Il siluro: mostro d'acqua dolce
Già nell’Antichità, la ferocia e la voracità del siluro ha inspirato timore, nelle popolazioni rivierasche dei fiumi e dei laghi dell’Est Europa. Gli antichi greci conoscevano già il siluro, come testimonia la "Storia degli Animali" scritta da Aristotele (360 AC). Il filosofo segnala, che gli abitanti vicino ai laghi sono convinti, che l’animale è un pesce portatore di malaugurio. Era convinzione popolare che era il fulmine a coniarlo e quando il siluro, nelle giornate caldissime, nuotava in superficie, la sua cattura annunciava sempre l’arrivo di una tempesta. Quattro secoli più tardi, il naturalista romano Plinio il Vecchio, scrive nella sua "Storia della Natura", in riguardo alla sua voracità e alla sua taglia considerevole: " Il siluro in fase di caccia, attacca tutti gli esseri viventi, trascinando addirittura i cavalli che stanno nuotando per attraversare il fiume. E’ in particolare nel fiume della Germania, il Danubio, che i cavalli vengono fatti attraversare, praticamente trascinandoli fuori dell’acqua con carri di buoi. Presentato come mostro delle acque dolci, il siluro divora, secondo le leggende (e anche secondo alcuni naturalisti) bambini e giovani ragazze. Ma tra tanti detrattori, ecco una voce levarsi in sua difesa: Decimo Magno Ausonio, vissuto tra il 310 ed il 393 d. C., compose addirittura un canto in suo onore, paragonandolo per taglia al delfino ed alla balena per mitezza dell’indole e per l’incedere maestoso, chiamandolo Balena della Mosella “dal dorso che sembra spalmato di olio attico”. Ma più tardi il naturalista svizzero Konrad Gesner (1516-1565) di nuovo ce lo presenta in toni foschi: … “Questo spaventevole animale può essere chiamato Balena germanica. E’ un enorme pesce con una bocca spaventosa, una grossa testa che pare un otre, nessun dente, ma solo una ruvida mandibola …non ha squame, ma pelle liscia e viscida”. Con una reputazione così negativa il siluro ha poche possibilità di essere acclimatato nelle acque italiane, dove era assente.Gia da qualche tempo la pesca al siluro è divenuta sempre più una pratica comune di molti pescatori italiani, alcuni anni fa era impossibile incontrare un'altra barca intenta ad insidiare questo criticatissimo pesce, percorrendo anche parecchi chilometri di Po, mentre oggi sembra trovare sempre più appassionati e sostenitori.
In Spagna gia dal 1980 erano presenti lungo le rive dell'Ebro e del bacino di Mequinenza moltissimi campi base con guide esperte attrezzate con barche, ecoscandagli, canne, mulinelli ed esche adatte alla pesca del siluro. Mentre in Francia e soprattutto in Italia, invece, questo sviluppo è avvenuto solo nel giro di questi ultimi tre anni, dove lungo il basso e medio corso del Grande Fiume si sono visti nascere almeno dodici campi attrezzati con guide e materiale. Tutto questo perché, appunto negli ultimi anni, i pescatori italiani hanno scoperto le moderne e funzionali tecniche e attrezzature di pesca, facendo divenire il siluro una preda più accessibile aumentando le probabilità di cattura. Chi ha iniziato a praticarla, si è reso subito conto che questo tipo di pesce offre favolosi e indimenticabili combattimenti, alla pari di un'astuzia che nessuno immaginava, a causa delle assurde campagne che lo descrivevano come pesce stupido e di facile resa. Tanto che, tutti questi appassionati hanno imparato e stanno imparando, ad applicare il "catch and release" anche verso questa specie alloctona, (sempre se le parola autoctono abbia un significato attendibile, visto che in Italia più del 50°/o delle specie presenti non potrebbero essere definite tali) rilasciando questi meravigliosi esemplari di pesce andando anche in contro alle normative vigenti di molte regioni, che vedono come unica e stupida alternativa, allo sviluppo del siluro nelle nostre acque, quella di uccidere ogni esemplare catturato, invece di attuare una caccia selettiva rivolta al controllo della loro popolazione. Fino ad oggi nessun biologo o ittiologo ha portato o trovato prove della dannosità di questa specie nei confronti dello sviluppo di altre, le acque d'Italia e di tutta Europa stanno radicalmente cambiando, questo soprattutto grazie all'immissione incontrollata di sostanze inquinanti, ed è normale che alcune specie siano più resistenti di altre a questi repentini mutamenti nelle caratteristiche chimico- biologiche dell'acqua. E' ovvio che i pescatori professionisti del medio e basso Po, diano la colpa della scomparsa di lucci, storioni e anguille a questo pesce straniero, essi erano abituati a gettare le loro reti e trovarle piene di questi commestibili esemplari, mentre adesso le reti sono piene solo di siluretti poco appetibili. Ma questi pescatori non sanno e sicuramente non gli viene neanche detto che, ad esempio, le anguille scarseggiano ormai in tutta Europa anche nelle acque dove i siluri non sono presenti. Altro fattore inspiegabile è che popolazioni come il lucioperca (sandra) e il barbo europeo o comunemente chiamato " spagnolo", da poco immessi nelle nostre acque, si stanno sviluppando in maniera incredibile malgrado la massiccia presenza di siluri che li cacciano, in quanto il siluro quando ha fame non fa distinzioni tra alloctoni o autoctoni, sempre di pesce predabile si tratta.Questa è una prova concreta che il siluro non distrugge tutto quello che incontra, avvalorata dal fatto che nei paesi d'origine convive con altre molteplici specie assolutamente non in pericolo di estinzione. E che dire della stupenda vegetazione acquatica che ricopriva le acque del Po il secolo scorso, dove era bellissimo fare il bagno, non sarà colpa del siluro anche questo, non i sembra che il siluro sia vegetariano e non sembra neanche che esso getti qualsiasi sorta di immondizia industriale in acqua. Come si può proporre come capro espiatorio di tutti i mali delle nostre acque un pesce, quando la maggior parte delle volte che andiamo a pescare l'acqua ha i colori dell'arcobaleno a causa della rifrazione della luce sull'olio e il cherosene, che vi galleggiano. Sarebbe un ipocrisia e i pescatori forse lo sanno o lo stanno capendo, poter affermare che se non ci fossero stati i siluri le nostre acque sarebbero ancora piene delle quaranta specie di pesci presenti il secolo scorso, di cui ne rimangono a malapena una dozzina. Se proprio vogliamo lanciare un allarme verso una specie che ne mette in pericolo altre, perché non parliamo dei cormorani ad esempio. Dagli ultimi dati sembra che la loro popolazione sia arrivata a cinquantamila esemplari su tutto il territorio nazionale, e se pensiamo che possono mangiare nel periodo di riproduzione anche tre chilogrammi di pesce al giorno, capiamo quanto il problema sia sicuramente più serio di quello dei siluri. Il cormorano è stato cancellato dall'Unione Europea, gia da due anni, dalla lista delle specie da proteggere, in Italia ancora nessuno ha preso provvedimenti, come ad esempio ha gia preso la Svizzera, mettendo in atto immediatamente un piano di abbattimento controllato, in modo da mantenere il loro numero a livelli di non dannosità per le acque da loro popolate.