Con la boa sul Tanaro

Cronaca di una pescata con gli amici del Gruppo Siluro Italia

Testo e foto di Yuri Grisendi

Come gia sapete una delle simpatiche iniziative intraprese quest’anno dal Gruppo Siluro Italia, è quella di recarsi in diverse zone del Po, per insegnare ad insidiare i siluri con la tecnica della boa, ed a rispettare il fiume ed i pesci catturati.

Foto di gruppoQuesta volta è stato il turno degli amici Piemontesi, che hanno organizzato alla perfezione una sessione di pesca nel punto d’immissione del Tanaro con il Po, presso il paesino d’Alluvioni Cambiò.

Erano presenti Andrea e il padre PierGiorgio Pomati di Vercelli, Michele Maestrone e Maurizio Ghidoni di Novara, Corrado Gazzetta d’Alessandria e la sua simpatica ragazza Antonietta (una delle prime donne iscritte al GSI), con i quali ci siamo dati appuntamento al casello d’Alessandria EST.

Il posto di pesca è di facile accesso, salvo che violente piogge rendano la piccola stradina sterrata impraticabile, e si arriva con l’auto proprio sullo spot in riva al fiume dalla parte destra.

Il corso del Po dista circa 250 mt, ed in questo punto il Tanaro, a regime normale, è caratterizzato da una forte corrente su un fondo di 6-7 mt verso la sponda sinistra, mente sulla destra e nel punto d’innesto con il Grande Fiume crea raschi e prismate di acqua morta dalla profondità di 1-1,5 mt.

Zavorre per ancorare le boe

Di primo acchito, sarebbe ovvio pensare di zavorrare le vostre boe utilizzando i sassi delle massicciate, visto l’enorme quantità a disposizione; in alcuni casi d’assoluta premura si potrebbe anche fare, ma questa situazione può portare a successivi episodi negativi che ora vado a spiegarvi.Stampo per zavorre

In Spagna dove questa tecnica ha avuto un grosso sviluppo negli ultimi anni, si sono verificati spiacevoli inconvenienti, infatti, i pescatori per la fretta di smontare il campo, lasciavano in acqua le rustiche boe fatte con vecchie taniche dell’acqua distillata e zavorrate con massi presi sulle rive; potete capire benissimo che se in migliaia cominciamo a fare una cosa del genere, cosa diventerebbe il Po!

Per questo motivo in Spagna è stato inserito nel regolamento di pesca, l’esplicito obbligo di utilizzare boe da ormeggio regolamentari, e di zavorrare le stesse con plinti in cemento acquistati o costruiti in casa.

In questo modo, visto l’impegno in denaro per l’acquisto, e di tempo per la preparazione di quest’attrezzatura, diventa quasi impossibile che un pescatore l’abbandoni in acqua, creando innanzi tutto pericolo per la navigazione, ed in più un ulteriore aumento dell’inquinamento.

L’approvvigionamento di plinti in cemento, non è difficile, basta che vi rechiate in qualsiasi magazzino di materiale edilizio, e potete comprare, o gli stessi gia pronti, dal peso di almeno 10-15 kg, oppure acquistare gli stampi in polistirolo per poterli costruire voi stessi, utilizzando una miscela grassa di ghiaia e cemento.

Zavorra appena tolta dallo stampoLa scelta del peso della zavorra dipende dalla distanza cui volete pescare, maggiore sarà e maggiore dovrà essere il peso della zavorra, perché maggiore sarà la tensione che dovrete applicare alla lenza per staccarla correttamente dall’acqua.

Dopo aver comprato o costruito le zavorre, dovrete creare su di esse un appiglio che vi permetterà di legargli la corda che trattiene la boa, su quelle compre (parallelepipedi quadrati perfettamente lisci) dovrete per forza fare un foro su una delle facce con l’ausilio del trapano, e avvitarci un tassello ad espansione con anello; in quelli che farete voi invece dovete, a differenza, inserire sul lato visibile al momento dell’indurimento del cemento, un anello fatto con un tondino di ferro.

Nel caso non riusciate a trovare gli stampi per costruirvi in casa i plinti, potete ricorrere alla costruzione di uno stampo" fai da te", utilizzando le taniche dell’acqua distillata da 10 lt, precedentemente aperte sulla sommità.

La zavorra così ottenuta, riempiendo come prima, la tanica di miscela e cemento, ed inserendo al suo interno, prima dell’indurimento, un manico di ferro, oltre a pesare tantissimo, ha il pregio che essendo ricoperta di plastica, risulta perfettamente lavabile e comoda per il trasporto in auto ed in barca.

 

Proprio in questa zona d’acqua praticamente ferma a filo del correntino che precede il Po, zavorrammo cinque delle sette boe che avevamo deciso di posizionare in questa sessione: le altre due le mettemmo sulla sinistra, dove una curva del Tanaro formava un delizioso rigiro di corrente.Suggestivo tramonto sul Tanaro

Alle 18:30 le boe erano pronte ed era ora di posizionare su ognuna di loro le rispettive insidie; Andrea uscì in barca con la Canadian motorizzata con un Selva da sei cavalli, portata sulla cappotta della macchina dal grande Michele, e agganciò alla girella la prima lenza.

Al suo rientro da questo primo posizionamento, Andrea scese e mi diede una mano a mettere la campanella sul vettino della canna….TUMP….uno strattone improvviso sfilò quasi l’attrezzo dalle nostre mani…..STUMP….STUMP……io ed Andrea ci guardammo stupiti, ma era chiaro, un siluro stava gia attaccando l’esca….allora via alla ferrata, ed ecco venire a riva un giovane siluro di 10 kg: INCREDIBILE!

Michele MaestroneQuesta piccola avventura ci avvertiva con chiarezza cosa la notte avesse in serbo per tutti noi, infatti, una volta finito di posizionare tutte le anguille, montato le tende, e cenato a base di buonissima carne alla griglia, iniziò l’enorme attività dei siluri del Tanaro.

Ogni trenta minuti una delle esche subiva un attacco, non sempre a termine e non sempre a segno, ma al sorgere del sole, 12 erano le volte che le campanelle o i segnalatori avevano suonato, e sei erano le corde che tenevano legati altrettanti siluri vicino alla riva pronti per la foto ricordo.

Due i particolari avvenimenti della notte:

1) Il duello con l’esemplare più grosso catturato, che ci vide impegnati in tre in deriva sul Tanaro, scarrozzati qua e la come piume dall’enorme coda di questo pinnuto, che si arrese solo a pochi metri dalla confluenza del Po, facendoci rischiare di non riuscire più a risalire l’impetuosa corrente, visto il soprappeso a bordo.

2) Un incredibile attacco ad un’anguilla, mentre Andrea sulla barca con il motore acceso a quattro metri di distanza stava posizionando la lenza sulla boa a fianco.

Io e Corrado GazzettaL’unica nota dolente di questa sessione, è stato il tremendo acquazzone, che si è abbattuto sul nostro settore di pesca, e che ha dato, per parecchie ore, stop alle abboccate, e causando durante un riposizionamento, per colpa della poca visibilità e di qualche noia al motore della barca, lo scontro di quest’ultimo con le altre lenze in tensione, con il risultato di due lenze tagliate e di una boa persa.

Visto il però gran successo ottenuto a livello sportivo, tenetevi pronti, perché ben presto ritorneremo a far visita a queste acque piemontesi: vi aspettiamo numerosi!


Come il siluro rivela le predeMeno acqua c'è più grosso è!