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EMILIA ROMAGNA 

Convegno: "Le Specie Ittiche Alloctone. Situazione ed interventi per contenerne la diffusione

nel bacino del Po" (Bologna 24 gennaio 2000) - G. Bertozzi

Il Convegno, promosso dall’Assessorato Agricoltura della Regione Emilia Romagna d’intesa con le Regioni Piemonte, Lombardia e Veneto, è stato caratterizzato da numerosi e qualificati interventi I primi ad intervenire sono stati due prestigiosi studiosi, il Prof. Gandolfi dell’Università degli Studi di Parma e il Prof. Forneris dell’Università degli Studi di Torino che hanno trattato dell’introduzione di specie ittiche nelle acque dolci italiane: evoluzione del fenomeno e problemi connessi con la gestione e la tutela della biodiversità. Il Dr. Gandolfi ha evidenziato quanto grave sia il problema della perdita della biodiversità causata dall’introduzione di pesci alloctoni, cioè non appartenenti alla fauna originaria. L’immissione di nuove specie ittiche nelle nostre acque oltre ad aver provocato serie forme di ibridazione con conseguente perdita dei ceppi originari ha frequentemente avuto un impatto distruttivo sugli ecosistemi. Da una trentina di specie di pesci presenti in Italia alla fine del secolo scorso si è passati all’attuale settantina di specie. Le cause di tale degrado sono tante: dagli interessi commerciali degli acquacultori, all’avidità dei pescatori sportivi, alla miopia dei Pubblici Amministratori e dei tecnici preposti ai controlli. Ora, dice il Prof. Gandolfi, è necessario che, tutti assieme, si agisca per evitare ulteriori degradi e, ove possibile, per migliorare la situazione; lo si deve fare tenendo presente che se si importano nuove specie di pesci è certo che, prima o poi, esse si disperderanno nell’ambiente e, se troveranno le condizioni idonee, si diffonderanno. E’ il caso di cominciare, dice il Prof. Forneris, con la salvaguardia di un pesce endemico (cioè presente solo nel nostro paese), che sta rischiando l’estinzione: la Trota Marmorata. Proseguendo la sua ibridazione con la Trota Fario si arriverà presto all’estinzione della specie. Secondo il Prof. Forneris, essa si può salvare solo con piccole produzioni effettuate in incubatoi delle nostre valli sotto lo stretto controllo di ittiologi altamente qualificati e cercando di evitare la promiscuità con le Trote Fario. In rappresentanza delle Amministrazioni Regionali sono poi intervenuti, il Dr. Arlati (Assessorato Agricoltura della Lombardia), il Dr. Cessari (Assessorato Agricoltura del Veneto) e il Dr. Bagnato (Assessorato Agricoltura dell’Emilia Romagna). Dalle loro esposizioni, volte ad evidenziare quanto viene fatto nelle rispettive regioni per curare e prevenire i danni causati dalle specie alloctone, è però emersa l’assoluta mancanza di un " codice di comportamento che definisca chiaramente regole, uguali per tutti, da rispettare qualora si prospetti il problema di permettere o proibire l’introduzione di specie ittiche esotiche" Il successivo relatore, il Dr. Rossi dell’Università degli studi di Ferrara, invita a non demonizzare gli acquacultori; egli sostiene che essi possono essere ritenuti responsabili di non più del 10% delle specie alloctone entrate nel nostro paese. Egli sostiene che l’allevamento di specie di pesci alloctoni per l’alimentazione rappresenta un’attività di grande rilievo per l’economia del nostro paese che, seppur sottoposta a rigidi controlli, deve essere valorizzata e incentivata, (come esempio emblematico cita la Trota Iridea, il Branzino, le Vongole il cui allevamento è ampiamente diffuso). Secondo lui parlare ora di introduzione di nuove specie per l’allevamento è molto diverso rispetto a com’era 8/10 anni fa: allora si poteva importare di tutto senza preoccuparsi delle conseguenze. Oggi esiste, a suo dire, la possibilità di introdurre nuove specie ittiche con l’assoluta garanzia di sicurezza. Il Dr. Bianchi, del settore acquisti della Coop Italia, si è limitato ad informare che il consumo di pesce fresco, nei supermercati ed ipermercati, è in forte aumento e che qualsiasi nuova specie di buon pesce fresco rappresenta un’opportunità per aumentare le vendite. Particolare interesse ha destato l’intervento del Dr. Alberto Fermi, Assessore Agricoltura, Caccia e Pesca della Provincia di Piacenza che ha parlato come rappresentante della "Consulta delle Province del Po". Egli ci ha riportato i dati di una recente ricerca effettuata per individuare le specie alloctone presenti nelle acque del bacino del Po; l’elenco comprende ben 21 specie, di cui i 2/3 ampiamente diffuse ed 1/3 isolate. Le specie presenti sono: Trota Iridea, Salmerino di fonte, Abramide, Pseudorasbora, Rodeo, Siluro, Pesce gatto, Pesce gatto americano, Pesce gatto africano, Persico trota, Persico sole, Acerina, Luccioperca, Carpa erbivora, Carpa argentata, Carassio, Tilapia, Rutilo, Gambusia, Barbo danubiano e Gambero americano. Egli ha altresì reso noti i risultati di un’operazione contro il siluro promossa dalla provincia di Piacenza; la provincia ha dato un premio in denaro, ai pescatori, per ogni siluro ucciso (l’operazione ha portato alla eliminazione di 15.000 siluri). Il suo intervento si conclude con l’invito a tutti gli amministratori ad attivarsi per studiare azioni coordinate per ridurre la presenza, nelle nostre acque, di specie alloctone e per evitare che ne entrino di nuove. Vi sono poi stati gli interventi delle associazioni. Il Sig. Daniele Ferrari, del WWF, richiama l’attenzione sul pericolo di diffusione di pesci importati dagli "acquariofili" citando i casi di una piccola tartaruga ormai diffusa in molte acque e di una specie di Piraña catturato nel fiume Reno. In qualità di rappresentante dell’U.N.Pe.M. lo scrivente ha manifestato grande preoccupazione per il degrado della biodiversità delle nostre acque. L’immissione di specie alloctone rappresenta una delle principali minacce per ben 7 specie di nostri pesci a rischio di estinzione (tra cui la Trota Marmorata)! Egli ha fatto presente che l’U.N.Pe.M. si schiera a sostegno di tutte le iniziative volte a garantire la vita e la naturalità delle nostre acque; in particolare si oppone ai prelievi dissennati di pesce da parte dei pescatori sportivi, diffondendo il catch and release e disapprovando le gare di pesca. Particolare enfasi ha posto nell’invitare i Pubblici Amministratori ed i tecnici ad adoperarsi affinché vengano, con la massima celerità, definite e rese operative chiare regole (leggi o quant’altro), uguali in tutt’Italia, che regolamentino l’introduzione di specie ittiche alloctone e che tutelino, sempre più, le specie ittiche autoctone. Sono poi intervenuti i rappresentanti dell’E.N.A.L. Pesca, Sig. Roberto Cicognani, della F.I.P.S.A.S, Avv. Alfredo Cova, e dell’A.R.C.I. Pesca, Sig. Adriano Zucchini. Tutti hanno manifestato una grande diffidenza verso l’importazione, a qualsiasi titolo, di specie ittiche alloctone. Ci pare giusto riportare una parte dell’intervento dell’Avv. Cova il quale, dopo aver puntualizzato che la sua associazione rappresenta 1 milione di pescatori che partecipano a gare, ha affermato che nessuna colpa è da attribuirsi ai pescatori sportivi per il proliferare di specie ittiche alloctone nelle nostre acque. Egli sostiene che l’intera responsabilità ricade sulle Pubbliche Amministrazioni. Sono infatti le Pubbliche Amministrazioni che si debbono far carico di assicurare, con adeguati interventi, la presenza di pesci nei fiumi; per i pescatori catturare pesci autoctoni è senz’altro meglio che catturare pesci alloctoni! Ha chiuso i lavori l’intervento dell’Assessore Agricoltura della Regione Emilia Romagna, Guido Tampieri. Egli ha iniziato affermando che la salute dell’ambiente deve venire al primo posto e che tutti i Pubblici Amministratori dovrebbero aver l’obbligo di accertarsi che le loro azioni non rischino di arrecare danni all’ambiente. Egli rivolge poi un richiamo a tutti, pescatori, acquacultori, aquariofili, ittiologi, gestori di laghetti a pagamento, affinché evitino manifestazioni di assoluta innocenza passando la pallina (come nel tennis) alle altre categorie; ognuno si deve far carico delle proprie responsabilità e cercare di dare un concreto contributo correggendo, per primo, i propri errori. Per la sua parte, come Pubblico Amministratore, parlando specificatamente del bacino del Po egli lancia una proposta ai rappresentanti delle regioni interessate, affinché venga costituito un "Comitato ittico interregionale" composto dai rappresentanti dell’Amministrazione Regionale di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, da tecnici e da rappresentanti delle associazioni ambientaliste e dalle associazioni dei pescatori. Il Comitato, con la sua opera consultoria e propositiva, avrà il compito di assicurare unitarietà di comportamento. E’ certo che iniziative come questo Convegno, evidenziando i mali esistenti, fanno capire quanto sia necessario predisporre adeguate cure per guarirli e prevenirne di peggiori. La massiccia presenza di ittiologi, di funzionari di tante amministrazioni regionali e provinciali e di funzionari di numerose Aziende Sanitarie Locali, ci fanno ben sperare; se non altro pare ci sia tanta sensibilità ai problemi ambientali. Ora speriamo che vengano i fatti; le nostre acque e i nostri pesci ne hanno tanto bisogno!


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