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Anche
il siluro ed i gamberi sulla tavola di Clusane
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Qualcuno
mi fa notare che proprio lo stesso giorno in
cui scrivevo di gamberi di acqua dolce (giovedì
5 novembre scorso), Clusane proponeva, per la
dodicesima festa del Novello, un ricco menù
ai suoi ospiti e con una grande varietà di
piatti e, non ultimo, di fattura e qualità di
ottimo livello. E nel menù, tra la riscoperta
di «casoeule» e spiedi, la rivisitazione di
trippe in umido (fantastica!) e zuppa di pesce
di lago, ecco gamberi di acqua dolce e, guarda
guarda, siluro. Qualcosa finalmente sta
cambiando, soprattutto nel gusto e nelle
scelte, ma anche nel coraggio di ristoratori
come Gabriella e Pierre del ristorante «Al
Porto» che, se non fossero sicuri della bontà
dei gamberi di acqua dolce e del siluro, in un
menù così singolare e così diverso dal
coro, metterebbero in gioco la stima e la fama
fin qui conquistate non senza fatica. La
scorsa estate venni per caso a sapere che la
cucina di «Al Porto» vantava giovani
apprendisti francesi. Diventa internazionale
la fama della capacità e della irripetibile
fantasia di Gabriella, estrosa, caparbia e
capricciosa regina delle pentole. «Non solo
tinca» mi sembra uno slogan appropriato in un
momento in cui Clusane, pur viaggiando a
gonfie vele con la sua rinomata «tinca al
forno» nel gusto dei suoi affezionati gourmet
(che vengono anche da molto lontano), tiene
d'occhio le possibili utilizzazioni delle
nuove risorse del lago. Sono frutto delle
rivoluzioni ambientali e del suo inarrestabile
degrado. Così dicono. Ma è davvero degrado?
Io esibisco spesso una specie di convinzione
massimalista secondo la quale non esiste
attività dell’uomo che non rechi danno
all'ambiente naturale, comprese quelle attività
che sarebbero dirette a riparare ai danni
compiuti oppure (persino!) a migliorare la
qualità dell'ambiente. Ma è la stessa
presenza umana nell’ambiente a dimostrare la
pur provocatoria verità dell'assunto. Per cui
provare a porre rimedio ai guasti compiuti
diventa impossibile. Mi chiedo infatti quale
ragionevole logica vi sia stata nell'adozione
di misure protettive nei confronti della
nutria se oggi siamo costretti ad abbatterla
per contenerne il numero e salvare le colture
agricole. Mi chiedo quale ragionevole logica
vi sia... - nel mantenere inalterata la
protezione dei numerosi uccelli pescivori che
affollano le nostre acque; - nel condannare a
morte il siluro perchè ritenuto distruttivo e
dannoso per l’ambiente e che, invece,
contenuto nel numero (così come già è
contenuto nei confini territoriali ed
ambientali dei suoi ben definiti habitat)
potrebbe, come sta accadendo, arricchire di
gusto e di qualità le nostre tavole e
costituire una nuova risorsa economica per i
pescatori; - nel proteggere il gambero di
acqua dolce ormai non più «italicus» (che,
se esistesse ancora da qualche parte, potrebbe
essere salvaguardato nelle riserve naturali e
nelle zone di riproduzione protette) diventato
sempre più infestante e - questo sì -
preponderante rispetto ad altre specie ittiche
che ne vengono insidiate; - nel consentire che
si continui a pescare il carpione nel lago di
Garda, dove, unica specie esistente al mondo e
da considerare in estinzione, è ancora
oggetto di pesca sconsiderata e con norme
inadeguate alla sua salvaguardia. Il prof.
Grimaldi mi diceva recentemente che in un noto
incubatoio della nostra provincia era stato
riprodotto artificialmente. Se è vero (e
cercherò di accertarlo) perchè allora non se
ne attiva il ripopolamento come si fa per il
coregone (e per tante altre specie -come per
lo storione -, inutile chimera tra l’altro
dispendiosa)? Già lo storione. Gli studi
condotti dal dott. Enrico Marconato nel
Veneto, dove lo storione è davvero tornato a
ripopolare quelle acque, ha avuto altre forme
ed altri modi di reintroduzione ed in ambienti
dove l’acclimatazione è stata seguita passo
dopo passo, grazie alla sensibilità ed alla
collaborazione dei pescatori. Vorrei vedere
come si comporterebbe il migliore dei nostri
pescatori se, per caso, catturasse uno
storione. Anche questo aspetto va considerato
in un progetto seriamente studiato. Si da
troppa fiducia alla efficacia delle norme
legislative e per questo si legifera troppo,
troppo spesso, e con il risultato della
generale e diffusa scarsa osservanza. Ed
allora? Cerchiamo di utilizzare al meglio le
risorse che il destino ci propina, senza
l'angoscia di dover porre riparo ai guasti
compiuti e senza considerare aprioristicamente
ogni evoluzione ambientale
come una delle sette piaghe. E soprattutto
senza il disordine di provvedimenti i cui
effetti non sono e non saranno certi e
risentono o risentiranno del difetto della
scarsa pianificazione. Un esempio di come si
possa tradurre in pratica tutto ciò? Bene ha
fatto l'assessore Sandro Sala, prima di
ricorrere, come era nei suoi poteri, a
provvedimenti d’urgenza per decretare la «eliminazione»
dei gamberi di fiume, ad attivare lo studio di
un ittiologo, il dott. Gaetano Gentili. E bene
hanno fatto Gabriella e Pierre a proporci «carpaccio
di siluro», «fritto di gamberi di lago» «filetto
di siluro al vino bianco», bruciando (si fa
per dire) i possibili rivali. E piatti ottimi.
Davvero!
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