Ho fatto 100!

Testo e foto di Yuri Grisendi www.grupposiluro.it

Detta così sembra quasi che io abbia fatto centro ad un campionato di tiro al bersaglio, ma chi pratica la pesca al siluro sa benissimo che non mi sto riferendo ad un punteggio, ma ad una peso: sì il fatidico peso che ogni pescatore di siluri spera di arrivare, i cento chilogrammi.

Come per chi pratica il carpfishing, una carpa over venti chilogrammi rappresenta una cattura degna di nota, così un siluro over due metri, rappresenta per noi catfisherman un risultato effettivo; insomma in tutte e due le discipline esiste un peso od una lunghezza, in base alle quali si stabilisce materialmente se una sessione di pesca è stata positiva oppure negativa, in fatto di catture importanti, e che sono la conferma della giusta applicazione della tecnica personale.

Quando però nel campo del carpfishing parliamo di over trenta chilogrammi, allora entriamo nei desideri di ogni pescatore di questo splendido ciprinide, e se allo stesso modo vogliamo entrare nei desideri di un pescatore di siluri, allora doppiamo parlare di over cento chilogrammi: sono, infatti, questi i pesi che al solo pensiero ci fanno girare la testa, e che rappresentano una meta per ognuno di noi, un sogno nel cassetto che si avvera!

Questa lunga premessa per tentare di spiegarvi, ma penso sia impossibile, cosa posso aver provato, dopo che infilato le mani in quell’enorme bocca, con l’aiuto dell’immancabile Andrea, e issato a bordo questo esemplare, trovandomelo lì disteso ai miei piedi in tutta la sua maestosità, immobile e rassegnato, come un avversario sconfitto che da tempi immemorabili cercavi di vincere.

Ancora adesso mentre sto scrivendo queste poche righe, per cercare di condividere con voi la mia gioia e soddisfazione, mi sale l’adrenalina e mi emoziono come se fossero passate solo poche ore da allora, invece ormai è un anno, ma nella mia mente il ricordo è così vivo che mi sembra ieri, e mi sembra addirittura di sentire ancora il male di reni che per giorni mi ha fatto compagnia, dopo l’arduo tiro alla fune, durato ben quaranta lunghissimi minuti.

 

242 cm x 103 kg 242 cm x 103 kg

242 cm x 103 kg

 

Ma torniamo per un attimo effettivamente indietro nel tempo, a quel 16 agosto 2003, giorno in cui tutto è accaduto, e dove una normale giornata di pesca con amici, si è trasformata nella giornata più bella ed indimenticabile della mia vita di pescatore.

Agosto 2003, ve lo ricordate?

No?

Bhe ve lo ricordo io, era l’estate più calda che io possa richiamare alla memoria, e la temperatura quel giorno gia di prima mattina era superiore ai trenta gradi celsius, e io e l’amico Andrea Pomati avevamo passato la notte in barca, pescando a galleggiante nello specchio d’acqua antistante la diga di Isola Serafini a Piacenza.

Eravamo a becco asciutto di catture importanti, a parte qualche siluretto sui dieci chilogrammi, e malgrado l’ecoscandaglio ci indicasse con chiarezza che sotto di noi a 12 metri c’era un tappeto di siluri, l’elevata temperatura dell’acqua (26°-27° C), rendeva l’attività di questo grosso predatore praticamente nulla.

L’ossigenazione prodotta dalla cascata della diga, faceva si che in questo tratto di fiume si fosse concentrata la più grande quantità di pesce, che io abbia mai visto: a parte i siluri, pesce notoriamente sensibile alla mancanza di ossigeno, assembrati in questa zona c’erano milioni di cefali, barbi e breme, centinaia di aspi e luciperca e decine di grosse carpe e storioni ladani; il tutto testimoniato dai continui e spettacolari salti in superficie.

Il Po era bassissimo, infatti, l’assenza di piogge durata mesi, avevano fatto toccare il record storico di livello minimo, riducendo il Grande Fiume ad una specie di torrentello di montagna, dove in alcuni punti era attraversabile a piedi e dove le buche con oltre dieci metri d’acqua si contavano sulla punta di una mano da Piacenza fino al Delta.

In condizioni così anomale e oserei dire precarie, le tecniche di pesca che fino ad allora ci avevano regalato le più belle catture, si erano rivelate inadatte ad insidiare il predatore, così assopito ed immobile sul fondo, anche lui come noi alla ricerca di un poco di ossigeno ed "aria fresca".

Da qui l’idea di provare a stuzzicare l’innata aggressività del predatore, facendogli saltellare un invitante esca sulla testa, e niente di meglio per fare questo è il mort-maniè, che se applicato con le giuste esche riesce spesso e far reagire d’istinto il pesce, portandolo ad attaccare l’esca, magari non per mangiarla, ma anche solo per difesa.

 

242 cm x 103 kg

Ciubby by fox

242 cm x 103 kg

 

Fu così che in due nel giro di poche ore catturammo il più alto numero di siluri che nemmeno in un anno mi sognavo di poter allamare, e per nostra fortuna visto la ridotta attrezzatura che si usa per applicare questa tecnica, mai i siluri portati in superficie superavano i due metri.

In me però l’innato masochismo del pescatore saliva sempre più, e un desiderio morboso di testare l’attrezzatura con qualcosa di enorme mi bruciava dentro, fino a farmi sbottare verso Andrea: " Ora il prossimo o è più di 2 metri o smetto di pescare"!!!

Lancio……lascio cadere il chubby Fox da 70 gr verso il fondo, abbassando la punta della canna e mantenendo sempre contatto con l’esca in modo da percepire anche il minimo tocco o stoppata della caduta…..poi muovo la canna verso l’alto, con un colpo secco ma controllato, per far compiere all’artificiale il primo balzello di circa un metro dal fondo……uno strattone deciso sulla lenza mi fa trasalire…ferro a segno e allamo qualcosa…."C’è lo Andrea"!!

Velocemente Andrea mi libera la zona di pesca, recuperando la sua lenza e con esperta manovra disancora la barca per meglio gestire il duello, visto la forte corrente che spingeva verso valle, ed il turbinio causato dalla cascata che cadeva dalla diga.

Questa volta però qualcosa è diverso, ed invece di entrare in deriva, la barca comincia a spostarsi proprio verso la cascata, sotto la forza del nuoto del pinnuto dall’altro lato della lenza…..la Shimano XH è piegata all’inverosimile, la mia schiena anche, ma so che non devo concedere lenza….troppi sono gli ostacoli sul fondale….il mio avversario deve capire che se vuole duellare lo deve fare a mezz’acqua!

L’attrezzatura medio pesante è al massimo, ma il siluro capisce che in quella direzione non ha modo di movimento, e quindi risale di qualche metro cambiando senso di marcia, permettendomi di rilassarmi un poco concedendogli frizione ai suoi lenti, ma decisi spostamenti.

Ad ogni tentativo di reimmersione verso il fondo, richiudo la potente frizione dello Shimano big-baitrunner e obbligo il pesce a preferire gli spostamenti laterali….ora sono passati 20 minuti, e non sono riuscito ancora a vederlo…..come un macigno tiene il livello d’acqua a cui con sudore della fronte lo portato nei primi minuti, non concedendomi neanche la soddisfazione di un centimetro.

Guardo il mio compagno di pesca e vedo nei suoi occhi la voglia di sentire scricchiolare la canna tra le sue mani, allora con un gesto che per molti carpisti è incomprensibile, ma che io faccio spesso con chi pesco, ricevendolo ovviamente anche di ritorno, cedo il duello al più fresco e riposato compagno.

Ora è Andrea che gestisce la sfida, ed io sono al timone della barca cercando di agevolare il più possibile il suo compito, seguendo con l’uso del motore gli spostamenti del predatore, che maliziosamente si muove sotto la barca, rischiando ogni volta di spezzare il potente wiplash da 28 mm. contro lo scafo.

Mai un siluro prima d’ora ci aveva impegnato in due in quella maniera, ma ovviamente anche l’attrezzatura non era quella giusta per quell’enorme essere che avevo allamato, ed in ogni momento temevo che qualcosa si rompesse, senza avere la possibilità di vederlo almeno per un attimo; è in questi momenti che la parsimonia e l’attenzione con cui si fanno i nodi, con cui si controllano i finali e lenze, prima di calarle in acque, ti appaga del tempo rubato alla pesca e alla smania di iniziare: quando tutto è in ordine, non ci sarà mai nulla da rimpiangere di non aver fatto!

Altri venti minuti sono passati, e le grandi bolle d’aria che salivano in superficie, ci indicavano chiaramente che il nostro avversario stava compiendo l’ultimo tentativo di fuga, provando a svuotare la vescica natatoria……..la vittoria era vicina, un paio di codate in superficie, ed eccolo li pronto per il gloving…..che metto a segno al terzo tentativo….è mio!!!!

Grido non ci credo……..è immenso, non riesco a issarlo in barca…..Andrea posa la canna e mi aiuta….in due c’è la facciamo….prendo velocemente il metro e lo srotolo lungo il viscido corpo del baffuto pesce……242 cm…..continuo a non credere….andiamo a riva, con immane fatica lo pesiamo con l’aiuto di provvidenziali curiosi e colleghi….la bilancia supera di qualche grado di inclinazione i 100 kg…..è un SOGNO che si avvera!!!!

Faccio due rullini di diapositive immerso in acqua, bacio il mio avversario e lo saluto, guardandolo pinneggiare felice per la libertà ritrovata……arriva una guardia provinciale e……ma da qui è un’altra storia……..!

 


A pesca con gli AngeliLa Pesca Dinamica