IV-Discussione e aspetti socio-economici

IV-1-Impatto economico

Le interazioni tra le popolazioni di siluri e l’economia, sono molteplici, andiamo a distinguerne due grandi tipi: quelle che sono relative alle popolazioni naturali del siluro, e quelle che sono abbinate all’attività di piscicoltura.

IV-1-1-Impatto indotto dalle popolazioni naturali di siluri

Le relazioni tra le popolazioni naturali di siluri e l’economia, si fondano essenzialmente sull'attività della pesca amatoriale e professionale. La pesca professionale del siluro è comunque modesta, come mostrano le statistiche generali della pesca con attrezzi nel bacino Rodano-Saona (ottenute partendo dai dati dei registri di pesca volontaria 1988-1994) vedi fig.8. Nel 1994 nella Saona si sono catturati circa nove tonnellate di siluri, e altrettanti sul Rodano. Tutto questo riguarda sicuramente un gruppo ristretto di persone, ma gioca comunque a favore di un indiscutibile presa di coscienza da parte del pubblico verso questo pesce, aiutando così la sua commercializzazione e la sua reinstaurazione. Questa presa di coscienza va probabilmente ad influenzare in maniera importante tutte le attività di piscicoltura di questo pesce.  

Figura 8: risultati della pesca professionale nel 1994 sulla Saona, stabiliti tramite i dati dei registri della pesca volontaria con attrezzi.

« La pêche aux engins dans le bassin Saône-Rhône, DIREN Rhône Alpes 1996 »

La figura 8 ci mostra che in rapporto ai ciprinidi, le quantità di siluri pescati sono sei volte meno importanti, ma in rapporto ai lucci e alle anguille essa non è trascurabile. Queste nuove risorse per i pescatori professionali, possono rappresentare un supplemento economico non trascurabile, siccome la qualità delle carni del siluro sono superiori a quelle dei ciprinidi. La pesca amatoriale può avere delle ripercussioni molto importanti, e possono essere diverse: il nuovo tipo di pesca ha costretto tutte le case costruttrici di materiale, a gettare sul mercato sempre più attrezzi e materiale adatto, aumentato gli introiti e aprendo praticamente un nuovo settore economico; le riviste specializzate, hanno cominciato ad occuparsi sempre più assiduamente del settore siluri, promovendo iniziative, girando video, ecc.; il settore turistico alberghiero ha avuto un grand’impulso dalla nascita di numerosi campi di pesca, che affittano barche e materiale e mettono a disposizione guide esperte, proprio come è successo sul rio Ebro in Spagna. Non esistono cifre precise sull’impatto del siluro su queste differenti attività professionali, comunque tutte le persone coinvolte, segnalano che la presenza del siluro nelle acque pubbliche è un punto in positivo a livello commerciale. Ad esempio in Spagna, dove il turismo della pesca si è sviluppato moltissimo, questo pesce, che è il più grosso dei nostri fiumi, suscita delle reazioni appassionate da parte dei pescatori. Questa punto ci spiega come il rientro economico e turistico causato da questa smisurata passione da parte dei pescatori amatoriali, faciliti la nascita e la messa in opera di nuove attività commerciali inerenti; il siluro rappresenta per le nostre acque un’innegabile attrazione turistica (Cortay 1997).

IV-1-2- Attività associate alla pescicoltura

L’altra gran parte di rientri economici favoriti dal siluro, sono quelle dovute alla pescicoltura di questo pesce. Come abbiamo visto, esse sono in parte legate alle popolazioni naturali, perché il fatto che il pesce sia molto conosciuto ne facilita la commercializzazione. Fecondazione artificiale di uova di siluro A livello tecnico, la riproduzione naturale semi-controllata e artificiale, sono perfettamente controllate (Vallod 1987 e Aquarevue n°52 febbraio-marzo 1994). Le limitazioni iniziano a livello della sua commercializzazione, questi problemi vengono principalmente dal pubblico che non conosce questo pesce, che a priori tende a scartare le sue carni reputandole "cattive", questo spiega la presa di posizione dell’ADARC che sta cercando di valorizzare, appunto, queste carni (Aquarevue n°52 febbraio-marzo 1994). Il siluro è un pesce che suscita l’interesse della pescicoltura, come mostrano i differenti studi di fattibilità. Nel 1984 l'EDF propose un’analisi finanziaria di mercato di un’unità industriale d’acquacultura intensiva che produceva 400 tonnellate l’anno di siluri. Poi seguirono degli studi complementari, effettuati nel 1989 dall’ISARA e il CEMAGREF, sulla fattibilità del trasporto di siluri vivi e le possibilità di commercializzazione in Languedoca-Roussillon. Questa infatuazione per il siluro si è propagata in tutta la Francia, come mostrano altri studi di fattibilità dell’allevamento del Silurus glanis nei pressi della Loira, eseguiti da JP. Gérard nel 1991.  

Allevamento estensivo 

Allevamento in vasche o gabbie

Questi studi non concernono solamente l'ambiente della produzione acquicola, ma ugualmente quella della commercializzazione, come per esempio lo studio della DEFIX nel 1994 sulla possibilità di sviluppare, appunto, una commercializzazione diretta di pesce d’acqua dolce, come la carpa e il siluro, ai ristoranti lionnesi. Infatti le carni del siluro possiedono delle qualità importanti, come per esempio: il rendimento, il contenuto di grassi e di proteine.

Tabella comparativa del tenore di sostanze grasse
del siluro e di altri pesci commercializzabili. 
(Fonte : rivista "Le Chef" - ADARC)

Pesci magri

Pesci intermedi

Pesci grassi

Merluzzo

Eglefino

Limanda

Razza

 

 

 

Branzino

Orata

Triglia

Siluro

Passera

Sogliola

Rombo

Sardina

Aringa

Salmone

Sgombro

 

 

 

Composizione chimica della carne del Silurus glanis 

(Fonte : rivista "Le Chef" - ADARC)

Sostanza secca 22% 100%
Sostanze azotate totali 18% 81,6%
Sostanze grasse 3% 13,5%
Minerali totali 0,8% 3,8%
Sostanze non azotate 0,2% 1,1%
Valore energetico 100 Kcal/100 gr 418Kj/100 gr

Tabella comparativa del valore calorico del siluro con altri alimenti (Kcal/100 gr)
(Fonte : rivista "Le Chef" - ADARC)

Rendimento del siluro in percentuale di peso vivo, media tra valori di pesci da 1,5-2,5 kg di peso vivo. Da un siluro di due chili si ottiene un chilo di filetti, un rendimento che rimane nella media dei pesci d'acqua dolce. 
(Fonte : rivista "Le Chef" - ADARC)

Peso della testa 20%
Rendimento eviscerato 85%
Rendimento scapezzato ed eviscerato 70%
Rendimento filetti con pelle 50%
Rendimento filetti senza pelle 40%

Gli esami fisico-chimici mostrano che la carne del siluro è interessante sia dal punto di vista della consumazione, sia come materia prima industriale, tanto più che la sua durata di stoccaggio può essere stimata in una ventina di giorni (Mantley e al. 1987). Il tenore di materia grassa del siluro, come mostra la tabella, lo inserisce nella classe dei pesci detti semi-grassi, il rapporto acidi grassi insaturi e saturi è identico a quello di molti altri pesci d’acqua dolce come la trota e la carpa. Il suo valore calorico lo posiziona nella media dei pesci d’acqua dolce. Gli stessi esami mostrano che la carne del siluro non contiene delle lische, questo è considerato un fattore di qualità, permettendo così diverse lavorazioni (Mantley e al. 1985), come per esempio: filetti, filetti affumicati, scaloppe, tranci, ecc. (Aquarevue 1994 n°52). Molte possibilità interessanti sono rappresentate dall’utilizzo delle conoscenze sulla manipolazione genetica, nel verso d’aumentare il rendimento e la qualità della produzione in maniera artificiale; infatti, nei vivai della "Castillone par Ribes" si è riusciti a produrre dei siluri detti "triploidi", ossia con tre caratteristiche geneticamente variate: accrescimento rapidissimo, carne ancora meno grassa e soprattutto non fecondi (vedi IV-B, "Aquarevue" n°37 1991, e "Sciences et avenir" n° 553, 1993).

IV-2-Problemi di gestione

Per il momento la gestione degli ambienti acquatici delle acque pubbliche non tiene conto del siluro. Hanno luogo solo delle immissioni non controllate, questo perché il siluro è classificato come specie alloctona sia nelle acque francesi, sia in quelle italiane. In questo capitolo, delle idee permetteranno di evidenziare una gestione specifica per il siluro. Due grandi tipi di decisioni possono essere prese: quelle che vogliono proteggere questo pesce, e quelle che vogliono limitare la sua espansione (l'eliminazione totale è ormai impossibile). Il siluro come molti altri pesci, subisce una forte pressione piscatoria, nell’Europa dell’Est in alcune regioni è addirittura in regressione. In questi paesi molte misure possono essere prese per la sua protezione, proprio come per gli altri predatori autoctoni: 

· Taglia minima di cattura

· Numero di prede massime

· Limitazione dei periodi di pesca

· Riserve di pesca, soprattutto durante la frega

La taglia minima di cattura è un problema difficile da risolvere, perché per una gestione razionale delle risorse non bisognerebbe far prelevare dei soggetti non ancora riproduttivi. Però per contro, i migliori pesci per la consumazione, sono quelli più piccoli, questa risulta una chiara contraddizione. Utilizzare un "range" di catture sembra dunque il migliore compromesso, ed il più ragionevole sarebbe una taglia compresa tra 0,5 e 1 metro, che permetterebbe di proteggere il pesce con meno di due estati e di non provocare dei prelevamenti eccessivi tra gli adulti riproduttori. Il numero di prede massimo sembra essere una misura facile da mettere in opera e limiterebbe gli eccessi, questo numero può essere scelto in funzione dell’effettivo numero delle popolazioni presenti, nelle acque in quel momento in questione. La protezione della frega, in zone di riserva e con periodi di vietato prelevamento, è molto importante, perché i siluri sono vulnerabili durante questo periodo. Le immissioni di ripopolamento devono essere fatte con misura, come consigliato dal Consiglio Superiore della Pesca francese, con eventualmente dei pesci "triploidi", ossia non fecondi ("Le point sur le silure", Barbier 1995). Le misure vigenti, rivolte a limitare l’espansione di questo pesce nelle nostre acque, non sono assolutamente basate su delle realtà scientifiche come abbiamo appena visto. Secondo B. Barbier 1995, è possibile non reimmettere i soggetti troppo grossi quando si è di fronte ad una forte densità di popolazione. Attualmente la pesca senza restrizioni particolari sembra limitare la sovrappopolazione, ma allo stesso tempo se non controllata potrebbe portare ad una regressione delle popolazioni di siluri, e come abbiamo qui sopra visto, con un possibile e conseguente danno sportivo ed economico. In più, il mantenimento delle popolazioni di siluri a livelli limitati è possibile, soprattutto nei piccoli corsi d’acqua, nei canali e nelle bonifiche, grazie alla possibilità di svasarli più o meno completamente, e catturare gli esemplari troppo grandi o in eccesso. 

IV-3-Le paure generate

Gia da molto tempo, il siluro suscita delle reazioni violente, a causa della paura innata dell’uomo di essere attaccato da questo grosso pesce ("Is the giant catfish Silurus glanis a predator on man?", Gudger 1945). Spesso, le paure erano basate sui possibili danni che il siluro poteva causare sulla fauna acquatica autoctona, ma come abbiamo visto queste affermazioni non sono scientificamente fondate. Queste paure sono probabilmente dovute al regime alimentare del siluro, che può essere molto variabile, capace volendo di catturare animali diversi dai pesci, come gli uccelli acquatici e i ratti; ma soprattutto è a causa della sua taglia e della sua morfologia, che incute un certo timore. Le prime catture di siluri in tutte le regioni dove è arrivato di recente, ha provocato delle reazioni da parte dei media, con articoli spesso molto espressivi: "Siluro, la malvagia reputazione", "Fenomenale, un siluro di 25 chilogrammi…", "Un siluro gigante di 2,20 mt e 50 Kg", "Chi ha paura del siluro?….". Anche alcune personalità importanti francesi, come l’attrice ambientalista Brigitte Bardot, si sono arrabbiate per la presenza del siluro. Benché queste reazioni restino degli aneddoti, questa influenza sull’opinione pubblica e queste reazioni negative non sono del tutto estranee all’apprensione espressa a livello culinario, e possono avere anche ripercussioni economiche. Al giorno d’oggi le mentalità sono in fase di cambiamento, il siluro è ormai presente in maniera significativa da più di 20 anni in alcune regioni, e le reazioni dei media non hanno più luogo, a parte rare eccezioni in occasioni di catture extra, come nel caso della cattura di un siluro di 2,58 mt nell'ottobre 1995 nel Piccolo-Rodano, pesante oltre i 100 kg, da parte del noto carpista Thomas Flauger con una canna di 2,75 mt ed una potenza di 40-80 gr (record mondiale non ufficializzato).

Conclusioni

Come abbiamo visto, la reintroduzione del Silurus glanis è un esempio di biogeografia, un ritorno grazie all’uomo nelle regioni dove era sparito da più di 10.000 anni. Il fatto è che il siluro non sia un pesce che proviene da ambienti molto differenti di quelli che ha incontrato nell’Europa dell’Ovest, è probabilmente un elemento importante nella spiegazione della debolezza del suo impatto ecologico. Un altro fattore importante nella riuscita della sua colonizzazione è che egli occupa una nicchia ecologica vuota, ossia non occupata da altri predatori. Anche se il siluro è suscettibile di giocare un ruolo benefico nella strutturazione delle attività pescicole, conviene rimanere prudenti e di continuare a sorvegliare le sue popolazioni. Infatti, la situazione attuale non pone dei problemi, ma non è fissa e gli equilibri possono essere rotti in ogni momento; in più possediamo troppi pochi dati su questa specie, per questo conviene seguire costantemente la dinamica delle sue popolazioni. A livello economico, i ritorni finanziari sono certi, infatti, questo pesce se ben gestito può rappresentare una risorsa economica innegabile, con tutto il turismo che può generare. Il siluro non è attualmente preso in considerazione nel piano di gestione dell’ittiofauna delle acque francesi e italiane. Questo può essere la causa del diminuire continuo delle osservazioni eseguite in alcune settori dove sembrerebbe ben insidiato (per esempio la Seilla e il Po). Sarebbe un peccato non riuscire a valorizzare le nostre risorse fluviali grazie a questo pesce. Questo studio riflette l’evoluzione e le contrarietà che le biocenosi acquatiche subiscono ai giorni nostri. Questa evoluzione è in gran parte dovuta all’azione dell’uomo, con il degrado dell’ambiente e i suoi interventi di introduzione di specie. La posta in gioco non è più solamente basata sulla produzione di nutrimento, ma ugualmente sul ruolo importante che possono giocare gli ambienti acquatici a livello turistico ed economico.


III capitoloBibliografia