06/07/2003

«Gatti vivi usati come esche per pesci siluro»

Il capo delle guardie ecozoofile: crudeltà inaudita, pescatori che arrivano dal Nord Europa
MANTOVA - Gatti vivi utilizzati come esche, anguille ferite usate come richiamo. Sono le ultime «tecniche» per la caccia al siluro, l’enorme pesce-predatore dei fiumi lombardi. Le sue carni dividono i buongustai: per qualcuno non sono commestibili, per altri rappresentano una ghiottoneria. Ed esiste il sospetto che siano venduti ai ristoranti, spacciati per storioni. È il mercato del Nord Europa, comunque, ad apprezzare principalmente le carni di questo «bestione» dalle imponenti dimensioni: anche due metri e mezzo di lunghezza e più di un quintale di peso. Ma per pescarlo, personaggi senza scrupoli ricorrono a mezzi fuori dalle regole.
«Abbiamo ricevuto parecchie segnalazioni - spiega Giuseppe Laganà, ufficiale della polizia municipale e comandante delle guardie ecozoofile dell’Ampana (Associazione nazionale protezione animali natura e ambiente) -. Si pescano i siluri con gattini utilizzati come esche, una crudeltà inaudita verso questi animali. Il primo episodio risale alla metà di maggio, ma non è isolato. Durante uno degli ultimi pattugliamenti notturni, una barca è riuscita a sfuggire ai nostri controlli, ha ignorato gli avvertimenti e a fari spenti si è dileguata. Ecco: abbiamo il sospetto che sopra ci fosse proprio uno di questi pescatori incoscienti».
La zona è a ridosso tra Po e Mincio dove l’acqua, relativamente bassa in questo periodo, è indicata per la «caccia» ai siluri. Dal Po i predatori, ormai a migliaia, hanno infestato tutte le acque dei fiumi mantovani fino ai laghi della città formati dal Mincio. Voracissimi, divorano gli altri pesci, ma anche anatre, topi e gli esemplari più grossi non esitano a «caricare» con il muso le imbarcazioni.
«Alcuni, abbandonati a riva - prosegue Laganà -, diventano anche un problema ecologico, perché le carcasse vanno smaltite con procedimenti speciali da parte di Asl e Provincia».
Un altro sistema per pescare i siluri, altrettanto crudele, consiste nel conficcare un arpione nelle anguille e lasciarle poi in acqua a morire, perché i sussulti della lunga agonia sono un richiamo irresistibile. «Le guardie volontarie dell’Ampana - conclude Laganà - sorvegliano il territorio, nel 2002 in duemila ore di servizio sono stati percorsi 15 mila chilometri, ma cogliere sul fatto questi squallidi personaggi è molto difficile, anche utilizzando di notte pattuglie coordinate a terra e in acqua. Quando ci riusciamo, constatiamo che non si tratta quasi mai di italiani, ma di nordeuropei che si trattengono qui, nel Mantovano, per un certo periodo affittando house boat appositamente per pescare i siluri».

La Cronaca di Cremona 5La Gazzetta di Mantova 3