Il mostro della palude |
29/3/2003 sabato |
Missione fuori città. Passa a prenderci un DJ amico con una Saab scura e polverosa. Sull'ubicazione della discoteca, fa il vago. Non si capisce neanche se è esattamente una discoteca. Forse è un ristorante pizzeria che chiude d´inverno e nell'infrasettimanale libera la sala dai tavoli e fa discobar. La strada diventa presto stradina, strozzatura tra angoli di case di campagna, lingua di terra e infine parcheggio con ghiaia imbiancata. Siamo arrivati al Club del Diavolo, si trova sul Lago Inferno. Il classico laghetto artificiale per la pesca sportiva, un´amena pozzanghera immersa nel verde dove noleggi una canna e passi il pomeriggio a mettere lombrichi sulla lenza. Il locale è una specie di chalet svizzero con l´interno arredato in finto stile tropicale, tendine fatte con fili di tappi di sughero, scaffali con collezioni di bottiglie strane riempite d´acqua colorata e avvolte da lucine di Natale, canapè di vimini intrecciati e chi più ne ha più ne metta. Ci hanno promesso una cena. Non preoccupatevi, dice l´amico DJ, c´è il buffet spagnolo. Ci sediamo. E immancabile arriva il piattino con l´insalata russa. Poi c´è anche la paella. Lo sapete, continua l´amico mentre svuoto una cozza dal ripieno di riso, che il proprietario ha messo nel lago dei pesce siluro? Per la cronaca detti pesci sono conosciuti come gli squali d´acqua dolce: oltre ad essere particolarmente mostruosi, alcuni raggiungono anche tre metri di lunghezza e circolano leggende secondo cui sulle rive del Po abbiano sbranato cani o azzannato uomini. Deglutisco, senza masticare. Mi volto un attimo indietro, verso la finestra, e vedo la nebbia salire sul pelo dell´acqua. Sembra il set di un B-movie, tipo il Mostro della Palude. Ah, ecco, vi presento il proprietario. Arriva un omone enorme col pizzetto, ci porge una pietanza. Noto qualcosa di anomalo sotto il piatto. Gli manca mezza mano, ha solo il pollice. E adesso: mi racconterà che gliel'ha mangiata Moby Dick? Intanto il locale si è riempito all'inverosimile. E tutti spingono verso un dehor coperto da plastica trasparente e bandierine multicolore appese al soffitto, tipo camera asettica in mezzo al Carnevale di Rio, dove un DJ inizia a mettere dischi. Il proprietario ci dice orgoglioso che è il più bravo della zona. Il suo soprannome è, manco a dirlo, Capitombolo. «Avete ancora fame? - chiede l´omone -. Ho del sushi di carne canina cruda». Sgrano gli occhi. Carne canina? Ma com´è possibile, gli urlo io. L´omone mi sorride: non canina, chianina. Capisco. Adesso posso avere un taxi lo stesso? Grazie. |