Risvegli da record

 

Testo e foto di Yuri Grisendi

 

Sebbene l’estate sia la stagione più godibile per la vita all’aria aperta, il periodo che amo di più in assoluto è l’inizio della primavera; forse vi sembrerò troppo romantico, ma a me l’odore dei primi fiori, come le margherite e le viole, mi risveglia un’enorme voglia di vivere.225 cm x 85 kg.

Una voglia di vivere che si sfoga ovviamente, in una ricerca di un continuo contatto con la natura, alla ricerca di quelle particolari sensazioni, che solo confrontandomi con un grosso pesce, riesco a provare.

Ecco allora, che posso rimanere immobile per ore e ore, con gli occhi fissi sul vettino, nell’attesa di un minimo segnale; è sufficiente un piccolo movimento dell’esca trasmesso sulla lenza, per innescarmi un brivido che mi percorre completamente dalla testa ai piedi.

Ogni volta che poi, l’abboccata è reale, e il vettino piegato in avanti è subito seguito da una lenta e continuativa fuoriuscita della lenza, capisci che è arrivato il momento; sì il momento in cui non dovrai sbagliare, altrimenti avrai buttato al vento tutte quelle ore d’attesa.

Un profondo timore allora ti assale, e numerose domande ti pervadono la testa: sarà ora di ferrare?……No è meglio aspettare!……Ma se dopo lascia e se ne va?……Sarà grosso oppure un piccolino?…

Poi finalmente la calma ha il sopravvento, ti rendi conto che sai come si fa, lo hai già fatto molte volte, allora vai a colpo sicuro e…...STRIKE!….ed il siluro è in canna!

Mentre la gru calava lentamente la mia nuova barca in acqua, già pregustavo il sapore di questa giornata d’inizio stagione; avevo dato mano al portafoglio, e finalmente avevo un’imbarcazione veramente adatta al tipo di pesca che adoro fare: una bellissima "CAROLINA SKIFJ16" motorizzata con un 40 CV "MARINER".

Avevo già in testa tutto il programma di quel giorno, prima avremmo preparato l’attrezzatura e le esche, poi come razzi avremmo cavalcato l’onda del fiume, verso alcune fosse a ridosso di lunghe spiagge che degradavano dolcemente in acqua, creando numerosi gradini discendenti a vari livelli di profondità, dove i siluri in questo periodo di pre-frega amano dirigersi.

Faccio alcune fotografie di rito alle esche con l’aiuto del mio amico Marco, compagno di quest’avventura, gonfio i palloncini che ci serviranno come galleggianti, innesto le canne e controllo meticolosamente i terminali: ora siamo da ultimo pronti per partire.

Accendo il motore, che al primo colpo si mette in moto…...brum!…brum!….inserisco la marcia e affondo il gas…... la barca sì muove….mee!…mee!…. la prua dello scafo plana e la barca prende piacevolmente velocità, ma…coff!….coff!….coff!….e restiamo in panne in mezzo al fiume a cento metri dall’imbarcadero!

Qui di seguito volevo riportare l’elenco delle varie parolacce ed imprecazioni, che gridai a squarciagola, ma la redazione mi ha detto che mi avrebbero concesso solo quattro pagine, allora ho dovuto rinunciare: comunque se avete un po’ di fantasia le indovinerete tutte da soli!Lo sforzo della canna sotto gli impetuosi colpi

Per fortuna alcune persone dalla riva hanno visto la scena, a dire il vero molto divertente, ma visto la mia arrabbiatura nessuno ebbe il coraggio di ridere sfacciatamente, e velocemente un’imbarcazione ci venne in soccorso per trainarci sulla terra ferma.

Tra i presenti c’era anche il mio grande amico Massimo Mantovani, il noto carpista, il quale si accingeva ad uscire con alcuni austriaci per una battuta di pesca al siluro, e da lui ovviamente subii lo sfottò: "Bel motore, dove lo hai comprato che ne prendo uno anche io?"

Capendo poi, il mio stato trascendentale, e sapendo che odio tantissimo perdere del tempo inutilmente, rubando dei minuti preziosi alla pesca, mi offrì amichevolmente l’uso di una loro imbarcazione; in questo modo potevamo recarci a pescare, mentre il meccanico cercava di capire dove era il guasto.

Trasbordiamo tutto il materiale e le dotazioni di bordo, e via verso la pesca tanto desiderata; raggiunto il luogo più o meno adatto all’interno di una lanca, scegliamo la zona giusta grazie ad una minuziosa ecoscandagliatura del fondale, ci ancoriamo e lanciamo in acqua due canne a fondo, e due con il galleggiante con l’esca di qualche metro rialzata dal fondale.Ormai Marco non c'è la fa più!

I siluri non si fecero attendere, il risveglio dal lungo letargo invernale, gli aveva mosso una gran fame; in poche ore avevamo già fatto quattro catture di siluri intorno ai venti chilogrammi, poi più niente per parecchio tempo.

Verso le tre del pomeriggio, dopo che ci fummo piacevolmente gustati, un bel piatto caldo di pasta al sugo, con relativo caffè, il tutto preparato sull’immancabile fornellino da campeggio, incominciò ad alzarsi un po’ di nebbia; parallelamente la nostra voglia di continuare a pescare diminuiva di minuto in minuto: eravamo pienamente soddisfatti, nonostante il piccolo inconveniente iniziale, e non ci andava di rimanere ad assorbire dell’umidità.

Stavo per decidere di recuperare i palloncini, quando un sobbalzo della canna e relativo affondamento di uno di essi, mi bloccò l’idea sul nascere!

Subito gridai a Marco, che toccava a lui la ferrata anche se la canna era la mia, giacché fino allora ci avevo pensato io: pur essendo solo sedicenne, Marco sa il fatto suo; da quando lo iniziai a questo tipo di pesca, non perde occasione di stupirmi per la grandissima passione che dimostra, e io gli concedo sempre piena fiducia ad ogni azione che gli chiedo di fare.

Dopo qualche minuto di combattimento, vedo che è trascinato verso il bordo della barca, allora capisco che sicuramente ha sottovalutato le dimensioni del pesce, tratto in inganno dalla facilità con cui i precedenti si erano arresi; infatti, gli aveva concesso troppa lenza, ed il mulinello ora quasi vuoto, lo costringeva ovviamente a cercava di trattenere il pesce a frizione serrata.225 cm x 85 kg.

La soluzione possibile era una sola, il pesce aveva ormai guadagnato troppo vantaggio e soprattutto il grosso del fiume: slegai immediatamente l’ancora, e lasciai filare tutta la corda in acqua, fino alla boa che porto sempre al suo termine, proprio per poterla poi recuperare.

In questo modo, mantenendo la frizione serrata, potevamo farci trascinare dalla furia del pesce, senza correre il pericolo di finire la lenza; lentamente, man mano che la corrente ci spingeva verso valle, Marco recuperò molti metri di dineema, fino a quando il siluro non si ritrovò con la barca sopra la testa.

A quel punto a malincuore mi guardò e mi chiese se potevo pensarci io, altrimenti addio alla cattura: era completamente esausto, e la schiena e le braccia gli stavano per cedere sotto le impetuose partenze di quell’enorme essere che avevamo allamato.

Del resto anch’io, mentre gli stavo scattando alcune foto per immortalare il combattimento, mi ero accorto che mai la mia canna era arrivata a piegarsi in quella maniera; tutta la parsimonia, con cui l’avevo scelta, e il meticoloso controllo fatto precedentemente ai finali, ora mi premiava donandomi una gran sicurezza nei confronti di questo straordinario lottatore.

 

 

Canne e fili adatti ad ogni evenienzaMitchell Track siluro 300

Per questa escursione primaverile, come canne ho deciso di sfoggiare le potentissime "Track siluro 300" della ditta francese" Mitchell", dalla potenza di quattro libbre. Queste canne costituite da due sezioni in carbonio alto modulo, si sono rivelate all’altezza del compito assegnato, dandomi Ami Ignesti e trecciato Mosellaanche piacevoli sensazioni nel combattimento, grazie alla comoda impugnatura regolabile, che permette una salda presa anche quando la canna è tutta piegata sotto il tiro di un grosso siluro. Sui mulinelli ho montato 150 metri di"Ercole" della "Carson" da 0,60 mm, un multifilo ottenuto con fibre intrecciate di polietilene (Dineema), che gli conferiscono un carico di rottura intorno ai 50 kg. L’eccezionale carico di rottura e la super tenuta al nodo lo rendono adattissimo per tener testa a grossi siluri. Come terminale ho scelto tra i prodotti del "Team Mosella", ed ho optato per il "Silurox", in quanto composto da un perfetto mix di Kevlar e fibre di Dineema, che lo rendono uno dei trecciati con migliore resistenza all’abrasione, assicurando anche un ottima tenuta ai nodi bagnati

 

Infatti, appena mi passo la canna, mi resi conto che la forza di quel siluro era davvero notevole, molto superiore alla resistenza di un ragazzo, bene o male, ancora inesperto.

Mezz’ora era ormai passata, e del siluro non ancora nemmeno l’ombra, allora decisi che "o la va o la spacca", stavo cominciando ad accusare i colpi; bastava che fosse venuto a galla una sola volta, poi l’aria automaticamente gli avrebbe riempito le vesciche natatorie, impedendogli di immergersi in modo così violento come stava facendo ora.

Finalmente eccolo….la testa…….il corpo……il corpo…la coda…ancora la coda….di nuovo la coda!?!

Porca p…. era grosso e lungo più della metà della barca, non avevo mai visto dal vivo una cosa simile!

S’immerse ancora un paio di volte, poi stremato risalì a pancia all’aria; rimasi a guardarlo per non so quanto tempo, ancora non ci credevo, solo la voce di Marco che mi diceva che forse era il caso di issarlo a bordo, mi risvegliò dallo stato di catalessi in cui ero caduto.

Issarlo a bordo non fu cosa facile, sembrava non finire mai, ma infine eccolo da ultimo nelle nostre mani in tutta la sua imponenza: una meraviglia della natura!225 cm x 85 kg.

Ci recammo a riva, in una vicina spiaggetta, dove compimmo l’operazione inversa, per poterlo fotografare e misurare con comodo; mi tremavano ancora le gambe, quando srotolavo il metro sopra il corpo di quell’enorme siluro, ma l’entusiasmo salì alle stelle nel momento in cui la misura segnò i 225 cm.

Una telefonata del meccanico, che mi diceva che il problema al motore era stato risolto, ravvivò ancor di più il nostro entusiasmo; era finalmente un mio nuovo record nelle acque del Grande Fiume, e lo dovevo piacevolmente dividere a metà, con un mio affezionato amico, che ora da novellino poteva chiaramente elevarsi al grado di esperto della pesca al siluro, infatti, aveva avuto il piacere di lottare con uno dei più grossi esemplari presenti in queste acque, e gli aveva abilmente tenuto testa: BRAVO MARCO!!!


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