Meno acqua c’è più grosso è!

Testo e foto di Yuri Grisendi

Ci sono particolari periodi dell’anno, che insistere ad insidiare i siluri in profondità è solo una perdita di tempo, perché mentre noi stiamo facendo nuotare le nostre esche in 6-15 metri d’acqua, i nostri amici baffoni, stanno placidamente nell’attesa di una preda in fondali alla gran lunga più bassi.

215 cm x 85 kg

E’ questo un comportamento comune che si riscontra negli esemplari adulti di Silurus glanis, ossia la particolare attenzione rivolta alle anse del fiume dove l’acqua a volte non supera il mezzo metro.

Al momento può sembrare strano, ma se ragioniamo un attimo quest’atteggiamento, diventa molto chiaro ed ovvio, infatti, più i siluri diventano grossi, è più parallelamente la loro velocità in fase di caccia diminuisce, poiché la massa da spostare per un attacco fulmineo è veramente enorme, per questo alla velocità i grossi siluri hanno sostituito l’astuzia, e preferiscono intrappolare il pesce in zone d’acqua dove la possibilità di fuga è limitata, lasciando ai giovani meno esperti, le più veloci sfuriate all’inseguimento di prede.

Ormai non mi stupisco più di tanto, quando piazzo una boa in un basso fondale, so quasi con certezza, che se vedrò una partenza, essa sarà di un siluro veramente grosso; lo ha scoperto anche il mio amico Emanuele, la prima volta che mi ha accompagnato in una sessione notturna, dove alle prime si era lamentato perché gli avevo piazzato una delle sue due boe in settanta centimetri di fondo, con l’esca a trenta centimetri dalla superficie.

 

Picchetti Portacanna

Particolare attenzione dovrete accordare alla scelta del picchetto che sorregge la canna, poiché dovrà permetterle di rimanere correttamente in posizione verticale, anche sotto la vigorosa tensione che imporremo alla lenza che diparte in direzione della boa o dell’appiglio, e soprattutto quando tutta l’attrezzatura sarà scossa da violenti strattoni di un grosso siluro.

Manuele infila il picchetto nel terrenoAnche qui come abbiamo visto per le zavorre, potrete facilmente fare un po’ di "fai da te" e costruirvi dei picchetti veramente robusti e con le caratteristiche che abbiamo detto.

Ecco il materiale e l’attrezzatura che vi serve (è ovvio che avrete bisogno dell’appoggio di un’officina meccanica):

1. Un pezzo di ferro o acciaio a forma di "L" lungo 50-70 cm, e largo a sufficienza per trattenere il calcio della canna.

2. Un metro di tondino di ferro o acciaio dal diametro di 1 cm.

3. Dieci cm di un tubo di ferro o acciaio dal diametro sufficiente a far passare il calcio della nostra canna.

4. Una rondella dallo stesso diametro del tubo di ferro.

5. Due piastre di ferro o acciaio dalla forma trapezoidale, dallo spessore di mezzo centimetro.

6. Un seghetto.

7. Una saldatrice a filo.

8. Un tornio.

9. Vernice antiruggine e smalto.

Tagliate il tondino in quattro pezzi tre da 20 cm e in uno da 40 cm; il pezzo più lungo lo passerete al tornio, in modo da plasmare un’affilata punta ad un’estremità, poi saldate su di esso con la saldatrice a filo, le due piastrine di ferro, in maniera non simmetrica l’una rispetto all’altra, queste appendici, una volta infilato il picchetto nel terreno, creeranno una solida opposizione agli spostamenti in avanti, aumentando la stabilità del vostro portacanna; dopo di che lo unirete sempre tramite saldatura al ferro ad "L": questa sarà la parte inferiore.

Ora saliate due dei pezzi da 20 cm sul ferro ad "L", poco sotto la parte superiore, mentre salderete il terzo pezzo da 20 cm alla destra o alla sinistra (dipende se siete destri o mancini) della parte inferiore, tra la fine del ferro ad "L" e la punta del picchetto, queste maniglie vi permetteranno di far penetrare il picchetto nel suolo usando il peso del vostro corpo, appoggiandovi comodamente con le due mani ed un piede come se fosse una vanga.Punta del picchetto

Usando sempre la saldatrice, fissate la rondella sul tubo di ferro, in modo da occluderne una parte (il foro permetterà, in caso di pioggia, all’acqua di scorrere via senza riempire l’appoggio), poi saliate il tubo sul ferro ad "L", ad un’altezza tale, che vi permetterà di posizionare il calcio della canna senza che il mulinello vada ad appoggiarsi sul picchetto.

Se avete utilizzato per la costruzione del portacanna il normale ferro, dovrete proteggerlo dalla corrosione, perciò avete due scelte, o trattate con vernice antiruggine e poi con uno smalto protettivo del colore che più vi piace, oppure per renderli eterni li potete portare in una ditta specializzata, dove li farete zincare completamente.

Se avete la possibilità o l’abilità necessaria, un ottima soluzione per ottenere portacanna veramente eterni e soprattutto leggeri, è quella di utilizzare l’alluminio come materiale per la costruzione.

 

La sua diffidenza durò ben poco, alle prime ombre del crepuscolo la sua canna fu la prima ad essere attaccata, e l’emozionante duello che ne seguì portò a riva uno stupendo esemplare di 214 cm, che rappresentava il suo nuovo record personale: a quel punto mi porse le scuse per non avermi dato fiducia.

Boe in poca acquaQuest’esperienza, e molte altre che ho accumulato da quando ho portato in Italia questo tipo di tecnica, hanno dimostrato come molto spesso la profondità dello spot non deve per forza essere eccessiva, anzi più l’acqua è bassa e a corrente lenta e più è probabile che nelle ore notturne, vi siano prede riunite per la frega, che saltando di qua e di là attirano i predatori del fiume anche da lunga distanza, sicuri di trovare un facile banchetto, senza dar luogo a lunghi e faticosi inseguimenti, molto odiati da questa specie predatrice.Manuele con il 214 cm

L’unico problema che ci si trova davanti nel piazzare le boe in così poca acqua, è che il motore molto spesso tocca sulla sabbia del fondale, e non si riesce a fare correttamente manovra, in più si corre il pericolo di rovinare l’elica contro qualche sasso ben assestato.

Per ovviare a quest’inconveniente è consigliabile utilizzare una barca, innanzi tutto con poco pescaggio, e munita di un fuoribordo provvisto di "trim elettrico", in modo tale da poter regolare a nostro piacere l’altezza in cui far lavorare l’elica, oppure avere a disposizione un motore ausiliario da 4-6 cavalli, o magari elettrico, per eseguire queste delicate manovre in tutta tranquillità.

I picchetti che sorreggono la canna dovranno veramente essere robusti, e non dovranno in nessun modo piegarsi o ribaltarsi quando la canna è scossa da un attacco, infatti, è in questi bassi fondali che le partenze si rivelano fulminee, e di una violenza inaudita, capace di scardinare la maggior parte dei portacanna che si trovano in commercio.

Quando posizionate le boe, perciò ricordate, occhio sempre all’ecoscandaglio e preferite le zone a basso fondale piuttosto che quelle dove l’acqua supera i sei metri, e regolate in proporzione il finale, facendolo sempre circa un terzo della profondità in cui dovrà lavorare.

In bocca al siluro e arrivederci al 2003!


A siluri sul TanaroScandarello