fa, con uno stanziamento da parte della comunità europea di 1
milione di euro all’anno per un totale quindi di 4 milioni.
I soldi dovevano
servire per comprare degli storioni di taglia 500-
Il discorso non fa
una piega, però provo a farvi una domanda: un buon agricoltore sa che prima di seminare bisogna preparare il
terreno, renderlo fertile ed accogliente per la nascita e la crescita della vita
di ciò che ha seminato, e quindi secondo voi il Po si può considerare un
“buon terreno” dove far crescere rigogliose piante delicate?
Le acque del Po sono inquinate e lo sappiamo
tutti, ma visto che le disgrazie non vengono mai da sole, a Piacenza negli anni
’60 è stata costruita la diga della centrale idroelettrica di Isola Serafini
che a tutt’oggi non ha una scala di monta per i pesci, nonostante i soldi
stanziati per la sua realizzazione.
”Per le sue caratteristiche (altezza di
circa
Viene ritenuto particolarmente rilevante l'effetto della
centrale sulle specie ittiche migratrici quali lo storione presente con tre
specie nel bacino del Po (storione comune, storione cobice, storione ladano).
Tali pesci, migratori anadromi,
risalgono dal mare per raggiungere i luoghi di riproduzione posti nel tratto
medio superiore del Po e nei tratti inferiori dei maggiori affluenti..
Un'altra specie migratrice, per la quale vengono
segnalati effetti negativi, è l'anguilla che negli stadi giovanili risale il
fiume Po fino a colonizzare anche i tratti superiori di quasi tutti gli
affluenti e i grandi laghi alpini.
Infine si sottolinea come l'isolamento riproduttivo
creato dalla centrale fra le popolazioni poste a monte da quelle a valle porterà,
inevitabilmente, a lungo termine a pesanti conseguenze di tipo genetico.
Che fine hanno fatto tutti questi storioni?
1) Lo storione è un pesce anadromo (migra tra il mare ed il fiume) e lo si
ripopola in un fiume sbarrato dalla centrale di isola Serafini (senza scala di
monta) per cui nel tentativo di flusso verso monte MUORE, idem per quelli
rilasciati a monte (foto 3 );
2) gli stessi tecnici ARPA sostengono che temperatura e caratteristiche
dell'acqua non sono idonee al sua acclimazione, quindi MUORE;
3) La taglia media dei pesci rilasciati è troppo piccola e i predatori come il
cormorano, l'aspio,il lucioperca e il siluro ringraziano….di conseguenza:
MUORE;
4) le marcature per il monitoraggio su pesci così piccoli (targhette e chip)
sono degli invalidanti fisici, per cui.... MUORE; (foto 4)
5) e se nel caso se ne fosse salvato ancora qualcuno, quando arriveranno i
bracconieri dell’est (i quali possono pescare legalmente con le reti perché
sono autorizzati da alcune province nell’intento di contenimento del pesce
siluro), non esistendo a tutt’ora “reti intelligenti” che fanno
distinzione…esso MUORE.
In Francia fu lanciato un progetto simile che riguardava il recupero delle
popolazioni di salmone atlantico anch’esse stangate dalla presenza di due
vecchie centrali idroelettriche
di Ramier e di Bazacle, entrambe
poste nel centro della città di Tolosa e le cui caratteristiche non sono molto
diverse da quelle di Isola Serafini. Avviato il progetto sugli sbarramenti di
dette centrali sono stati allestiti passaggi, cosiddetti a bacini successivi
(quello di Bazacle, e addirittura per finalità didattiche e di ricerca è stato
dotato di finestre in vetro, che consentono l'osservazione dei pesci in
migrazione), in aggiunta a quelli preesistenti, poco efficaci.
I francesi prima di
seminare hanno preparato per bene il campo, e noi?
Vi lascio con alcune foto
scattate durante il rilascio di storioni sopra nel tratto di Po piacentino e
altre foto fatte poche ore dopo a valle di quel punto…
(foto 5-6-7)
che sia solo una questione
del non avere il “pollice verde”?
Michele Valeriani
Presidente Gruppo Siluro Italia