SILURI A MORTO MANOVRATO  

Testo di Andrea Pomati

Arriva il freddo pungente della stagione invernale…è il momento magico della tecnica del morto manovrato al siluro,  vincente come numero di catture e taglia.  

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Gli amici del Gruppo Siluro Italia che insieme a me lo scorso inverno hanno condiviso le eccezionali catture con  il morto manovrato, non avrebbero mai pensato di aspettare così trepidamente l’abbassamento delle temperature! Di solito accadeva il contrario con la primavera, ma la stagione passata ha senza dubbio lasciato il segno…Il ricordo è indelebile, di combattimenti fatti con un’ attrezzatura sottodimensionata che esalta le sensazioni di recupero, sempre incerto fino all’ultimo istante. La felicità  per alcune catture con la temperatura dell’acqua a 6 gradi, con la neve che lambiva le sponde del Po e,  tutto grazie alla perfetta applicazione del maniè per il pesce siluro.

 Una tecnica sottovalutata dalla maggior parte dei pescatori di siluri, che preferiscono affidarsi all’esca viva, ma che si è rivelata  la migliore per il periodo invernale quando i siluri sono soliti raggrupparsi nelle buche più profonde del fiume, e sotto gli scalini delle prismate.

La cosa più affascinante di questa tecnica è la possibilità di catturare anche altre specie di predatori; usando come esca piccole scardole, mi è capitato più di una volta di catturare grossi lucioperca, che non hanno saputo resistere all’esca sapientemente animata.

Il maniè, micidiale per vincere la diffidenza degli esemplari più sospettosi, ha come punto di forza la totale naturalità dell’esca abbinata ad un movimento di scatti  e saltelli  a volte a volte dolci, a volte disordinati e frenetici, innervosendo il predatore che li riconosce in un  pesce in forte difficoltà di nuoto, come se avesse appena subito un attacco da un altro predatore.  

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Comportamento del siluro  

Il pesce siluro come tutti gli animali a sangue freddo, è molto sensibile all’abbassamento della temperatura dell’acqua che gli provoca una drastica riduzione delle funzioni vitali; questo significa che il pesce si muoverà di meno in cerca di cibo ed avremo a che fare con un pesce svogliato, con poca propensione allo spreco di  energia per inseguire una preda.

Nelle mie esperienze ho capito che il siluro è un pesce assai opportunista, che non si fa sfuggire l’occasione di un banchetto di facile reperibilità  senza alcuna fatica.

Ho capito inoltre che anche la dimensione dell’esca gioca un ruolo fondamentale: la piccola esca oltre ad essere più facile da ingoiare è risulta essere meno sospetta di una succulenta esca voluminosa.  

Movimento e recupero  

La tecnica di recupero è mirata a far credere al predatore di avere a che fare con un’esca viva, o meglio di un pesce in difficoltà che presenta evidenti problemi di nuoto. Un’azione che eseguita correttamente provoca l’inevitabile attacco del carnivoro, anche se si trova  assopito sul fondo come il siluro nei mesi più freddi.

Nella pratica bisogna imprimere alla canna degli strappi continui verso l’alto, in modo da far saltare dal fondo la nostra esca, cercando di accompagnare il movimento di ricaduta verso il fondo.

Il pesciolino esca deve essere richiamato con brevi guizzi verso l’alto, cercando di alternare movimenti bruschi a scarti più dolci, a pause sul fondo di alcuni secondi, a strisciate senza staccarsi dal fondo. Sicuramente è molto più semplice la pratica che non la teoria, ma consiglio di affinare la tecnica specialmente nell’avere continuamente il contatto diretto con l’esca evitando le pance del filo, negli istanti di caduta dell’esca.

L’importante è capire il movimento più accattivante per il predatore, le variazioni del recupero vengono direttamente dalla fantasia e dal bagaglio tecnico del pescatore.

La ferrata và quasi sempre a segno, e se i nostri gesti sono eseguiti bene è semplicemente una reazione istintiva, la mangiata del siluro in questa tecnica è decisa e convinta,   infatti il siluro riconoscendo il sapore e la consistenza del pesce “vero” non molla più la presa, regalando una ferrata sicura anche per i meno esperti, ma è meglio non aspettare troppo per non causare allamature nella gola del siluro.

Più incerto è il combattimento, che necessariamente parte in condizioni di svantaggio, infatti  l’attrezzatura  usata per questa tecnica è fortemente sottodimensionata alla mole del pesce siluro, ma sa regalare divertimento ed emozioni uniche, anche con pesci di piccola, media taglia. (!!non me vogliano gli altri colleghi pescatori, ma mi riferisco a pesi compresi tra 10 -20 kg)  

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La montatura  

Il montaggio utilizzato è quello ideato da Albert Drachkovich che ha perfezionato questa tecnica nata per insidiare tutti i pesci predatori, ma in particolare lucci e persici. Solo in secondo tempo questa montatura viene utilizzata per la pesca del siluro, con modifiche sostanziali sotto il punto di vista della robustezza dei materiali. In commercio esistono dei montaggi dedicati al siluro, che però hanno dimostrato di “consumarsi” molto in fretta, infatti succede che dopo la prima cattura  i vari braccioli e la struttura portante si piega irrimediabilmente rendendo impossibile un nuovo innesco.

Il mio consiglio è quello di costruire il montaggio con materiali  molto robusti, i quali ci garantiscono anche una durata del nostro pesciolino più lunga.

Per la struttura portante uso l’acciaio armonico nella misura 1mm, meglio 1.2 mm, che conferiscono al montaggio una rigidità a prova di siluro, senza interferire nella mobilità dell’esca. I braccioli che uniscono la struttura portante alle ancorette saranno di kevlar o tracciato con un carico di rottura non inferiore ai 50 kg, mentre le ancorette utilizzate saranno della misura n. 1 oppure  n. 2  per le montature con doppia ancoretta,  n. 1/0 per quelle a singola.

Il piombo o zavorra de applicare in testa al montaggio deve necessariamente essere proporzionata  alla grandezza dei pesci utilizzati 10/ 20 cm  (scardole, gardons, e piccoli carassi) e dalla corrente del fiume.  Specialmente in inverno prediligo montature pesanti  che mi consentono di esplorare meglio il fondo, consiglio grammature che vanno dai 30 ai 60 grammi per zone con corrente più forte.  

La canna  

La canna dovrà essere rigida  specialmente in punta, questo  per favorire la ferrata ed imprimere  movimenti scattanti e nervosi; la sua lunghezza andrà da 2,10 m.  a 3 metri per la pesca dalla barca, non meno di  3,40 metri per la pesca da riva.

La potenza consigliata è 50/100 grammi, quindi un attrezzo leggero che però riesce  a trasmettere le  sfuriate in maniera esaltante!!

Il mercato offre diversi modelli dedicati alla pesca con il morto, ma il mio consiglio è quello di optare per una grammatura non inferiore ai 50 grammi. Sono altrettanto valide alcune canne per lo spinning pesante come le Rhino df spin H 40/80 gr.  

Il mulinello  

Requisiti indispensabili saranno la robustezza degli ingranaggi  ed il peso, infatti per evitare spiacevoli affaticamenti, il mulinello deve avere una perfetta bilanciatura con la canna. In bobina carichiamo un buon tracciato con un carico di rottura non inferiore ai 30 kg , che ci garantisce  una certa tranquillità, e nello stesso tempo, non avendo elasticità come il nylon , un contatto più diretto con l’esca.  

Conclusioni

E’ una tecnica  facile da apprendere che regala soddisfazioni da subito anche ai principianti,  molto efficace per qualsiasi predatore, allarga le possibilità di cattura   per altre specie come i lucci ed i lucioperca lasciando molto spazio alla fantasia del pescatore, che può inventarsi i vari movimenti più catturanti.

L’unico inconveniente a cui purtroppo non riesco a porre rimedio, sono i frequenti incagli sul fondo che troppe volte mi “rubano” il montaggio, ma questa è la pesca…ed a noi piace così !!!     

Foto di Andrea Pomati e Fabio Benetti


Il Gruppo Siluro Ponte Vecchio