Mercoledì, 9 Luglio 2003
Caccia grossa al siluro "su commissione"

Dalle reti ai mercati ittici dell'Europa Centrale: l'indesiderato invasore del Po al centro di un nuovo business

 

È al centro di un business non trascurabile nonché il protagonista, suo malgrado, di possibili atti di crudeltà verso un animale domestico, il gatto. Lui è il pesce siluro, gigantesco "clandestino" che ha ormai colonizzato da decenni le acque del Po.

La notizia è di domenica scorsa e narra di un episodio accaduto nel mantovano, nelle acque alla confluenza tra Po e Mincio: un pescatore si sarebbe servito di un gattino vivo come esca per invogliare questo pigro abitatore dei fondali e, se dovesse trovare conferma, farebbe diventare reale anche il timore che qualche pescasportivo locale prima o poi voglia provare a imitare questa crudeltà da codice penale.

Che l'esca viva sia il più ghiotto richiamo alimentare per il predone dei nostri fiumi, è cosa nota, ma le vittime designate erano solitamente l'anguillina o del carassio. In assenza di altro, il siluro si fa allettare da interiora di animale, da qualche carcassa di volatile o altri animali morti purché odorosi e in decomposizione al punto giusto. Ma fatti del genere sono mai accaduti lungo il Po polesano? Chi conosce bene i comportamenti dei "cacciatori di siluri" è il comandante dei vigili provinciali Claudio Zampollo: «Mi sembra davvero incredibile che si possa arrivare a tanto. Escludo che siano capitati fatti simili nel territorio che controlliamo come guardie provinciali. A dire il vero, neanche se ne è mai sentito parlare. Tecnicamente non riesco a immaginare come si possa usare un gattino come esca. Se va sul fondo annega subito, e in superficie il siluro non si pesca, specialmente se l'acqua, come in questo periodo, si riscalda».

Di certo, ha confermato Zampollo, se le guardie provinciali dovessero imbattersi in episodi di questo genere la denuncia sarebbe immediata e le conseguenze penali, alla luce della nuove normative sul maltrattamento degli animali, molto pesanti.

Da un (presunto) episodio di crudeltà a un (concreto) business. Da anni il Polesine sta, suo malgrado, laurendosi patria indiscussa della pesca al siluro. Ne è prova l'affluenza di lenze da oltre confine richiamate dalla pescosità delle acque di Po e Canalbianco. Sembra anche sia siano gettate le basi per una sorta di economia emergente legata alla a questa attività di pesca. I pescatori di professione si sono riscoperti infatti "cacciatori di siluri su commissione" per le ditte esportatrici di pesce nei mercati del centro e nord'Europa. Dall'altro gli operatori del terziario locale affittano house boat e bungalow per gli appassionati in ferie. Il cerchio si chiude con il fatto che il "triangolo d'oro" della pesca al siluro tra le province di Rovigo, Ferrara e Mantova fa già bella mostra sui cataloghi dei tour operator di Germania, Austria e Repubblica Ceca.

Potrebbe quindi essere plausibile che qualcuno, pur di immortalare la preda da record - che gli farebbe fruttare anche un po' di quattrini - ricorra a metodi fuori legge.





La Cronaca di Cremona 8La Provincia Pavese