Boccadiganda: siluri dalla spiaggia in pieno inverno

Testo e foto di Yuri Grisendi

 

Era dalla metà d’ottobre che la pioggia e il freddo ostacolavano la pesca dalla barca, rendendo poco piacevole sia le lunghe ore d’attesa in uno spazio pur sempre limitato, sia gli spostamenti per raggiungere i posti prescelti.

Il titolare della Pesca Turismo Borgoforte, sig. Vitaliano Daolio Non c’è voluto molto per capire che era giunta l’ora dell’annuale rimessaggio del mio natante, nell’attesa dell’inizio della prossima primavera, periodo in cui i siluri si scrolleranno di dosso il torpore invernale, risvegliati dalle scariche ormonali dell’imminente inizio della frega.

Non avevo però fatto i conti con il Grande Fiume, che a parte la grandissima piena, di cui tutti avete visto le spaventose conseguenze, ne ha portato al mare ben altre quattro, diUno dei tanti ristoranti rivieraschi colpiti dall'esondazione medie o grosse proporzioni.

Fatto sta che nella zona del carro ponte di Borgoforte nel mantovano, dove sono effettuati gli alaggi delle imbarcazioni ormeggiate al pontile sottostante, l’acqua rimaneva sempre presente, impedendomi fino ai primi di dicembre, di portare in secco la barca.

A causa di questa situazione è rimasta là attaccata al pontile, in balia dei capricci del fiume, rischiando più volte di essere trascinata sotto dall’affondamento del pontile stesso, colpito di continuo da enormi tronchi d’albero, trascinati a valle dalla violentissima corrente, proprio com’è successo a quelli Case di Guastalla alluvionatedi Guastalla e di Revere.

Passata finalmente l’ultima piena, e cessata la paura, mi sono reso conto di essere stato un perfetto egoista, a temere per danni personali di modestissimo valore, quando altre persone hanno avuto case distrutte o allagate dall’esondazione delle acque; anche gli stessi amici della Fish Obelix, hanno perso un loro prezioso bungalow da sei posti letto,Un gruppo di volontari al lavoro dovendo così rinunciare a numerose prenotazioni di turisti Austriaci e Tedeschi, che volevano finire l’anno in riva al fiume a pesca di siluri.

A questo punto volevo approfittare di questo spazio, messomi a disposizione dalla rivista, per fare i miei complimenti e ringraziare tutti quei volontari che per molti giorni hanno passato il loro tempo libero, sulle sponde del fiume, a riempire sacchi di sabbia ed ad arginare pericolosi fontanazzi, offrendo ventiquattro ore al giorno una sorveglianza impagabile, che ha evitato ulteriori e inutili danni: GRAZIE RAGAZZI!!

Del resto, tutto ciò è colpa dell’uomo, che per proteggere le coltivazioni e le case rivierasche, ha deciso di imbrigliare il fiume con argini imponenti, obbligandolo ad un percorso forzato, Il ponte della ferrovia ormai raggiunto dalle acquelungo il quale non riesce più a distribuire annualmente nella pianura i sedimenti, e li accumula nel suo alveo e alla foce, innescando un circolo vizioso: più alti diventano gli argini, più i sedimenti innalzano il fondo, richiedendo argini ancora più alti.

Voi non avrete di certo creduto, che io potessi veramente resistere, fino all’arrivo dellaUn'altra drammatica immagine del ponte della ferrovia di Borgoforte primavera 2001, per tornare a ribagnare le lenze nelle acque del Po?

Già dopo le festività Natalizie, avevo le prime evidenti crisi d’astinenza, che mi assalivano tutte le volte che scendevo in cantina e vedevo le canne accantonate sopra lo scaffale; avevo un’idea fissa che mi girava da un po’ di tempo per la testa: vuoi che non si riesca ad insidiare i siluri anche in questo periodo, calando direttamente e per lungo tempo, le nostre esche all’interno delle profonde buche del fondale, dove hanno trovato rifugio per il letargo invernale?

Quest’idea, abbinata al fatto che proprio in questo periodo sono solo i grossi siluri, a non Il bungalow della Pesca Turismo Borgoforte distrutto dal Posospendere mai completamente l’attività predatoria, rendeva il tutto molto stuzzicante.

Fu così che un bel giorno ruppi tutti gli indugi e decisi di prepararmi per una giornata diIl bungalow della Pesca Turismo Borgoforte distrutto dal Po pesca da riva; conoscevo un tratto di spiaggia in un’anca del fiume, nei pressi di un paesino del mantovano di nome Boccadiganda, dove l’acqua lenta ed in certi punti addirittura ferma, e soprattutto la presenza di molte fosse sul fondale, faceva proprio al caso mio.

Siccome nell’acquario che ho in casa, dove mantengo in vita le anguille tutto l’anno, scarseggiavano le esche, mi recarmi in una vicina bonifica, per procurarmi qualche carassio da utilizzare su una montatura con il galleggiante; anche perché avevo in mente di provare un nuovo tipo d’innesco, che sicuramente mi avrebbe portato ad aumentare le probabilità di ferrare con successo, sulle mangiate diffidenti dei siluri intorpiditi dal freddo.

 

La mattina prescelta, mi svegliai di buon’ora, per essere sicuro di arrivare sul posto senza trovare altre persone, in quanto la zona è spesso frequentata da accaniti pescatori di luciperca e barbi, e passai a prendere il mio amico Il bungalow della Pesca Turismo Borgoforte distrutto dal PoStefano, che aveva deciso di farmi compagnia in quest’uscita invernale: arrivammo sul posto ancora a notte fonda e non c’era ovviamente ancora anima viva. Non vi sto a raccontare la fatica fatta per ritrovare la strada che porta alla spiaggia, la nebbia di quella mattina non permetteva di vedere un palmo dal naso, e il paesaggio era talmente irriconoscibile, che ogni incrocio era uguale ad un altro; il ghiaccio della galaverna completava il panorama, facendoci sentire due perfetti idioti in caccia più di freddo che non di pesce.

fondosera.jpg (19197 byte)Per fortuna tutte le condizioni erano perfette: la spiaggia affiorava per una cinquantina di metri, per poi sprofondarsi nel Po in modo secco e deciso, creando una serie di fondi canaloni, modellati dalla corrente in modo parallelo alla riva: l’acqua era finalmente, e per la prima vera volta dopo mesi, limpida.

Scaricammo l’attrezzatura, poi per prima cosa accendemmo in riva all’acqua un caldo fuocherello, con alcuni ceppi portati preventivamente da casa; il muro della nebbia era tale, che il fiume non si vedeva, e io scherzavo con Stefano dicendo: " secondo me abbiamo sbagliato posto, e di fronte a noi c’è solo sabbia….!?!"

Dopo pochi minuti quattro canne erano piazzate a terra e le esche in pesca sulle fosse più profonde: due con il galleggiante ed il carassio, e due a fondo con l’anguilla; il tonfo delle montature sull’acqua ci assicurò che il Po c’era ancora, e scorreva come sempre maestoso d’innanzi a noi.

Al sorgere del sole, una leggera brezza spazzò via tutta la nebbia, e il paesaggio mutò di In pesca colpo fisionomia: i colori aranciati delle nuvole, quelli rosati degli ultimi banchi di foschia e il tepore dei primi caldi raggi, ci scaldò gli animi, rendendoci più fiduciosi per il proseguo della giornata; adesso mancava solo che l’aumento di qualche grado nella temperatura dell’acqua, risvegliasse un certo languorino nella pancia di un grosso esemplare di siluro.

Passarono sei interminabili ore, ed ormai avevo fatto un solco lungo la spiaggia, a forza di andare avanti e indietro, pensando dove avevo potuto sbagliare; non volevo una cattura enorme, ma una qualsiasi, che mi facesse capire che avevo visto giusto e che tutto era in ordine.

Verso l’una Stefano decise che era ora che si liberasse di quel "bisognino", che per tutta mattinata lo ha tormentato, con dolori di pancia atroci; del resto lo capivo benissimo, chi avrebbe voglia di spogliarsi completamente nudo con un freddo simile, visto che indossava una tuta termica a pezzo unico.

Il picchetto per la pesca a fondo o a galleggiante.Qualcuno di voi avrà di certo fatto caso, che per una strana coincidenza, tutte le volte che ci si allontana dalle canne, immancabilmente si ha una partenza: e vuoi che proprio questa volta non sia accaduto?

Certo che è accaduto….!

Appena Stefano si eclissò dietro al provvidenziale cespuglio, una delle sue canne montata con il galleggiante e il carassio subì un attacco; velocemente corsi a recuperare la canna, che vacillava sopra il sostegno, e ferrai a segno: l’innesco aveva funzionato!

Ancora oggi non so se il mio amico fece in tempo a "terminare l’operazione", fatto sta che me lo ritrovai dietro le spalle, ansimante come un maratoneta alle olimpiadi; cordialmente gli restituì la canna per fargli assaporare il prezioso combattimento.

Il tira e molla non durò molto, del resto la temperatura dell’acqua non permetteva a nessun pesce una lunga resistenza sotto sforzo, ma la qualità della cattura fu tale da ripagare la velocità del recupero, infatti, risultò al metro la bellezza di 210 cm; mentre si gongolava per l’ottima cattura, io continuavo a deriderlo per la corsa che aveva dovuto fare, ma un rumore alle nostre spalle ci fece trasalire: una delle mie canne a fondo, era piegata inverosimilmente verso valle.

Questa volta arrivai in ritardo sulla ferrata e tirai a vuoto, e subito mi presi un: "Ti sta proprio bene, la prossima volta invece di prendermi in giro, tieni d’occhio le canne!"; una volta recuperata la montatura, non mi rimase che constatare i segni evidenti, sul corpo dell’anguilla, della dentatura di un grosso siluro.

Nell’ora successiva, per altre due volte le canne a fondo subirono degli attacchi, ma solo la seconda volta però andammo a segno, e riuscimmo a salpare dall’acqua un altro bell’esemplare di 190 cm.

Come abbiamo visto, il freddo non preclude il successo dell’azione di pesca, l’importante è che l’insidia sia portata nei luoghi in cui soggiornano i siluri in questo periodo; ovviamente bisogna armarsi di molta pazienza, il "mordi e fuggi" del periodo estivo, non è più possibile, anche per vedere una sola mangiata dovremo attendere parecchie ore.

Una giornata come abbiamo vissuto io e il mio amico Stefano, con due catture di tali dimensioni, va sicuramente segnata sul calendario, ma allo stesso tempo va a conferma, di come i grossi esemplari sono sempre pronti a farsi uno spuntino invernale, trasformando anche queste fredde giornate in occasioni ricche di divertimento.


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