Con la boa nel Po

Testo e foto di Yuri Grisendi

Ormai e chiaro, ed è sulla bocca di tutti, che la pesca al siluro diventa ogni anno più difficile, e le tecniche d’attacco come la pesca con il clonk, stanno forse irrimediabilmente "fallendo".

L’inizio di quest’anno è stato davvero drammatico, la pioggia e il freddo erano sempre presenti, e il livello dell’acqua del Grande Fiume, sembrava non ridiscendere mai: il risultato è stato palese, poche e piccole catture anche per i più esperti, disperati come non mai alla ricerca di una soluzione a questa crisi.Campanella fissata sulla punta della canna

MA..NO!…non c´e bisogno di amareggiarsi o darsi tormento, anzi, queste difficoltà dovrebbero ancor di più solleticare la nostra passione per questo straordinario sport, attivando la creatività e la fantasia, in modo da spingerci ad ideare e sperimentare sempre nuove ed avvincenti tecniche, che diano come le precedenti, ottimi risultati.

Gia da qualche articolo scorso, vi avevo accennato alla mia voglia di provare ad applicare nel Po, la tecnica della boa, imparata nella mia avventura spagnola, ma vi avevo anche detto, che avevo molti dubbi, dovuti alla diversa morfologia dell’ambiente in cui deve essere adattata: come per prima cosa, la forte corrente che caratterizza il nostro bene amato Fiume.

Grazie alla piena però, si sono creati numerosi posti idonei, questo dovuto alla formazione d’ampie lanche d’acqua bassa e lenta dalla profondità variabile, dal metro e mezzo a profonde fosse di più di dieci metri, piene di siluri appisolati, nell’attesa dell’arrivo del buio, momento a loro favorevole per scagliare i loro infallibili attacchi alle ignare prede di passaggio.Momento del combattimento con il più grosso

A partire da quest’articolo, inizierò a spiegarvi, con il maggior numero di dati possibile, come applicare correttamente questa nuova tecnica, cercando in articolo in articolo di svelarvi tutte le astuzie da me finora acquisite, fino a raggiungere quella perfezione che la rendono davvero infallibile.

Bisogna però che sia gia da subito ben chiara una cosa, e deve entrarci bene in testa: il mordi e fuggi, fin d’ora applicato da tutti noi, e da dimenticare!…. affinché la tecnica sia efficace, e soprattutto affinché dia i risultati tanto attesi, deve essere considerata come una vera e propria sessione di carpfishing, perciò composta di due, tre e più notti passate a ad attendere il tanto sperato din-din delle campanelle fissate sulla punta delle canne.

Ovviamente non potevo buttarmi a capofitto in una nuova tecnica, basandomi solo sull’esperienza fatta in Spagna; troppo poco tempo ho trascorso in quelle acque, e poche variazioni al sistema ho visto applicare dalla guida Claude Valette, e soprattutto troppe sono le diversità che caratterizzano i due contesti.

Ho deciso allora di chiedere aiuto a dei miei amici di lettera Jonh e Seth della città di Amsterdam, in contatto come da tempo via E-mail; noti esperti internazionali di pesca con questa tecnica, in diverse acque d´Europa, come Ebro, Saona e delta del Danubio, dove da diversi anni stanno mettendo a segno un record dietro l’altro, facendola molto spesso in barba agli appassionati della pesca in deriva con il clonk.

Quando finalmente questa bizzarra primavera aveva deciso di portare un po’ di caldo nelle ore notturne, mandai un bell’invito a questi miei amici del paese dei mulini a vento, con un chiaro messaggio: "Ragazzi e giunta l’ora di uno scambio culturale di conoscenze di pesca, io vi ospito a mie spese in Italia, e voi in cambio "svuotate il sacco" su tutto quello che avete imparato, in questi anni, sulla tecnica della boa"; la nostra voglia di conoscerci di persona e di pescare insieme, era tale che con pochi scambi di lettere, ci mettemmo d’accordo subito su come organizzare il tutto, e fissammo da li a poco la data per la loro discesa in Italia.I due esemplari più grossi catturati

Alcuni giorni prima del loro arrivo, preparai un elenco completo del materiale che dovevo procurarmi per poter fargli compagnia in queste due notti che avremmo dedicato alla pesca del siluro: una tenda di qualità, che assicuri una buona tenuta contro l´umidità e un buon riparo dalle zanzare, due fattori da non sottovalutare nelle notti primaverili ed estive; una sedia-lettino; un sacco a pelo; dei robusti picchetti, per fissare le canne a terra; delle boe da ormeggio per creare l´appiglio per la montatura; e per finire, delle zavorre per ancorare le suddette al fondo.

Prima di acquistare il materiale necessario, mi feci dare alcuni consigli, su quali caratteristiche di qualità devono avere le attrezzature da campeggio, da alcuni amici, assidui carpisti, poi una volta entrato in negozio, ho valutato il rapporto qualità-prezzo, e ho scelto con sicurezza per una serie di prodotti del Team-Mosella.

La mattina del loro arrivo, dopo un simpatico scambio di prodotti tipici delle nazioni d’appartenenza ….state tranquilli, non mi hanno portato dall’Olanda quello che state pensando….la lucidità nella pesca è importante!….o no!….abbiamo trascorso il resto della giornata, a navigare in lungo ed in largo, il corso del Fiume, alla ricerca di un posto idoneo all’applicazione di questa curiosa tecnica, nelle condizioni di livello d’acqua in cui ci trovavamo: sempre stramaledettamente alto!

Alla fine individuammo due spots, che facevano proprio al caso nostro, e decidemmo di provare quella sera su di uno e poi trascorrere il giorno successivo sull’altro; ritornammo al campo base e caricammo la barca di tutta l’attrezzatura necessaria per vivere sul fiume per due giorni, poi una volta sistemato le tende per la notte, non ci restò che piazzare le boe in acqua.

Io e John con quattro delle catture effettuateLe boe non vanno piazzate a caso, ma con l’aiuto dell’ecoscandaglio si controlla in modo approfondito la morfologia del fondale, e si cerca di intuire dove in quel limitato settore, il siluro cercherà le sue prede, compito non facile, basta sbagliare di qualche metro, ed il siluro preferirà attaccare altri pesci invece delle nostre esche, perché non perfettamente posizionate sul suo percorso di caccia.

Finalmente all’imbrunire le boe erano tutte piazzate, ed in pochi minuti agganciammo ad esse le nostre lenze; la luce del sole aveva lasciato il posto al crepuscolo e al leggero riflesso di un quarto di luna, e sei lenze erano in perfetta tensione verso i rispettivi appigli in mezzo al fiume, con le esche ad un metro, un metro e mezzo d’acqua sotto la superficie: non ci restava che aspettare.Tenda Team Mosella

La serata trascorse tranquilla, tra una salsiccia alla griglia con polenta, una dissetante birra e numerosi racconti di emozionanti catture fatte in precedenza, nessun segno veniva dalle campanelle, tanto che a mezzanotte decidemmo, anche a causa dell’abbassarsi repentino della temperatura, che era ora di andare a dormire dentro al caldo sacco a pelo posto sui lettini all’interno delle tende.

Chi ha praticato in precedenza il carpfishing, sa benissimo con quale "angoscia" si prende lentamente sonno, non serve dormire come si dice con un occhio aperto, ma bisogna avere un orecchio aperto, per sentire il flebile dindinnare delle campanelle, posizionate con cura sui vettini delle potenti canne; io in particolare sono poi consapevole di avere un sonno pesante, e molto spesso mi è capitato di non sentire nemmeno i segnalatori acustici, figuriamoci le campanelle.

Malgrado questa mia preoccupazione, la stanchezza ebbe il sopravvento, e caddi in un sonno profondo e ricco di sogni all’insegna di enormi e abbondanti catture, finché il rumore di una cerniera che si apriva mi svegliò di Tensionamento delle lenze soprassalto: erano i miei vicini di tenda che stavano uscendo all’esterno.

Subito non capii dove stavano andando con tanta fretta a quest’ora della notte, il torpore del sonno mi annebbiava la mente impedendomi di ragionare, poi un suono in sottofondo mi fece rientrare in me: era il rumore chiaro di un campanello che suonava all’impazzata.

Mi lancio all’esterno della tenda a piedi nudi sulla sabbia umida, e mi ritrovo John e Seth in piedi a fianco di una canna, che continuamente si piegava in avanti e poi lentamente rientrava in posizione normale; cosa sta succedendo, chiesi stupito?John e Seth

"Un piccolo siluro si è allamato, ma non riesce a spezzare il filo di congiunzione tra la boa e la lenza", mi rispose John.

Non restava che ferrare per romperlo noi stessi e recuperare la cattura, così facemmo e dopo pochi istanti, portammo a riva un siluro di circa 15 chilogrammi; una cattura modesta per le potenzialità della tecnica, ma che c’indicava chiaramente che quella boa era stata posizionata correttamente.

Riposizionammo la lenza al suo posto e tornammo a letto, molto incoraggiati dall’accaduto; ma il sole sorse l’indomani mattina senza che nessun’altra canna abbia dato segni di vita: un vero peccato!

Per tutto il giorno seguente discutemmo su quali errori avevamo commesso e su quali variazioni al sistema si poteva ricorrere per aumentare le possibilità di fare più catture; tratte tutte le nostre conclusioni, dettante anche da numerosi anni d’esperienza passati sui fiumi, cominciammo il trasferimento per la seconda postazione precedentemente scelta.

Potrebbe sembrare una noia, lo smontare ed il rimontare di tutte queste boe, invece ve lo assicuro è sempre divertente ed istruttivo, come fosse sempre la prima volta, troppi sono gli accorgimenti e le variazioni da adottare, che evitano che si ricada nella monotonia; fatto sta che nel primo pomeriggio avevamo gia preparato tutto ed eravamo gia seduti comodamente nell’attesa del calar delle tenebre, periodo di massima attività predatoria del siluro, e in conseguenza, di massima funzionalità di questa tecnica.Una boa con relativo appiglio

Gli errori tattici del giorno prima, ci avevano dato esatti suggerimenti, tanto che fino alle sei della mattina successiva, non riuscimmo a chiudere occhio, a causa del continuo dindinnare delle campanelle; era un susseguirsi di partenze una dietro l’altra, non tutte a termine, ma alle prime luci dell’alba, quattro bei siluri erano in posa per l’immancabile foto ricordo.

La mia felicità era alle stelle, avevo visto giusto sulle potenzialità di questa tecnica applicata alle acque del Po, e soprattutto avevo scelto le persone giuste da cui impararla alla perfezione, infatti, i miei ospiti si sono rivelati ragazzi serissimi e pescatori molto professionali, una vera e propria fonte d’informazioni inesauribili e preziosissime.

Alla prossima!

Home-Page di John Smith: http://home-1.worldonline.nl/~josmar94/

E-mail: josmar94@worldonline.nl


Siluri in invernoCome ti piazzo la boa!