Quegli strani appigli in mezzo al fiume
Testo e foto di Yuri Grisendi
Nei mesi scorsi abbiamo visto quanto la tecnica della boa sia efficace nell’insidiare i grossi siluri in caccia in superficie nelle ore notturne, ma cosa accade con esattezza alle esche posizionate con questo sistema in mezzo al fiume, quando stanno per essere attaccate da un siluro?
Cerchiamo di capirlo con una breve descrizione, immaginando di vedere tutta la scena attraverso una telecamera posta sulla lenza: ecco allora la nostra anguilla che nuota affannosamente per liberarsi dalla fastidiosa lamatura, ed intorno numerosi altri piccoli pesci sguazzano incuriositi da questo loro simile imprigionato.
In queste acque basse numerosi cefali in amore si rincorrono spensierati, saltando fuori della superficie, apparendo illuminati dalla fievole luce lunare come frecce argentate, ignari del pericolo che sta incombendo su di loro.
Un’enorme ombra nera si sta avvicinando, strisciando lentamente sul fondale, attirata dalle continue vibrazioni trasmesse all’acqua e captate da un radar potentissimo che ha gia riconosciuto con esattezza il tipo di pesce da cui sono emesse.
A pochi metri dal tremendo agguato, le possibili prede captano il pericolo, ed inizia un fuggi fuggi generale, con balzi e virate fulminee…ma ecco che i baffi del siluro, captano qualcosa di anomalo…un qualche pesce non si è spostato dalla posizione iniziale, ed il suo nuotare indica chiaramente al predatore una condizione di difficoltà…pesce ferito?….pesce malato?…la reazione è rapida ed istintiva…questo è il bersaglio giusto!
Pochi e decisi movimenti della lunga pinna caudale ed il siluro piomba come una folgore a bocca spalancata sulla nostra anguilla, che senza via di scampo si vede richiudere su di essa due enormi fauci, provviste di denti faringei potentissimi che in un attimo pongono fine al suo tentativo di fuggire.
Nel frattempo il nostro campanello, ci ha gia avvertito di quello che stava succedendo, mosso da violenti sussulti di tutta l’attrezzatura, che ora vede la canna flettersi paurosamente verso l’acqua, trascinata dal potente nuotare del grosso predatore notturno.
Anche la boa si sposta lateralmente, accompagnandolo dolcemente il pesce, fino a quando la corda di zavorra si tende e la canna raggiunge la piegatura massima consentitagli dalla sua struttura…è a questo punto che la tecnica usata ci deve dimostrare la sua efficacia…infatti, è a questo punto che la rottura della breck-line, ed il veloce rientro della canna in posizione verticale, allama il nostro avversario.
Ora però dipende da noi, e a quanto siamo svelti ad aprire cerniere e strip e a raggiungere l’attrezzo per completare la ferrata ed assicurare una lamatura che ci permetta di duellare in sicurezza per anche un’ora, senza temere di perdere il pesce.
Bene, adesso il pesce è in canna, ed è sicuramente disorientato dall’accaduto: sono queste le fasi cruciali che ci permetteranno di metterci in condizioni di vantaggio nel lungo duello che ci aspetterà, infatti, sono questi i secondi in cui dovremo "pompare" il siluro con tutta la nostra forza, in modo da portarlo il più possibile all’interno della zona dove avevamo zavorrato le boe.
Se riusciremo in quest’intento, saremo a metà dell’opera, perché duellare in acque poco profonde ed in assenza di corrente, è sicuramente un vantaggio a nostro favore, mentre se il siluro riuscirà a guadagnare la corrente centrale, il nostro mulinello si svuoterà con una tale velocità, che se non saremo veloci a salire in barca e a raggiungerlo, lo strappo sulla fine della lenza sarà inevitabile.
Nell’andare in contro con la barca ad un grosso pesce che nuota liberamente, ormai fuori dal nostro controllo, dobbiamo tener presente che nel buio della notte ci aspettano alcune insidie: la prima è rappresentata dalle altre lenze in tensione, cui dovremo prestare attenzione, per evitare di entrare in collisione e rompere tutte le breck-line o addirittura farci male; la seconda e più insidiosa è rappresentata dall’ostacolo che le stesse boe ancorate sul fondale possono rappresentare per la nostra lenza, infatti, non sareste i primi che devono gestire un tiro alla fune con un enorme siluro, abbinato ad un plinto di cemento ed ad un gavitello da ormeggio.
In più derivando per molti minuti con una barca nell’oscurità della notte fluviale, possiamo incontrare altri diversi ostacoli, che di giorno avremmo individuato immediatamente, ma che ora con la debole luce delle torce poste sulla testa, si manifestano all’improvviso.
E’ per questo che consiglio sempre di essere almeno in due sulla barca, se non meglio in tre, muniti di un grosso faro da qualche migliaio di candele, che permetterà a chi manovra la barca di mantenere sempre una debita distanza da massicciate, tronchi semisommersi e chiatte ancorate, e mentre uno gestisce il duello, il terzo pescatore se presente si occuperà del "gloving", l’importante e delicata fase della ricezione del pesce.
Ricordatevi sempre la macchina fotografica e CATCH & RELEASE!