Il Mar d’Aragona
Testo e foto di Yuri Grisendi
Qualcuno di voi era al corrente che in centro alla Spagna esisteva un mare?
No?
Eppure esiste...........strano ma vero!
Il lago Mequinenza è talmente vasto e profondo che i locali lo considerano come un loro piccolo mare interno: con i suoi 700 chilometri di rive che si estendono per una lunghezza di 100 Km., il bacino artificiale creato dallo sbarramento del Rio Ebro, rappresenta una risorsa idrica ed elettrica di notevole importanza per l’arido territorio che circonda Saragozza.
Il Rio Ebro, prima degli anni ‘60, anni in cui venne costruita la diga nell’omonimo paesino che da nome al lago, si presentava come un lungo serpente che aveva nei secoli scavato nella vallata un vero e proprio canyon profondo più di 200 metri.
Al momento dello sbarramento tutta questa vallata è stata allagata seppellendo con 50 metri di acqua montagne e foreste intere, che un tempo vedevano il sole.
Ora vi potete immaginare cosa possa rappresentare per un pesce una tale vastità di rifugi naturali, immersi in un’acqua cristallina e pura, infatti, non esistono a monte dello sbarramento di Mequinenza insediamenti umani abbastanza grandi da creare alcun tipo di inquinamento, in più ogni singolo paesino è provvisto di un piccolo ma funzionale depuratore.
Questi sono sicuramente i motivi principali per i quali questo lago, è senza ombra di dubbio, il bacino d’acqua dolce più popolato di pesci di tutta Europa.
I branchi di carpe sono talmente numerosi, che quando entrano in pastura l’acqua si scurisce per parecchie decine di metri, come se un enorme macchia scura l’avesse sporcata, e le alborelle sono così grosse da sembrare cavedani!
Con tutto questo nutrimento, non mancano di certo i predatori, tra cui spiccano il siluro, il lucioperca e il black bass.
Gli anni precedenti avevo sempre pescato sotto la diga, per il semplice motivo che i fondali più bassi e le acque più limacciose mi sembravano più familiari, in quanto più simili al mio amato fiume Po.
Con grande entusiasmo però decisi di accettare l’invito di provare a pescare sopra, e soprattutto perché l’invito veniva da Olivier Portrat, il più famoso pescatore giornalista del mondo.
Siccome quando vado a pescare amo circondarmi di una simpatica e numerosa compagnia, ho subito deciso di estendere l’invito agli amici Gaetano Borghi, e Luca Foroni, anche perché era impensabile sobbarcarsi 1250 Km. di autostrada tutto solo per raggiungere Olivier.
Non avevo mai pescato nel mese di Ottobre in Spagna, ma devo dire che il clima è da favola: il sole sorge alle 08:30 e tramonta ben dodici ore dopo donando all’aria una piacevole temperatura di 25° C, ben lontano dai terribili e soffocanti 40 ° C di luglio e agosto.
Al calar del sole l’escursione termica è notevole, ma questo non impedisce di certo l’attività dei grossi predatori, che a decine ogni sera attaccavano le nostre esche, sospese a mezz’acqua sopra fosse da 17-22 metri.
La decisione di pescare dalla barca a candela su queste profonde fosse, era scaturita dopo due notti insonni di pesca con la boa, a causa delle continue allamature: anche quando una tecnica è troppo efficace, può risultare fastidiosa!
Era, infatti, sufficiente restare per qualche ora dopo il tramonto con i galleggianti in ammollo per fare 5-6 catture interessanti, ossia di pesci tra i 160-190 cm, che allamati a quella profondità ti fanno sudare come se fossero il doppio, senza diventare matti a correre di qua e di là tutta notte dietro alle rotture delle breck-lines.
Per il nostro soggiorno a Mequinenza Olivier ci aveva prenotato la barca presso il Bavarian Guiding Service, un grande centro di pesca tedesco, dove attualmente lavora anche l’amico Claude Valette. La barca che ci avrebbe ospitato per una settimana era un’elegante e confortevole Cruiser con quattro posti letto, cucina, bagno e doccia calda, completamente autonoma di acqua, gas ed energia elettrica.
Al traino avevamo due piccole California Skiff da usare per gli spostamenti di pesca.
Messa la barca alla fonda in un’ampia ansa del lago, riparata dal vento, nella tarda sera del nostro arrivo, fu gia all’alba della mattina seguente che cominciò la nostra indimenticabile avventura!
Gaetano fu il primo a svegliarsi, ed ancora con gli occhi e le mani intorpidite dal sonno cominciò a montare una canna a morto manovrato, con rispettiva montatura Drachkovitch.
In pochi minuti Gaetano era al via del primo lancio, e dopo solo due balzelli dell’esca sul fondo ecco l’attacco del primo lucioperca.
Di seguito ad ogni lancio era la stessa cosa: in ogni direzione lanciava attaccava una Sandra, e di dimensioni sempre ragguardevoli, ossia 2-3 kg.
A quel punto Gaetano decise che era ora di farci sapere anche a noi quale manna era la pescosità di questo lago, e cominciò a chiamarci spiegandoci cosa stava accadendo, ma la nostra stanchezza per il viaggio era tale, che nessuno prestava attenzione alle sue parole.
Fu allora che Piero, un grande amico di Gaetano che si era aggregato alla nostra spedizione, si ritrovò uno splendido, ma viscido, Perca di 70 cm. sotto le lenzuola: "Ci credi adesso?" esclamò Gaetano!
In pochi secondi Piero era già in pesca a fianco di Gaetano, ed io aprendo gli occhi vidi due pazzi sulla poppa della barca, che pescavano in mutande nelle acque fumanti del Mar d’Aragona………