Il
capo delle guardie ecozoofile: crudeltà inaudita, pescatori che arrivano
dal Nord Europa
- MANTOVA - Gatti vivi utilizzati come esche, anguille ferite usate
come richiamo. Sono le ultime «tecniche» per la caccia al siluro,
l’enorme pesce-predatore dei fiumi lombardi. Le sue carni dividono i
buongustai: per qualcuno non sono commestibili, per altri
rappresentano una ghiottoneria. Ed esiste il sospetto che siano
venduti ai ristoranti, spacciati per storioni. È il mercato del Nord
Europa, comunque, ad apprezzare principalmente le carni di questo «bestione»
dalle imponenti dimensioni: anche due metri e mezzo di lunghezza e più
di un quintale di peso. Ma per pescarlo, personaggi senza scrupoli
ricorrono a mezzi fuori dalle regole.
«Abbiamo ricevuto parecchie segnalazioni - spiega Giuseppe Laganà,
ufficiale della polizia municipale e comandante delle guardie
ecozoofile dell’Ampana (Associazione nazionale protezione animali
natura e ambiente) -. Si pescano i siluri con gattini utilizzati come
esche, una crudeltà inaudita verso questi animali. Il primo episodio
risale alla metà di maggio, ma non è isolato. Durante uno degli
ultimi pattugliamenti notturni, una barca è riuscita a sfuggire ai
nostri controlli, ha ignorato gli avvertimenti e a fari spenti si è
dileguata. Ecco: abbiamo il sospetto che sopra ci fosse proprio uno di
questi pescatori incoscienti».
La zona è a ridosso tra Po e Mincio dove l’acqua, relativamente
bassa in questo periodo, è indicata per la «caccia» ai siluri. Dal
Po i predatori, ormai a migliaia, hanno infestato tutte le acque dei
fiumi mantovani fino ai laghi della città formati dal Mincio.
Voracissimi, divorano gli altri pesci, ma anche anatre, topi e gli
esemplari più grossi non esitano a «caricare» con il muso le
imbarcazioni.
«Alcuni, abbandonati a riva - prosegue Laganà -, diventano anche un
problema ecologico, perché le carcasse vanno smaltite con
procedimenti speciali da parte di Asl e Provincia».
Un altro sistema per pescare i siluri, altrettanto crudele, consiste
nel conficcare un arpione nelle anguille e lasciarle poi in acqua a
morire, perché i sussulti della lunga agonia sono un richiamo
irresistibile. «Le guardie volontarie dell’Ampana - conclude Laganà
- sorvegliano il territorio, nel 2002 in duemila ore di servizio sono
stati percorsi 15 mila chilometri, ma cogliere sul fatto questi
squallidi personaggi è molto difficile, anche utilizzando di notte
pattuglie coordinate a terra e in acqua. Quando ci riusciamo,
constatiamo che non si tratta quasi mai di italiani, ma di nordeuropei
che si trattengono qui, nel Mantovano, per un certo periodo affittando
house boat appositamente per pescare i siluri».
|