Missione fuori città. Passa a prenderci un
DJ amico con una Saab scura e polverosa. Sull'ubicazione della discoteca,
fa il vago. Non si capisce neanche se è esattamente una discoteca. Forse
è un ristorante pizzeria che chiude d´inverno e nell'infrasettimanale
libera la sala dai tavoli e fa discobar. La strada diventa presto
stradina, strozzatura tra angoli di case di campagna, lingua di terra e
infine parcheggio con ghiaia imbiancata. Siamo arrivati al Club del
Diavolo, si trova sul Lago Inferno. Il classico laghetto artificiale per
la pesca sportiva, un´amena pozzanghera immersa nel verde dove noleggi
una canna e passi il pomeriggio a mettere lombrichi sulla lenza. Il locale
è una specie di chalet svizzero con l´interno arredato in finto stile
tropicale, tendine fatte con fili di tappi di sughero, scaffali con
collezioni di bottiglie strane riempite d´acqua colorata e avvolte da
lucine di Natale, canapè di vimini intrecciati e chi più ne ha più ne
metta. Ci hanno promesso una cena. Non preoccupatevi, dice l´amico DJ, c´è
il buffet spagnolo. Ci sediamo. E immancabile arriva il piattino con l´insalata
russa. Poi c´è anche la paella. Lo sapete, continua l´amico mentre
svuoto una cozza dal ripieno di riso, che il proprietario ha messo nel
lago dei pesce siluro? Per la cronaca detti pesci sono conosciuti come gli
squali d´acqua dolce: oltre ad essere particolarmente mostruosi, alcuni
raggiungono anche tre metri di lunghezza e circolano leggende secondo cui
sulle rive del Po abbiano sbranato cani o azzannato uomini. Deglutisco,
senza masticare. Mi volto un attimo indietro, verso la finestra, e vedo la
nebbia salire sul pelo dell´acqua. Sembra il set di un B-movie, tipo il
Mostro della Palude. Ah, ecco, vi presento il proprietario. Arriva un
omone enorme col pizzetto, ci porge una pietanza. Noto qualcosa di anomalo
sotto il piatto. Gli manca mezza mano, ha solo il pollice. E adesso: mi
racconterà che gliel'ha mangiata Moby Dick? Intanto il locale si è
riempito all'inverosimile. E tutti spingono verso un dehor coperto da
plastica trasparente e bandierine multicolore appese al soffitto, tipo
camera asettica in mezzo al Carnevale di Rio, dove un DJ inizia a mettere
dischi. Il proprietario ci dice orgoglioso che è il più bravo della
zona. Il suo soprannome è, manco a dirlo, Capitombolo. «Avete ancora
fame? - chiede l´omone -. Ho del sushi di carne canina cruda». Sgrano
gli occhi. Carne canina? Ma com´è possibile, gli urlo io. L´omone mi
sorride: non canina, chianina. Capisco. Adesso posso avere un taxi lo
stesso? Grazie. |