Pesca con la boa a Motteggiana (MN)

Cronaca di una pescata con gli amici del Gruppo Siluro Italia

Sabato 6 Aprile 2002 io, Cristian e Andrea di Modena, Marco di Casalmaggiore e Franco di Milano, ci siamo incontrati a Borgoforte, per una sessione di pesca con la boa dalla spiaggia.

Il Po era bassissimo, ed enormi isole e spiaggioni facevano al caso nostro; la scelta cadde sulla spiaggia di Motteggiana un paesino poco a valle di Borgoforte sulla destra del fiume.

L’acqua lenta, praticamente ferma in alcuni punti, un fondale dai 2 ai 4 metri, uno spot perfetto per cercare di insidiare i grossi siluri in notturna, approfittando della loro abitudine di cacciare le prede in superficie ed in acqua poco profonda.

Da destra: Marco, Cristian, Andrea e Franco Da destra: Andrea, Cristian ed io. 42 kg x 187 cm

Alle sei della sera il campo, costituito da tre tende, era piazzato, e l’immancabile griglia aspettava solo il crepuscolo per essere accesa e sommersa di gustose salsicce e puntine, ma mancava da fare il lavoro più difficile ed impegnativo, ossia piazzare correttamente le boe e le rispettive insidie.

Usando l’ecoscandaglio trovammo i punti giusti, scelti anche rispettando i giri e la forza della corrente, in modo tale che le anguille lavorassero sotto la superficie senza usare troppo piombo sulla lenza, per rendere il loro sinuoso movimento il più naturale possibile.

Sei picchetti, sei canne, sei lenze in tensione, sei anguille in pesca e sei boe zavorrate da 50 a 150 metri da riva: questo era lo scenario del tramonto di questa notte primaverile.

Le boe e la spiaggia 42 kg x 187 cm Le boe

Alle dieci le nostre pance erano belle piene della gustosa grigliata e del fantastico gnocchetto alla pancetta portato da Andrea che fa il fornaio, e l’allegria era a buon livello, visti i fiumi di birra che scorrevano.

Per completare il delizioso quadretto mancava solo la mangiata di un bel siluro….din…din…din…come se mi avesse sentito, la canna di Marco si piegò bruscamente in avanti portando la breck-line alla rottura.

Marco ferrò correttamente, ma il siluro più furbo aveva gia sputato l’esca sospetta; poco male, era in ogni modo segno dell’inizio di una certa attività da parte dei grossi predatori del Fiume, infatti, non passo una mezz’ora, che una delle mie canne subì un violento attacco.

Purtroppo anche la mia ferrata si perse nel vuoto, lasciandoci un po’ increduli sulla furbizia di questi baffoni, anche se poteva trattarsi di piccoli esemplari, incapaci di ingoiare correttamente l’esca.

Tantissimi spagli in superficie, ci avevano gia segnalato, una notevole attività di pesce bianco, ma non avremmo mai pensato che si trattasse di migliaia di cefali in frega, infatti, al momento di riposizionare le lenze sulle rispettive boe, lo spettacolo che ci si presentò davanti fu fantastico: tonnellate e tonnellate di cefali anche di due chilogrammi saltavano all’impazzata sul pelo dell’acqua illuminata dal nostro potente faro.

Arrivo la mezzanotte, senza che le canne dessero più segni di vita, allora decidemmo di entrare in tenda dentro i caldi sacchi a pelo, ma neanche a farlo apposta ecco un altro attacco alla mia canna, la stessa di prima; aspetto che la linea di congiunzione si spezzi….sentiamo un enorme schiaffone nell’acqua da parte di una grossa coda…..e la canna ritorna in posizione di pesca….di nuovo il siluro aveva lasciato la presa.

Un po’ arrabbiati torniamo in tenda e con il sottofondo del russare di Andrea, e ci addormentiamo placidi e tranquilli, fino all’ennesimo bip-bip del mio segnalatore, seguito da un suono continuo, segno della rottura della breck-line.

Le canne in pesca 42 kg x 187 cm Le boe

Apro le decine di zip che mi separano dalla canna, sempre la stessa, e ferrò finalmente a segno; passo la canna a Marco, che aveva avuto il tempo di vestirsi…io ero uscito scalzo e con i pantaloni slacciati, che mi cadevano di continuo.

Più che un duro duello, fu un lungo recupero, la canna era quella più lontana, e quando il siluro fu visibile, ormai era cosi stremato dal lungo traino, che non oppose molta resistenza, e si fece afferrare mansuetamente, pur essendo 187 cm x 42 kg.

Finalmente, il tanto temuto cappotto era salvo, e Morfeo ci accolse tra le sue braccia fino al sorgere del sole, senz’altri attacchi, ma soddisfatti in ogni caso della nostra sessione di pesca, che ci ha fatto entusiasmare e stupire in modo veramente soddisfacente.

Il far parte di una stessa associazione, con gli stessi principi e scopi, ci aveva unito come amici di vecchia data, e il saluto che ci scambiammo prima di ritornare alle rispettive case, aveva il sapore chiaro di un arrivederci alla prossima.

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Yuri Grisendi.


Il Po di BrondoloSul Tanaro ad Alessandria