Il pesce siluro continua a scorazzare nei laghetti del parco
Amendola. Si parla di lui perché domenica scorsa ha
inghiottito una paperetta con alcuni piccoli. Ma il terrore
dell'acqua dolce è un padrone incontrastato da venti anni. Lo
racconta uno dei due cacciatori autorizzati.
E' una lotta senza quartiere tra lui e il pesce gigante. Ma
ora ha smesso perché le tartarughe carnivore gli divorano la
pastura. La sfida tra lui e quel siluro da un quintale dura da
due anni.
Se per due volte lui e il suo amico di pesca lo hanno
catturato, per due volte alla fine il mostro è sfuggito un
attimo prima di essere arpionato.
E adesso, proprio per colpa di quelle maledette tartarughe, il
pesce-mostro ha avuto partita vinta: hanno deciso di
sospendere le battute e la loro barca è chiusa nel bar.
Sì, perché per arrivare al centro dei laghetti del parco
Amendola ci vuole uno scafo e ben attrezzato. «Se il siluro
vuole, ci dà dei colpi da sotto fino a rovesciarci»,
racconta Walter Gilli, cacciatore di siluri cittadini.
Non è una faccenda ridicola, il siluro che mangia le anatre.
Sulle prime si pensa ad una leggenda metropolitana. Domenica
però tanti hanno visto sparire sgomenti quella papera,
inghiottita dalle acque coi suoi piccoli. L'Enpa ne ha salvati
una ventina appena in tempo: era il dessert del nemico
pubblico numero uno del parco Amendola.
Walter Gilli, pensionato, fissa impassibile le acque e posa la
canna. «Lo conosco bene - dice interrompendo la pesca nel
laghetto più piccolo - quello pesa più di un quintale e
supera i due metri di lunghezza. Di un bel po'».
Non è certo un fanfarone. I 30 frequentatori giornalieri dei
laghetti lo conoscono bene e lo indicano con rispetto come il
maggior conoscitore dei fondali di quei due specchi d'acqua
melmosa.
«Pesco da quando sono nato, perché la mia casa era a
Camposanto sull'argine del Panaro», precisa con una punta di
orgoglio.
Lui e il suo amico di pesca hanno ottenuto due anni fa la
licenza di uccidere il siluro dal Comune di Modena.
Da allora hanno fatto autentiche battute di caccia grossa al
pesce predatore più pericoloso d'Europa, un voracissimo
infestante del Danubio.
L'anno scorso nel laghetto più piccolo Walter e l'amico hanno
catturato una ventina di siluri dai dieci ai trenta chili. «Ne
abbiamo preso anche uno da ottanta chili, lungo 210 centimetri».
Ma nell'altro laghetto (vicino al bar) c'è l'esemplare che
ormai è una leggenda quasi come Nessie, il Mostro di Loch
Ness.
Tanti giurano di averlo visto ma nessuno lo ha mai preso.
Neppure Walter.
«L'abbiamo avvistato sopra l'acqua non so quante volte. Se ha
mangiato un'anatra non deve stupire. L'anno scorso, verso
settembre, ha mangiato un cagnolino. Davvero, un cagnolino.
Allora abbiamo deciso di prenderlo una volta per tutte».
I due sono usciti in ricognizione con una barchetta. E per due
volte lo hanno quasi catturato.
La prima volta è passato sotto la barca e infuriato ha
iniziato a spingere, a spingere...
«Abbiamo rischiato grosso: stavamo per rovesciarci. La
seconda volta, qualche settimana dopo, l'ho preso. Mentre lo
tiravo su, si è dimenato ed è scappato lasciando attaccato
all'amo tutto il palato».
In realtà, nei due laghetti principali del parco, non solo il
siluro è di taglia abbondante: ci sono carpe da venti chili,
gobbi da dieci chili. Darwin avrebbe potuto teorizzare
tranquillamente dal parco Amendola la lotta per la
sopravvivenza, senza fare il giro del mondo.
E ora nel laghetto vicino al bar - quello del fattaccio di
domenica e sempre quello del cagnolino - si è aggiunto da due
anni circa un altro ospite sgradito e vorace.
Si tratta di una specie di tartaruga col collo rosso, forse
californiana.
E' un carnivoro predatore. I primi esemplari sono apparsi
sempre due anni fa. Forse erano in un acquario e qualche
cretino li ha abbandonati. Da allora quelle testuggini si sono
riprodotte in modo inarrestabile.
«Mangiano tutto - spiega Walter indicandone alcune che
affiorano per respirare aria - anche le papere. Lottano coi
siluri ma di solito fanno una brutta fine. In questo lago
l'anno scorso ho pescato un siluro da trenta chili che nello
stomaco aveva ancora una tartaruga intera. L'ha ingoiata. Si
era ingozzato».
Le tartarughe sono cinquanta, forse sessanta.
Walter stima che il loro peso complessivo raggiunga una
tonnellata.
Mangiano voracemente anche l'esca per il siluro, fatta di
pezzi grossi di fegato, di polmone o di pesci vivi. Per questo
i due cacciatori hanno smesso la caccia al pesce-mostro in
attesa di trovare una soluzione.
Il siluro mostro agisce all'improvviso. Dal fondale dell'acqua
balza in alto e afferra la preda trascinandola sul fondo.
Proprio come un coccodrillo. Vive verso il centro, dove si
trova l'unico capanno di legno superstite (gli altri quattro
sono affondati nel corso del tempo).
Sempre lì intorno si rifugiano nelle ore più calde le
tartarughe carnivore. Nella melma si trova di tutto: motorini,
bici, oggetti di ogni tipo gettati nella notte. Intorno ai
laghetti, pochi topi (il Comune derattizza continuamente con
esche) e tante rane.
L'acqua torbida dei laghetti nasconde un problema ambientale
difficile da risolvere.
«La bonifica - dice Walter - dovrebbe prevedere lo
svuotamento totale e la pulitura dei laghi e anche del metro e
mezzo di melma del fondale».
Il Comune si era interessato. Il costo era di 150 milioni
circa. Forse era troppo e non se ne è fatto niente.
Il fatto è che ogni siluro femmina cova decine e decine di
uova che tiene in bocca finché non si stanno per schiudere. E
queste uova diventano piccoli siluri. Ecco perché non c'è
solo il problema del mostro ma anche di quelle decine se non
centinaia di baby-siluri che stanno crescendo.
Dove c'è la fontana centrale, non ci va nessuno. E' lì che
si concentra il pericolo e tutti gli animali - soprattutto le
anatre e i piccioni - stanno accuratamente alla larga.
Ora Walter e il suo amico dovranno trovare un modo per
aggirare le tartarughe. Altrimenti la caccia non potrà più
andare avanti e i siluri continueranno a nutrirsi degli
animali che arrivano a tiro.
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