I Giganti di "Isola Serafini"
Testo e foto di Yuri Grisendi
Un’umida e spessa coltre di nebbia, avvolgeva come in un tenero abbraccio tutto il letto del fiume, un pallido sole faceva capolino dalla sommità di questo muro di goccioline d’acqua, ed il rumore del nostro "Super america", sembrava rappresentare l’unico segno di vita di quella mattinata marzolina.
Il tragitto alla ricerca di uno spot sembrava interminabile, i cartelli di sponda che dovevano indicarci il giusto percorso ci apparivano come fantasmi, indefiniti e labili come pensieri, ed ad ogni cambio di direzione solo la memoria ci guidava lontano dalle secche e dalle pericolose massicciate.
Poi d’incanto eccola apparire in tutta la sua imponenza, la nebbia stessa come intimidita si apriva, lasciando che il sole ed il cielo azzurro facessero da padroni allo sfondo di quest’immensa opera antropica: la diga di "Isola Serafini".
La centrale idroelettrica d’Isola Serafini, fu costruita sul fiume Po in provincia di Piacenza nell'omonima località agli inizi degli anni ‘60 dalla Società Idroelettrica Medio Adige (S.I.M.A.) e fu successivamente acquisita dall'ENEL che attualmente la gestisce; essa produce energia sfruttando il salto creato con un doppio sbarramento che intercetta i due rami in cui il fiume Po si divide a valle dell’abitato di S. Nazzaro.
Costruzione forse tanto utile all’uomo, ma allo stesso tempo tanto dannosa per l’equilibrio ittico del Grande Fiume, l’assenza di scale di risalita, imposte per legge a tutti questi sbarramenti artificiali, fin dal lontano Regio Decreto del 1931, ma mai costruite, ha contribuito insieme agli scarichi abusivi agricoli ed industriali, alla scomparsa d’importanti specie ittiche, plasmando in pochi decenni l’attuale situazione dell’ittio-fauna del Po.
Regio Decreto n° 1604/31 Approvazione del testo unico delle leggi sulla pesca art. 10 "Nelle concessioni di derivazione d’acqua debbono prescriversi le opere necessarie nell’interesse dell’industria della pesca (scale di monta, piani inclinati, graticci all’imbocco dei canali di presa, ecc.), in base agli elementi tecnici che saranno richiesti al Ministero dell’agricoltura e delle foreste. Con le stesse modalità possono anche essere ordinate modificazioni d’opere preesistenti, e qualora la costruzione d’opere speciali per la pesca non sia possibile, potranno prescriversi al concessionario, immissioni annuali d’avannotti a sue spese." |
Il fiume era basso ed una vasta isola di sabbia s’intramezzava tra noi e la diga, rendendo l’andare ancora avanti troppo pericoloso per il piede del nostro motore, perciò non ci fu difficile capire che era inutile andare oltre, e che il posto di pesca andava cercato in quella zona.
Quando Andrea e Alessandro m’invitarono a questa pescata, approfittando della loro barca, ormeggiata al porto di Cremona, ne fui molto entusiasta perché la zona era per me poco conosciuta, e non vedevo l’ora di fare anche questa nuova esperienza.
Dopo un minuzioso controllo dei fondali antistanti l’isola di sabbia, decidemmo di piazzare il campo di fronte ad una zona in cui la profondità media non superava i tre metri, il fondo ideale per trovare di notte siluri in caccia di prede.
Alla notte ancora la temperatura era molto bassa, ma entrambi eravamo impazienti di testare la tecnica della boa anche in queste condizioni non perfettamente ottimali.
Effetti della centrale sulla fauna ittica del Po Le più recenti ricerche svolte anche in occasione dell’elaborazione delle carte ittiche regionali, concordano nell'indicare lo sbarramento d’Isola Serafini come una delle cause delle profonde modificazioni negative, registrate negli ultimi decenni nei popolamenti ittici del tratto medio alto del fiume Po, e dei suoi principali affluenti. Da questi studi, appare rilevante l'effetto della centrale sulle specie ittiche migratrici quali lo storione comune, lo storione cobice e lo storione ladano. Questi pesci, migratori anadromi, risalgono dal mare per raggiungere i luoghi di riproduzione posti nel tratto medio e superiore del Po. Per le grandi dimensioni raggiungibili e per l'elevato valore delle loro carni, ma in particolare delle uova, la pesca degli storioni costituiva un tempo un fattore di grande rilevanza economica per le popolazioni rivierasche che sfruttavano 1' abbondanza di questi pesci con specifiche forme di pesca. Oggi gli storioni risultano praticamente assenti a monte della centrale d’Isola Serafini, dove pure assente risulta la Cheppia (Alosa fallax nilotica), altro migratore anadromo, che dal mare risale il fiume Po per raggiungere i luoghi di riproduzione posti nei tratti inferiori degli affluenti. Un'altra specie migratrice, per la quale vengono segnalati effetti negativi, è l'anguilla che negli stadi giovanili risale il fiume Po fino a colonizzare anche i tratti superiori di quasi tutti gli affluenti e i grandi laghi alpini. Meno immediato, ma certamente non meno importante, viene ritenuto l'effetto della centrale sulle altre specie ittiche presenti nel tratto mediano del fiume Po, infatti, pur non compiendo vere migrazioni, tali specie nel corso dell'anno svolgono spostamenti di diversa portata, per motivi riproduttivi o trofici. Infine nella ricerca effettua si sottolinea come l'isolamento riproduttivo, creato dalla centrale fra le popolazioni poste a monte da quelle a valle, porterà inevitabilmente a lungo termine a pesanti conseguenze di tipo genetico. Anche se oggi l'interesse economico della pesca professionale nel fiume Po è fortemente diminuito, non è detto che non possa rinascere con un futuro incremento delle popolazioni ittiche. |
Una volta sistemato la tenda ed i comodi lettini in riva all’acqua, risalimmo in barca, e nell’attesa dell’arrivo dell’oscurità, ci dedicammo a qualche piacevole deriva a ritmo di clonk, tanto per non dimenticare come si usa.
L’attività dei siluri era notevole, ad ogni passaggio il suono del pezzo di legno, ne staccava dal fondo almeno 4 o 5 ma gli attacchi alle vivaci anguille, erano come al solito timidi e poco convinti, infatti, in due ore di deriva furono più i pesci slamati e "lisciati", che i pesci catturati.
Anche se la media delle catture non superava i 15 chilogrammi, fu in ogni modo una giornata divertente, ed ad ogni "baffo" che vedevamo apparire sul monitor dell’ecoscandaglio, la pelle d’oca si manifestava come se fosse sempre la prima volta, e quando uno di noi sbagliava la ferrata o slamava il pesce, non vi dico le amichevoli parolacce che si prendeva: e poi tutti giù a ridere come deficienti.
Allora cosa fare? Da quanto detto è evidente come sia indispensabile procedere alla soluzione del problema, pur con le inevitabili difficoltà tecniche legate al fatto di dover inserire strutture nuove, su un impianto che non le prevedeva. La soluzione si ritiene lo stesso possibile come dimostrano le numerose opere analoghe realizzate in Francia, nell'ambito del progetto di recupero del salmone atlantico, che hanno consentito di eliminare tutti gli ostacoli alla risalita lungo i corsi d'acqua interessati un tempo dalle migrazioni riproduttive di tale pesce. A titolo d’esempio, possono essere citati gli interventi realizzati dall'EDF (Electricitè de France) sulla Garonna sulle due vecchie centrali idroelettriche di Ramier e di Bazacle, entrambe poste nel centro della città di Tolosa, e le cui caratteristiche non si discostano molto da quelle d’Isola Serafini. Sugli sbarramenti di dette centrali sono stati allestiti passaggi, cosiddetti a bacini successivi (quello di Bazacle, per finalità didattiche e di ricerca, è stato addirittura dotato di finestre in vetro, che consentono l'osservazione dei pesci in migrazione, e il loro conteggio a fini statistici. |
Clonka di qua clonka di là venne il momento di piazzare le boe, prima che il crepuscolo prendesse il sopravvento sulla luce del sole e ci ostacolasse nelle delicate operazioni del loro fissaggio nei posti prescelti; dopodiché un meritato pasto ci scaldò le viscere, infreddolite dal calar di quella notte d’inizio primavera.
"Impagliati" nei nostri sacchi a pelo come mummie nel loro sarcofago, ci addormentammo quasi subito, tra un brivido e un battito di denti, finché il nostro stesso fiato scaldò l’interno della tenda, rendendo il nostro sonno più confortevole.
Dormire in tre in una tenda da due posti, non è assolutamente consigliabile, soprattutto quando si cerca di uscire dal sacco a pelo contemporaneamente, ed a trovare nel buio e nella confusione generale la zip che apre la tenda stessa, il tutto con il sottofondo di una campanella che suona all’impazzata sotto l’attacco di un siluro.
Poi finalmente qualcuno riesce ad uscire all’esterno e ad arrivare a tempo sull’emozionante ferrata, che in questo caso mette a segno la prima grossa cattura dell’anno, che ci vide impegnati tutti e tre in un estenuante tiro alla fune dalla barca, scarrozzati qua e la dalla furia del baffone allamato.
Cavolo quanto è fredda l’acqua in questo periodo, ancora miscelata con l’acqua di neve che lentamente si scioglie sulle montagne, ma per il rispetto del benessere dei nostri amici pesci: questo ed altro!