07/04/2002

Caccia al pesce siluro, killer dei fiumi
Sul Ticino la campagna finanziata dalla Ue per limitare la diffusione del gigante venuto dall' Est. L' ESPERTO «Pericolo anche dalla trota fario»

PAVIA - Sulla spiaggia del Ticino di Torre Isola, due passi da Pavia c' è la base operativa della 1ª campagna italiana di contenimento e di studio del pesce siluro. Proposto dal Parco Ticino e finanziato dall' Ue, è un piano ambizioso perché finora niente ha fermato l' avanzata di questo pesce originario dell' Est europeo, capace in pochi anni di cambiare l' ambiente dei nostri fiumi. Le prime segnalazioni risalgono agli Anni ' 70. I pescatori del Po parlavano di un pesce gatto gigante spuntato dal nulla. Fioriscono racconti di bocche enormi, pinne e dorsi da squalo, cani andati a bere nel fiume e risucchiati in un gorgo. Il suo arrivo resta avvolto nel mistero: forse è passato dai laghetti di pesca sportiva alle acque libere o si è trovato mescolato ad altri pesci nel corso di ripopolamenti distratti. Comunque sia ha avuto l' effetto di una bomba biologica sganciata nel Po. Si è trovato in un ambiente vergine con prede in abbondanza e nessun competitore forte come lui. La temperatura ha fatto il resto favorendo un accrescimento rapido. Oggi in Italia è comune pescare esemplari oltre il quintale. Il siluro prima ha occupato il Po, poi ha invaso gli affluenti, Adda e Ticino compresi, dove sta prendendo il posto del luccio e della t rota marmorata. L' anno scorso il Parco Ticino ha deciso di muoversi presentando all' Ue un progetto Life Natura destinato a proteggere la trota marmorata. Tra gli interventi decisi da Graia, il centro studi che cura l' aspetto scientifico, anche una campagna di contenimento del siluro. Ecco il racconto di come avviene questa « caccia grossa». Le barche usate per la pesca al siluro sono lunghe e sottili, con il fondo piatto per superare anche le zone con un palmo di acqua. L' equipaggio è compos to da quattro uomini: uno pensa al motore, un altro stiva i siluri pescati in un contenitore, il terzo manovra la fiocina e l' ultimo ha l' elettrostorditore. Si tratta di un attrezzo usato a scopo scientifico capace di stordire con una scossa elettr ica qualsiasi cosa si trovi in acqua nel raggio di qualche metro. Zap. I pesci vengono a galla. Sembrano ubriachi. C' è anche un siluro, che viene fiocinato. Gli altri pesci si riprendono e scappano via. Altri 500 metri di caccia e le prede sono una ventina. Cesare Puzzi, ittiologo di Graia che coordina la campagna assieme ad Adriano Bellani, del Parco Ticino, spiega: «Questa è la settima e ultima uscita invernale. Finora abbiamo preso un centinaio di siluri, che vivono lungo le sponde. Gli esem plari più grandi preferiscono le buche più profonde. La situazione? Ce ne sono troppi. Più del previsto. E dove c' è il siluro non abbiamo trovato né un luccio né una marmorata. Certo non pensiamo di eliminarli dal Ticino ma con questa campagna, che durerà tre anni, possiamo limitarne il numero e nello stesso tempo capirne l' ecologia per intervenire poi in maniera più efficace. In estate torneremo per prendere gli esemplari più grossi. Con i cacciatori subacquei». Aggiunge Stefania Tresforini, biologa di Graia: «Per fermarlo abbiamo bisogno di sapere come si riproduce, cosa mangia, come cresce. Stiamo facendo analizzare la loro carne: vogliamo capire la qualità gastronomica del siluro, visto che in altri Paesi viene abitualmente consumato» . Per il momento sono i frati di Pavia a cucinarli nelle loro mense. Con risultati apprezzabili. Sembra. PIANO TRIENNALE ALLARME ROSSO E' ormai allarme rosso nei fiumi della Lombardia per l' invasiva presenza del pesce siluro, un gigante (ne sono stati catturati esemplari di 100 chili di peso) originario del Danubio, che dagli Anni ' 70 si è sviluppato nel Po per poi passare a far strage di pesci grandi e piccoli negli affluenti, Adda e Ticino compresi. Le associazioni Parco Ticino e, per la parte scientifica, Gaia hanno aperto questo inverno una campagna che durerà tre anni LE ANALISI Esemplari del gigante dell' Est vengono catturati e analizzati dal punto di vista biologico per trovare il modo di contenerne la diffusione e quindi l' attività distruttiva nei confronti di altri pesci. Viene fatta anche una ricerca sulla commestibilità della loro carne L' ESPERTO «Pericolo anche dalla trota fario» MILANO - L' elenco è lungo e i nomi vagamente inquieta nti: pseudorasbora parva, gambusia, rodeo amaro, rutilus rutilus, misgurnus anguillicaudatus. Nel Ticino non c' è solo l' ingombrante pesce siluro ma una lunga serie di nuovi ospiti. E non potrebbe essere altrimenti visto che nelle acque dolci italia ne vivono oggi 87 specie di pesci ma soltanto 45 sono originarie dei nostri fiumi. Dietro ogni nome c' è una storia. La gambusia, per esempio, è un pesciolino di pochi centimetri. Ha origini americane e da noi è arrivato con un compito preciso: mangi are le larve delle zanzare malariche. Risultato: nel campo della lotta biologica non è servito a niente. In compenso oggi la gambusia è diffusa in gran parte dell' Europa e crea problemi perché entra in forte competizione alimentare con gli avannotti della carpa. Ancora peggio è andata con il persico sole, nativo del Nordamerica. Arrivò a fine ' 800 a scopo ornamentale, per i suoi colori squillanti, oggi in alcune aree è considerato un pesce infestante. Il rutilus rutilus, meglio conosciuto come gardon, fu introdotto invece per «meriti sportivi»: piace ai pescatori, ma sul Ceresio ha provocato l' estinzione dell' alborella. Alessandro Sartorio, milanese, si è laureato in Scienze ambientali l' anno scorso con una tesi intitolata «Ticino esotico» dedicata proprio a questi problemi. «Per un anno - dice - ho raccolto dati su 12 corsi d' acqua del Milanese. Nove erano rogge e canali derivati dal Ticino dove ho classificato 35 specie di cui 13 provenienti da altri ambienti. Non tutti sono casi eclatanti come il siluro e ci sono pesci che si sono adattati così bene da aver acquisito la patente di italiani. Penso alla carpa che ha origini asiatiche ma è stata portata in Europa dai Romani. Poi ci sono esempi particolari come la trota fario che è tra i 100 pesci più infestanti: sta contribuendo alla sparizione della trota marmorata perché occupa i suoi ambienti e si ibrida. Un disastro? Non esageriamo, perché nella pianura padana, a parte il caso siluro, la situazione non è compromessa ».


La Voce di CremonaIl Corriere della Sera 3