Regione Emilia Romagna
Provvedimenti tesi a limitare e contenere la presenza del Siluro d'Europa (Silurus Glanis) nelle acque interne regionali. Modifica della Deliberazione regionale n. 3544 del 27/7/93. 74 (Deliberazione della Giunta regionale n.1574 del 3/7/1996, controllata dalla CCARER il 18/7/1996, prot. n. 884/818)
LA GIUNTA REGIONALE EMILIA ROMAGNA
Richiama la L.R. 22/02/93, n.11 "Tutela e sviluppo della fauna ittica e
regolazione della pesca in Emilia Romagna", ed in particolare l'art. 7
"Piano Ittico Regionale; Rilevato che il Piano Ittico Regionale 1995-1999,
approvato con deliberazione della Giunta regionale n. 4372 del 6 dicembre 1995,
attribuisce particolare rilevanza, ai fini della tutela e del ripristino delle
specie ittiche tipiche delle acque regionali, al controllo delle specie
alloctone con maggiore incidenza sull'ecosistema, ed in particolare del Siluro
d'Europa (Silurus Glanis);
Considerato:
- che il patrimonio ittico delle acque interne regionali ha sempre trovato un
habitat acquatico idoneo alla riproduzione ed all'accrescimento naturale;
- che negli ultimi anni tale patrimonio, ed in particolare quello del Po, dei
tratti terminali dei sui affluenti e dei canali di bonifica, oltre ad essere
stato fortemente limitato a causa di fattori di degrado della qualità delle
acque e dell'habitat, è fortemente minacciato da forti squilibri
biologici dovuti alla presenza massiccia di alcune specie alloctone, come il
Siluro, divenuto ormai specie dominante;
Visto che, a seguito di appositi contatti intercorsi con le Regioni che si
affacciano sul Po, si è preso congiuntamente atto della grave situazione
creatasi nell'intero bacino del fiume stesso a causa della diffusione di detta
specie, ed è stato convenuto di elaborare un progetto interregionale contenente
proposte a breve e medio termine per un intervento coordinato ai fini del
controllo della presenza del Siluro nel fiume Po ed alle foci dei principali
affluenti;
Considerato che tra gli interventi più urgenti previsti figurano la
predisposizione o il perfezionamento delle rispettive normative regionali al
fine di contenere e limitare tale presenza;
Evidenziato che anche sulla base di detti impegni assunti su base
interregionale, la Regione Emilia Romagna sta procedendo, con apposito atto
deliberativo in corso di adozione, allo svolgimento di una ricerca scientifica
per meglio approfondire le conoscenze sulla biologia, la diffusione ed ogni
altra tematica inerente, utile all'obbiettivo finale di "estirpazione"
del Siluro d'Europa dalle acque del bacino del Po e dalle altre acque interne
interessate.
A voti unanimi e palesi delibera:
1) di stabilire, ai fini della limitazione e del contenimento della presenza del
Siluro d'Europa (Silurus Glanis) nelle acque interne della Regione Emilia
Romagna, quanto segue:
a) in tutte le acque pubbliche della Regione Emilia Romagna la pesca al Siluro,
sia ricreativa che sportiva, è consentita senza le limitazioni di misure e di
quantitativi giornalieri e stagionali definiti con la deliberazione della Giunta
regionale n.3544 del 27 luglio 1993;
b) la deliberazione della Giunta regionale n.3544 del 27 luglio 1993 è così
modificata: al paragrafo "limiti quantitativi delle catture giornaliere e
stagionali", comma n.3, aggiungere il seguente ultimo capoverso: "Gli
esemplari di specie alloctone non concorrono alla formazione dei quantitativi
sopraddetti".
c) le Province possono individuare e delimitare zone di corsi d'acqua ove sia
accertata una particolare infestazione di Siluro, nelle quali autorizzare,
mediante appositi accordi con i pescatori professionali e con le Associazioni
piscatorie, l'uso della rete a strascico, ed altri attrezzi
tecnicamente idonei per tale pesca, con esclusione dei periodi in cui si
realizza la riproduzione naturale delle specie autoctone;
d) le Province indicano altresì, oltre ai campi di gara permanenti e
temporanei, ulteriori corpi idrici nei quali favorire e consentire, con la
collaborazione delle Associazioni piscatorie, gare di pesca al Siluro;
e) i Siluri prelevati secondo le varie modalità sopra illustrate non possono
essere reimmessi. A tal fine le Province acquisiscono bacini per la raccolta e
lo stoccaggio del Siluro (oltre che del Carassio e del Carassio dorato), in modo
tale da consentirne la commercializzazione, in caso di richiesta del mercato, e
in caso di mancata richiesta, provvedono allo smaltimento a norma di legge;
f) fatta eccezione per i casi di cui alle lettere e), è vietato su tutto il
territorio regionale il commercio finalizzato all'immissione, nonché
l'immissione del Siluro negli allevamenti e nei laghetti di pesca a
pagamento, di cui agli artt. 24 e 26 della L.R. 11/93 g) le Provincie sono
invitate a vigilare sulla corretta applicazione del presente provvedimento a
norma degli artt. 58 e 59 della L.R. 15 febbraio
1994, n. 8;
2) di pubblicare la presente deliberazione sul Bollettino Ufficiale della
Regione Emilia Romagna.
Introduzione
Nella Legge Regionale n. 11 del 22/02/1993 – Tutela e sviluppo della fauna ittica e regolazione della pesca in Emilia-Romagna – nell’articolo 7, comma 5, viene stabilito che il Piano Ittico Regionale (in seguito indicato come PIR), documento programmatico della Regione Emilia-Romagna in materia di ambiente, pesca e tutela della fauna ittica, ha durata quinquennale. Scaduto ormai il PIR, relativo al quinquennio 1996 – 2000, la Regione Emilia-Romagna si accinge dunque ad elaborare e proporre alle province il nuovo documento programmatico e d'indirizzi relativo al quinquennio 2001 – 2005, la cui stesura ha interessato anche l’analisi e la verifica degli studi, finanziati come Progetti Finalizzati (In totale 142 - cap. 10 del PIR 1996 – 2000) e dei dati raccolti nel corso dell’elaborazione della Carta Ittica Regionale. Si ricorda che la realizzazione della Carta Ittica era già iniziata con un insieme di studi ed indagini i cui risultati, sono poi stati divulgati nella pubblicazione "Elementi di base per la predisposizione della Carta Ittica Regionale", a cura dell'allora Assessorato Agricoltura e Alimentazione. Oggi, è già stata terminata la Carta Ittica Regionale per le acque di categoria "D" e "C", i cui risultati saranno divulgati nel breve periodo. Quella relativa alle acque di categoria "D" è già in fase di stampa. Nell’elaborazione del nuovo PIR è stato inoltre valutato attentamente il fenomeno del continuo aumento delle specie alloctone, estranee alla fauna ittica locale, e del lento, ma costante declino, delle specie autoctone. Al pari del documento di programmazione precedente, il nuovo PIR è stato elaborato in stretta collaborazione con la Commissione Ittica Regionale, le associazioni piscatorie e di protezione ambientale e le Amministrazioni Provinciali. A differenza del precedente PIR, non sono stati inseriti in questo documento, i Piani Ittici di Bacino, perché si è voluto individuare ed indicare prima le line programmatiche a livello regionale, in modo tale da rendere poi, unitaria ed omogenea la successiva elaborazione dei suddetti piani. Inoltre alcuni capitoli sono stati modificati, altri aggiunti, altri uniti sotto uno stesso, o differente, titolo. E’ stato inoltre ritenuto opportuno inserire all’interno del testo stesso e citare, in alcuni casi nella loro interezza, i principali riferimenti normativi regionali in materia, in modo tale da rendere
la consultazione del PIR più agevole ed immediata.AMBITO D'applicazione della l/R 11/93
L.R. 11/93 - Art. 2 - AMBITO di applicazione
1
. Le disposizioni della presente legge si riferiscono alle acque interne, comprese quelle del demanio marittimo delimitate dal DPR 2 ottobre 1968, n. 1639.2
. Sono considerate interne, agli effetti della presente legge, le acque dolci, salse o salmastre delimitate al mare dalla linea congiungente i punti più foranei degli sbocchi della laguna, dei bacini, dei canali e dei fiumi.Il territorio della Regione Emilia-Romagna si presenta, sotto il profilo ambientale, molto vario e complesso. E’ possibile, infatti, rinvenire ambienti con caratteristiche molto differenti, dai rilievi dell’Appennino settentrionale con le sorgenti dei più importanti corsi d’acqua regionali sino alle lagune salmastre, in prossimità della foce del fiume Po. Il campo di applicazione della L.R. 11/93, nel territorio regionale, è stabilito nel comma 2 dell'art. 2. Con il termine di "acque interne" si definiscono dunque ambienti acquatici, sia naturali sia artificiali, aventi caratteristiche, in taluni casi molto diversi, in particolare per quanto riguarda la loro concentrazione di sali disciolti e, di conseguenza, caratterizzati da differenti comunità ittiche. In alcune aree, ed in particolare in quelle relative alle acque salmastre ed in prossimità degli sbocchi a mare dei fiumi, può essere difficile procedere ad una chiara e ben definita distinzione e classificazione tra le acque interne, oggetto della presente legge, e quelle marine. E' quindi importante che tutti gli Enti predisposti al controllo ed alla gestione del territorio, collaborino attivamente per la corretta individuazione dei confini, e quindi dei rispettivi ambiti d'applicazione delle diverse normative vigenti.
AMBIENTI E ACQUE INTERNE DELL'EMILIA-ROMAGNA
Il Fiume Po
Il fiume Po é il corso d'acqua principale della Regione ed a Nord rappresenta il confine naturale con il Veneto e la Lombardia. Il fiume Po, dove confluiscono molti dei principali corsi d'acqua regionali e da cui si dipartono importanti canali ad uso irriguo, é caratterizzato sotto il profilo fisico, chimico, ed idrodinamico da acque con caratteristiche molto variabili. L'alternarsi di piene primaverili ed autunnali e di "magre" durante il periodo estivo ed invernale, tipico di un clima continentale, come quello che insiste sulla pianura padana, determina, infatti, variazioni nelle caratteristiche quantitative e qualitative delle acque e, di conseguenza, della capacità biogenica ed autodepurativa del fiume stesso. I periodi di magra che si verificano nel periodo invernale, a differenza di quelli estivi, influiscono in misura minore sulla capacità biogenica del fiume, a causa dell’assenza del prelievo a scopo irriguo. Lungo il suo corso principale, e spesso ad esso collegato, s’incontrano ambienti di enorme interesse ecologico, vale a dire le lanche, gli stagni e le paludi, che rappresentano aree naturali di estrema importanza per la riproduzione di molte delle specie ittiche presenti. E’ necessario ricordare come nel corso degli ultimi anni si è assistito alla creazione di nuove lanche, sia a seguito d'interventi di riqualificazione ambientale sia dell’attività d'estrazione d'inerti. Le acque del fiume Po sono caratterizzate, già in ingresso nel territorio della regione Emilia-Romagna, da una discreta quantità di solidi in sospensione, che ne limita la trasparenza. In seguito, a mano a mano che si procede verso la foce quest’aspetto si accentua, sia per l'apporto degli altri corsi d'acqua regionali, caratterizzati da bacini imbriferi di natura prevalentemente argillosa, sia per l'attraversamento di zone molto industrializzate e d'aree ad elevato sviluppo agricolo. Al riguardo giova ricordare che il Po raccoglie le acque da un territorio di circa 75.000 chilometri quadrati, comprendente la Valle d'Aosta, il Piemonte, la Lombardia e buona parte dell’Emilia Romagna. Sul bacino imbrifero del fiume Po gravitano circa 15.000.000 d’abitanti e solamente il 20% del territorio é scarsamente coltivato. Il Po é quindi affetto da uno stato permanente d’inquinamento, sia di natura organica sia industriale, che si aggrava in particolare in concomitanza dei momenti di magra estiva. La fauna ittica del fiume é numericamente dominata dalle specie appartenenti alla famiglia dei ciprinidi, anche se è possibile rinvenire quasi tutte le specie presenti all’interno del territorio regionale. Il popolamento ittico del medio e basso corso del fiume Po, in assenza di fattori limitanti, è così rappresentato per lo più da specie appartenenti alle famiglie dei ciprinidi, sia reofili che limnofili, acipenseridi, percidi, esocidi e anguillidi. Nel periodo primaverile si assiste alla rimonta di specie anadrome, quali la cheppia (Alosa fallax) mentre in quello estivo è possibile rinvenire specie appartenenti alla famiglia dei mugilidi, tipiche d'ambienti d'acque salmastre, anche nel medio corso del fiume Po per motivi trofici. All’inizio della stagione riproduttiva, molte specie, presenti nel corso principale per motivi trofici, hanno, invece, la tendenza a risalire gli affluenti in cerca di substrati adatti alla deposizione delle uova. Una volta terminata la fase riproduttiva, quasi tutti gli esemplari ritornano, dopo un periodo più o meno lungo di permanenza in acque secondarie, nel corso principale del fiume. La presenza di strutture, in parte o totalmente insormontabili, può ostacolare il naturale raggiungimento delle aree idonee alla riproduzione e limitare così il potenziale riproduttivo delle diverse specie. La fauna originaria del fiume Po è stata, in ogni caso, profondamente alterata, nella sua composizione, oltre che da interventi di natura antropica, anche dall’introduzione di specie alloctone, tra le quali occorre ricordare il siluro (Silurus glanis) e, recentemente, il barbo d’oltralpe (Barbus barbus), la breme (Abramis breme), il lucioperca (Stizostedion lucioperca) e l'aspio (Aspius aspius). Ulteriori valutazioni, relative alla distribuzione ed agli effetti dell’introduzione delle specie alloctone, sono rimandate al capitolo a loro dedicato. Nel basso corso del fiume Po, sono presenti con maggiore frequenza specie ittiche eurialine, che risalgono abitualmente il corso del fiume, quali il cefalo (Mugil cephalus) e la passera (Platichthys flesus). Tra le specie ittiche eurialine é necessario prestare attenzione alla continua e preoccupante rarefazione delle specie potamotoche nostrane d’acipenseridi e della cheppia, che, a causa degli sbarramenti artificiali, della pesca eccessiva e dell'inquinamento, incontrano crescenti difficoltà a riprodursi. Infine è necessario rilevare che, per il suo carattere di corso d'acqua interregionale, è necessario un maggiore coordinamento tra le diverse Amministrazioni Regionali per giungere ad una migliore gestione dell'ittiofauna e, in particolare, per quanto riguarda il contenimento delle specie alloctone. A questo proposito la Regione Emilia-Romagna aveva già avviato, nel corso del precedente PIR, alcune iniziative per giungere ad un maggiore coordinamento con le altre Regioni, che intende continuare anche nel corso del presente piano.
FORME DI CONTROLLO DELLE SPECIE ITTICHE ALLOCTONE
L.R. 11/93 – Art. 13 – tutela della fauna ittica
1. L'immissione nelle acque interne di specie ittiche estranee alla fauna locale è vietata. La Giunta regionale può consentire motivate deroghe al divieto.
- omissis -
La lotta verso le specie alloctone e la loro introduzione è da sempre uno degli obiettivi principali della Regione Emilia-Romagna, insieme alla tutela ed incremento dell'ittiofauna autoctona. L'attuale legge regionale 11/93 è stata ed è, infatti, dotata di un impianto normativo adeguato ad evitare e prevenire la comparsa di nuove specie. Tuttavia l'accresciuta disponibilità di specie per l'acquisto, la facilità nei trasporti e la difficoltà nel giungere ad un reale coordinamento tra regioni vicine, hanno in parte vanificato molti degli sforzi compiuti e ciò ha portato ad un incremento numerico delle entità estranee alla fauna locale, come di seguito riportato.
FAMIGLIA |
SPECIE |
NOME COMUNE |
Ciprinidae |
Rutilus rutilus |
Rutilo o gardon |
Ctenopharyngodon idellus |
Amur |
|
Aristhychthys nobilis |
Carpa testa grossa |
|
Hypophthalmichthys nobilis |
Carpa argento |
|
Carassius carassius |
Carassio |
|
Carassius auratus |
Carassio dorato |
|
Pseudorasbora parva |
Pseudorasbora |
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Abramis brama |
Abramide |
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Barbus barbus (Barbus sp.) |
Barbo d'oltralpe |
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Rhodeus sericeus amarus |
Rodeo |
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Aspius aspius |
Aspio |
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Ictaluridae |
Ictalurus melas |
Pesce gatto |
Ictalurus punctatus |
Pesce gatto punteggiato |
|
Siluridae |
Silurus glanis |
Siluro |
Poecilidae |
Gambusia holbrooki |
Gambusia |
Centrarchidae |
Lepomis gibbosus |
Persico sole |
Micropterus salmoides |
Persico trota |
|
Gymnocephalus cernuus |
Acerina |
|
Percidae |
Stizostedion lucioperca |
Lucioperca |
I nomi sottolineati si riferiscono a specie di recente comparsa.
Molte delle specie comparse nelle acque regionali, in tempi più o meno recenti, sono più rustiche ed in grado di colonizzare ambienti in parte degradati dall'attività antropica di quelle autoctone e sono quindi in grado di trarre vantaggio da questo generale peggioramento delle condizioni ambientali.
Alcune di queste sono attualmente segnalate solamente nel corso del fiume Po, e ciò dimostra come la presenza e l'introduzione delle specie alloctone sia un problema che interessa e coinvolge tutto il bacino del fiume Po. E' quindi molto probabile che in tempi brevi possano iniziare a colonizzare anche i principali affluenti, raggiungendo e colonizzando quindi aree di particolare interesse ambientale. Molte specie sono invece già presenti all'interno del reticolo idrografico dei canali di bonifica a causa del loro contatto diretto con il corso del fiume Po. Oltre alle specie ittiche è da segnalare la comparsa, e la sua sempre più ampia diffusione, del gambero rosso della Luisiana (Procambarus clarkii) in grado di colonizzare ambienti molto eterogenei e di dare origine a popolazioni molto numerose. La specie è da temere per il suo impatto sugli ecosistemi acquatici perché onnivoro e possibile predatore per la fauna ittica (uova, larve, forme giovanili). La Regione Emilia-Romagna, tramite la L.R. 11/93, per limitare la presenza delle specie alloctone, una volta comparse nelle acque regionali, ha intrapreso inoltre la direzione di coinvolgere direttamente i pescatori sportivi. Tutti gli esemplari appartenenti a specie alloctone, una volta catturati, non possono, infatti, essere rilasciati. Per incentivare questa forma di controllo con la D.G.R. n. 1574 del 03/07/1996, è stato inoltre stabilito che le specie alloctone non concorrono al raggiungimento del peso massimo giornaliero di catture. Nel corso del precedente PIR la Regione Emilia-Romagna ha inoltre promosso interventi per favorire l'organizzazione di gare di pesca volte ad incrementare il prelievo delle specie alloctone, con particolare riferimento al siluro. Oltre ai già esistenti riferimenti normativi, di seguito sono riportate le indicazioni in merito al contenimento delle specie alloctone.·
Siluro (Silurus glanis): Il Siluro (Silurus glanis) é stato introdotto nelle acque del bacino del Po alla fine degli anni settanta ed ha rapidamente colonizzato il medio e basso corso del fiume ed i principali affluenti, sia in sponda destra sia sinistra. La specie è ormai ampliante diffusa in tutto il territorio regionale e nel reticolo dei canali di bonifica e, non sembra abbia raggiunto una condizione d'equilibrio con l’ambiente. La continua comparsa e la conseguente esplosione demografica di nuove specie rendono, infatti, molto difficile il raggiungimento di un equilibrio naturale, come si prospettava al momento della sua comparsa. Per meglio conoscere la biologia di questa specie, l'effetto sulla fauna ittica locale e verificare la possibilità di limitarne la diffusione, la Regione Emilia-Romagna nel corso del precedente PIR ha attivato un insieme di ricerche in collaborazione con la Provincia di Ferrara e l'Università degli Studi di Ferrara. Le ricerche sono iniziate nel 1997 e continuano tuttora ed hanno interessato principalmente il fiume Po ed il reticolo dei canali di Bonifica in Provincia di Ferrara. Tra i dati emersi, particolarmente preoccupante sembra essere l'elevato numero d'esemplari delle classi 0+ ed 1+, che sono annualmente rinvenuti nei campionamenti, in particolare in quelli estivi. Ciò denota, infatti, che questa specie è in grado di riprodursi con successo e può colonizzare ed espandersi verso nuovi territori. Il fiume Po agisce dunque come un "centro di diffusione" dei giovani esemplari nei confronti del restante reticolo idrografico regionale, e più in generale, per tutto il bacino padano. Sembra tuttavia che i giovani esemplari, nati al termine dell’estate, abbiano minore probabilità di sopravvivere, rispetto a quelli nati all’inizio dell’estate, forse a causa della scarsità di prede. Allo stato attuale la specie non sembra essere in ogni caso assolutamente in declino. E’ presente ormai in tutte le tipologie ambientali, e tende ad essere sempre la specie più importante in termini di biomassa e talvolta anche numerici. L’eradicazione della specie dal territorio regionale è dunque impossibile allo stato attuale. Le azioni di bonifica, promosse nel corso del precedente PIR, e monitorate nel corso degli studi, non sembrano aver dato risultati incoraggianti, poiché il territorio che può essere interessato da questi interventi, rappresenta sola una piccola parte del reticolo idrografico. Inoltre le azioni di bonifica o d'eradicazione della specie sono spesso rese inefficaci dalla continua immigrazione di nuovi esemplari dalle zone circostanti e ciò rende evidente, come più volte sottolineato a livello regionale, la necessità di un programma di contenimento a livello inter-regionale. Dalle esperienze compiute nel territorio della provincia di Ferrara in collaborazione con l'Università di Ferrara, sembra emergere la possibilità di adottare una metodica cost-effective che possa offrire il massimo risultato in termini di prelievo degli esemplari di siluro, che può essere riassunta nei seguenti punti:a) Operare un prelievo selettivo a partire dalle classi di età di prima riproduzione corrispondente cioè a 60 cm per i maschi e a 70 cm per le femmine.
b) Questo prelievo può essere effettuato impiegando tramagli con maglia non inferiore a 70 mm,. Questa dimensione di maglia permette, infatti, la cattura degli esemplari a partire dai 60 cm di lunghezza e garantisce un impatto limitato nei confronti delle altre specie. Un continuo asporto d'esemplari sessualmente maturi, almeno in aree ristrette, dovrebbe permettere di limitare la presenza dei nuovi nati e portare ad una riduzione numerica dei siluri presenti.
c) Il periodo più indicato per queste operazioni è da individuare in quello autunno/invernale, quando l'assenza di vegetazione rende più facile l’impiego di reti e tramagli, ed i siluri tendono a riunirsi in gruppi di taglia omogenea per svernare. In questo modo è inoltre possibile operare un prelievo di soggetti adulti prima nell’inizio della stagione riproduttiva.
d) Le operazioni di contenimento della specie si possono ritenere utili e realmente efficaci in aree di limitata estensione. Si ritiene quindi importante concentrare le operazioni di cattura all’interno delle zone ZRF, ZPI e ZPFI al fine di facilitare anche la riproduzione delle specie autoctone e quindi il loro incremento numerico. E', infatti, possibile ipotizzare che attualmente le specie autoctone siano confinate in aree poco idonee alla deposizione a seguito della presenza dei siluri e che le ZRF, le ZPI e le ZPSI agiscano come aree di tutela per i siluri stessi.
e) In aree di particolare interesse si può inoltre prevedere l'impiego di nasse, per la cattura dei soggetti giovani e di taglia inferiore ai 50 - 60 cm e quindi operare un prelievo anche sulle classi di età più giovani (0+ e 1+).
Altro elemento importante per il contenimento della specie riguarda anche l’individuazione delle aree di frega, perché permetterebbe la possibilità di intervenire con azioni mirate e concentrate nel periodo riproduttivo. Sono sicuramente da incentivare le attività che prevedono un coinvolgimento diretto delle associazioni di pesca sportiva, come già previsto nella deliberazione n. 1574 del 03/07/1996, nel prelievo degli esemplari di siluri. Per quanto riguarda l'efficacia di questo prelievo, valgono le stesse considerazioni già fatte per la pesca con le reti, ma si ritiene di fondamentale importanza coinvolgere direttamente i pescatori sul problema della presenza delle specie alloctone nel territorio regionale. Si ritiene comunque necessario continuare nell'acquisizione e nell'aggiornamento delle informazioni relative a questa specie, in particolare per il fiume Po, al fine di avere un quadro generale della diffusione della specie per meglio coordinare eventuali e nuove azioni di contenimento.
·
Abramide (Abramis brama): L'abramide è una specie ampliamente diffusa in Europa Centrale, che è di recente comparsa nelle acque regionali ed in particolare nel corso del fiume Po. Può raggiungere i 60/70 cm di lunghezza ed il peso di alcuni chilogrammi. E' una specie gregaria tipica di acque calde ed a corso lento, che si nutre sul fondo grazie alla bocca protrattile. Può dare origine a grandi sciami. Per queste sue abitudini è sicuramente destinata ad entrare in competizioni con le specie autoctone aventi le stesse preferenze in termini di caratteristiche ambientali, tra le quali, tinca e carpa. La specie riveste molto interesse ai fini della pesca sportiva ed agonistica. Purtroppo i dati relativi a questa specie sono ancora molti scarsi ed è quindi necessario al più presto acquisire maggiori informazioni relative alla sua diffusione e biologia nelle acque regionali.·
Aspio (Aspius aspius): si tratta di un ciprinide ittiofago, originario dei bacini danubiani e simile al cavedano, in grado di raggiungere anche il peso d'alcuni chilogrammi. E' da poco comparso nelle acque del fiume Po e non sembra aver ancora colonizzato i principali affluenti. Si tratta dell'ennesimo predatore alloctono presente nelle acque regionali e le conseguenze di questa nuova introduzione potranno comunque essere valutati solamente in futuro. La specie sembra in ogni caso in grado di riprodursi con successo. Si ritiene quindi di notevole importanza iniziare ad acquisire maggiori e più dettagliate informazioni relative alla sua diffusione e biologia nelle acque regionali.·
Carassio (Carassius auratus e Carassius carassius): Ciprinide infestante, introdotto in Italia alla fine del secolo scorso. La capacità di resistere a condizioni avverse, come la carenza d'ossigeno e l'inquinamento, lo rende molto competitivo nei confronti delle specie autoctone. La sua attuale diffusione nelle acque regionali non consente di ipotizzarne una facile eradicazione, anche se la specie sembra attualmente attraversare un periodo di declino, che si può forse attribuire alla comparsa di nuove specie alloctone oltre all'effetto della predazione esercitata dal siluro.·
Lucioperca (Stizostedion lucioperca) - La specie è ormai ampliamente diffusa nelle acque planiziali della regione ed è in grado di riprodursi con successo. La specie gode tuttavia di un notevole interesse da parte dei pescasportivi ed è attivamente insidiata per la qualità delle sue carni. Esiste quindi già una forma di contenimento delle popolazioni presenti. Al pari delle altre specie alloctone sarebbe opportuno poter disporre di maggiori informazioni relative alla sua diffusione e biologia nelle acque regionali.·
Acerina (Gymnocephalus cernuus): Insieme alla sandra rappresenta l'altro percide introdotto presente nelle acque regionali, da cui si differenzia per le ridotte dimensioni, potendo raggiungere al massimo i 30 cm di lunghezza. L'acerina è ampliamente diffusa nell'Europa settentrionale, centrale ed orientale. E' una specie gregaria in grado di formare grandi sciami solitamente in prossimità del fondo dove staziona per la maggior parte del tempo. Si nutre per lo più d'insetti acquatici, ma anche d'uova e larve di pesci. Può quindi essere molto dannosa per la fauna ittica presente. L'acerina non riveste nessun interesse per i pescasportivi e, a differenze del lucioperca, non è ipotizzabile nessun prelievo mirato da parte dei pescatori. Purtroppo non esistono dati aggiornati sulla sua distribuzione e biologia nelle acque regionali, che andrebbero invece raccolti al più presto.·
Barbo d'oltralpe o barbo "spagnolo" (Barbus barbus o barbus sp. ): Si tratta di una specie comparsa da alcuni anni nelle acque del fiume Po ed oggi ampliamente diffusa con la presenza di esemplari di diversi chilogrammi di peso. Il nome "barbo spagnolo" deriva dall'appellativo con cui è comunemente chiamata dai pescatori sportivi, dai quali è molto apprezzata. E' probabile che si tratti della specie Barbus barbus. I dati a disposizione relativi a distribuzione e biologia nelle acque regionali sono limitati e frammentari, e si avverte quindi l'esigenza di provvedere al più presto a colmare questa lacuna. Questa specie è ad ora limitata al corso del fiume Po, ma è ipotizzabile che in tempi brevi possa iniziare a colonizzare i principali affluenti. In questo caso è possibile che s'inneschino gravi fenomeni di competizione con la specie italiana Barbus plebejus.·
Carpe erbivore - I Consorzi di bonifica utilizzano in particolar modo la carpa erbivora (Ctenopharingodon idella), per il diserbo biologico dei canali. Seppure l'alloctonia di questa specie sia chiara, la difficoltà di riproduzione al di fuori dell'areale originario, la rende a tutt'oggi facilmente controllabile. Le prove condotte negli scorsi anni per valutare la possibilità di riprodursi nelle acque regionali hanno, infatti, dimostrato che tutti gli esemplari presenti provengono da attività di ripopolamento e che le classi d'età, che si possono trovare in natura, non sono da attribuire a riproduzione naturale. Nella pubblicazione regionale "La carpa erbivora in Emilia Romagna" si possono trovare ulteriore dati relativi all'utilità di questa specie, ma se ne pone in rilievo anche l'impatto negative sulle specie ittiche residenti nel reticolo dei canali di bonifica. L'azione della carpa erbivora, se non ben controllata, può, infatti, influire su riproduttivo di specie a deposizione fitofila a seguito della scomparsa degli habitat adatti per la riproduzione ed al primo accrescimento degli avannotti. L'impiego della carpa erbivora in azioni di diserbo dovrebbe quindi essere attentamente valutato. Nelle acque regionali, in particolare in molti laghi è possibile rinvenire anche esemplari delle specie chiamate carpa argento (Hypophtalmichthys molitrix) e carpa testa grossa (Aristhychthys nobilis) di cui è consentita l'immissione per la pesca a pagamento e che, al pari dell'amur, non sono in grado di completare il loro ciclo biologico nelle acque regionali.·
Gambero rosso della Luisiana (Procambarus clarkii): Si tratta di un gambero alloctono, comparso alcuni anni fa in territorio modenese e ormai ampliamente diffuso in quasi tutte le aree planiziali della regione. Recentemente ha iniziato a colonizzare anche zone collinari. Questa specie è oggetto di un notevole interesse da parte dei pesca sportivi e ciò contribuisce probabilmente alla sua diffusione, ma assicura anche un mimino di controllo sulle popolazioni presenti. Ha l'abitudine di scavare lunghe tane negli argini e può quindi arrecare seri danni alla rete dei canali di bonifica. E' fondamentale avere dati aggiornati sulla sua diffusione e verificare accuratamente l'impatto che può avere sugli ambienti acquatici regionali. Sarebbe inoltre opportuno prevedere una norma che ne vieti il trasporto vivo, o la realizzazione di un opuscolo per informare i pescatori del rischio derivante dall'introduzione di questa specie, in particolare dove sono presenti popolazioni di gambero autoctono. Nelle aree in cui la specie è particolarmente numerosa, si potrebbe inoltre prevedere anche un coinvolgimento diretto dei pescatori di professione per il suo contenimento, al pari di quanto già avviene per il siluro.Bacini di stoccaggio per le specie alloctone
e punti di rilascio
Deliberazione della Giunta regionale n. 3544 del 27/07/1993
- omissis -
Misura dei pesci di cui è consentita la cattura
2.
- omissis - E’ vietata la reimmissione in acqua degli esemplari catturati appartenenti a specie alloctone.- omissis -
Per ridurre numericamente gli esemplari di specie alloctone e limitarne la diffusione, l'attuale normativa regionale ne vieta quindi la reimmissione, una volta catturati. Una tale disposizione normativa ha posto e pone tuttavia il problema relativo al loro smaltimento. Una prima soluzione, adottata durante il precedente PIR, è stata quella di creare, in collaborazione con le Province appositi bacini di stoccaggio, dove depositare i soggetti catturati, che potevano poi essere commercializzati o smaltiti tramite ditte specializzate. In un'ottica di continuità delle azioni già intraprese, la Regione Emilia-Romagna, anche durante l'attuazione del presente PIR, ritiene opportuno continuare e stimolare la creazione di bacini di raccolta. Parimenti, ritiene però necessario assegnare a questi corpi idrici una valenza più ampia e non solo quella d'aree di stoccaggio. Gli indirizzi e gli obiettivi da seguire nella loro gestione dovrebbero inoltre portare ad una fattiva collaborazione tra Province, associazioni di pesca sportiva e di protezione ambientale. Questi bacini di stoccaggio possono avere valenza provinciale o anche inter-provinciale e interessare più Province. Di seguito sono quindi elencati le finalità da perseguire nella creazione e gestione di questi bacini.
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Area di stoccaggio, vera e propria; per gli esemplari appartenenti a specie alloctone;·
Impiego come lago di pesca sportiva per l'attività agonistica e ricreativa e come scuole di pesca, gestiti dalle associazioni di categoria. Se impiegati come campo di gara, potrebbero inoltre alleggerire la pressione sugli ambienti naturali;·
Area per gli uccelli ittiofagi. Una parte del bacino, dove è vietata la pesca, può essere destinata all'avifauna ittiofaga;·
Impiego come area di studio sulla biologia delle specie alloctone;·
Area di deposito per la futura commercializzazione delle specie presenti.In questi bacini dovrebbero essere fatti pervenire tutti gli esemplari alloctoni provenienti da: campi di gara durante l'attività agonistica
, recuperi dell'ittiofauna e attività di controllo delle popolazioni degli alloctoni. In occasione d'ogni nuova immissione, dovrebbe essere redatto un apposito verbale con la quantità e il tipo delle specie rilasciate in modo tale da poter disporre di dati aggiornati sulla fauna presente. I bacini devono inoltre essere mantenuti in condizioni idonee alle necessità della fauna ittica, e sono da prevedere monitoraggi periodici per il controllo della qualità delle acque. L'introduzione di specie "foraggio" e predatori dovrebbe portare ad un parziale equilibrio tra le specie immesse e per questo potrebbero essere utilizzati come aree di studio per le specie alloctone.Con il termine di "punti di rilascio" si vuole invece introdurre un nuovo elemento nella lotta e nel limitare la diffusione delle specie alloctone. Questa necessità scaturisce dall'osservazione che quando si verificano asciutte dei corsi d'acqua o durante gli svasi dei canali di bonifica, ed è necessario provvedere al recupero dell'ittiofauna, non esiste in molti casi la possibilità ed il tempo necessario per effettuare una selezione del pescato. Si ricorda che la reimmissione d'esemplari alloctoni, presenti tra il pesce recuperato, contrasta con l'attuale normativa regionale. Inoltre ciò pone il problema, ben più grave, dell'introduzione di queste specie in ambienti dove non erano presenti e dove naturalmente non sarebbero arrivate (ad esempio a monte di traverse). Con il termine di "punti di rilascio" s'intendono dunque aree, individuate preventivante per opera della Provincia territorialmente competente in collaborazione con le locali Commissioni di Bacino e di Zona, in base all'ittiofauna presente, dove è autorizzato il rilascio del pescato recuperato, in base alla sua composizione.
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Pescato non selezionato: può essere immesso solamente in "punti di rilascio" individuati in corpi idrici aventi caratteristiche ambientali e comunità ittica simile ai corpi idrici di provenienza del pesce recuperato e comunque dove sono già prevalenti le specie alloctone. I bacini di stoccaggio delle specie alloctone possono essere considerati come punti di rilascio autorizzati.·
Pescato autoctono selezionato: il pescato selezionato per opera di personale competente, può essere rilasciato in "punti di rilascio" individuati in corpi idrici, aventi anche caratteristiche differenti da quelli d'origine e dove prevalgono comunque le specie autoctone.Queste operazioni sono ritenute di particolare importanza nel caso di recupero di "pesce bianco", in altre parole di ciprinidi, dove è molto difficile selezionare le singole specie, nell'impedire la ulteriore diffusione delle specie alloctone. In alcuni casi, inoltre, alla presenza di traverse che impediscono la libera circolazione della fauna ittica, è in uso la pratica di catturare esemplari a valle dello sbarramento e di rilasciarli a monte dello stesso, per incrementare gli stock ittici presenti. Anche questi punti dovrebbero essere considerati come "punti di rilascio" ed è quindi necessario porre la massima cura nel controllo delle specie catturate al fine di evitare l'introduzione d'esemplari alloctoni in aree dove non erano stati precedentemente segnalati.