Attrezzature per la pesca con la boa
Testo e foto di Yuri Grisendi
L’inverno è mestamente arrivato, e le belle pescate di quest’estate sono ormai accatastate nel magazzino dei nostri ricordi, pronte però a saltar di nuovo fuori con irruenza, in racconti mozzafiato, misti di verità e fantasia, unici protagonisti in queste lunghe e fredde serate che si trascorrono tra amici seduti davanti ad un paio di ceppi accesi.
Il giorno dopo la voglia di pescare è tanta, ma ti rendi conto che ci vorrebbe solo un matto ad uscire con questo tempo, allora comprendi che non rimane che approfittare di questi giorni per "affilare le armi", e preparare l’attrezzatura necessaria alla prossima stagione di pesca, in modo tale che il giorno in cui sarà ora di lanciare le lenze in mezzo al fiume, niente sarà stato lasciato al caso, e tutta la nostra attenzione potrà essere dedicata al pesce.
Boe o gavitelli (da ormeggio)
Sono reperibili in qualsiasi negozio di nautica, c’è ne serviranno almeno quattro di normali dimensioni, il loro costo si aggira tra le 10.000 e le 15.000 lire.
Una volta acquistate con l’aiuto del trapano facciamo un forellino sulla sommità dell’anello superiore di ciascuna boa, poi facciamo passare al suo interno uno spezzone di robusto dacron di circa un metro, e lo allacciamo saldamente (in questo modo il dacron non potrà spostarsi dal punto più alto della boa), questo anche per allontanare il punto di pesca dalla corda d’ormeggio; infiliamo successivamente sul dacron appena legato un piccolo galleggiante, e terminiamo legando sul capo libero una girella con moschettone: il galleggiante permetterà alla girella di rimanere sempre in superficie, bene in vista e a portata di mano, per successivi riposizionamenti dovuti a delle partenze.
Per rendere le boe più visibili di notte, sia a noi, per meglio localizzarle, sia alle imbarcazioni di passaggio, è opportuno applicare ad esse nel nastro catarifrangente, che potrete trovare sempre nei negozi di nautica; in questo modo appena un fascio di luce incrocerà la boa, verrà riflesso e la boa stessa sembrerà illuminata.
Zavorre
Di primo acchito, sarebbe ovvio pensare di zavorrare le nostre boe utilizzando i sassi delle massicciate, visto l’enorme quantità a nostra disposizione; in alcuni casi d’assoluta premura si potrebbe anche fare, ma questa situazione può portare a successivi incidenti che ora vado a spiegarvi.
In Spagna dove questa tecnica ha avuto un grosso sviluppo negli ultimi anni, si sono verificati spiacevoli episodi, in cui i pescatori per la fretta di smontare il campo, lasciavano in acqua le rustiche boe fatte con vecchie taniche dell’acqua distillata e zavorrate con massi presi sulle rive; potete capire benissimo se in migliaia cominciamo a fare una cosa del genere, cosa diventerebbe il Po?
Per questo motivo in Spagna è stato inserito nel regolamento di pesca, l’esplicito obbligo di utilizzare boe regolamentari, e di zavorrare le stesse con plinti in cemento acquistati o costruiti in casa.
In questo modo, visto l’impegno in denaro per l’acquisto, e di tempo per la preparazione di quest’attrezzatura, diventa quasi impossibile che un pescatore l’abbandoni in acqua, creando innanzi tutto pericolo per la navigazione, ed in più un ulteriore aumento dell’inquinamento.
L’approvvigionamento di plinti in cemento, non è difficile, basta recarsi in qualsiasi magazzino di materiale edilizio, e comprare, o gli stessi gia pronti, dal peso di almeno 12-15 kg, oppure compare gli stampi in polistirolo per poterli costruire noi stessi, utilizzando una miscela grassa di ghiaia e cemento.
Dopo aver comprato o costruito le nostre zavorre, dovremo creare su di esse un appiglio che ci permetterà di legargli la corda che trattiene la boa, su quelle compre (parallelepipedi quadrati perfettamente lisci) dovremo per forza fare un foro su una delle facce con l’ausilio del trapano, e avvitarci un tassello ad espansione con anello; in quelli che faremo noi invece possiamo, a differenza, inserire sul lato visibile al momento dell’indurimento del cemento, un anello fatto con un tondino di ferro.
Picchetti
Particolare attenzione bisognerà accordare alla scelta del picchetto che sorregge la canna, in quanto dovrà permetterle di rimanere correttamente in posizione verticale, anche sotto la vigorosa tensione che imporremo alla lenza che diparte in direzione della boa.
Anche qui come abbiamo visto per le zavorre, possiamo facilmente fare un po’ di "fai da te" e costruirci dei picchetti veramente robusti e con le caratteristiche che cerchiamo.
Ecco il materiale e l’attrezzatura che ci serve (è ovvio che avremo bisogno dell’appoggio di un’officina meccanica):
1. Un ferro a "L" lungo 50-70 cm, e largo a sufficienza per trattenere il calcio della canna.
2. 1 metro di tondino di ferro dal diametro di 1 cm.
3. 10 cm di un tubo di ferro dal diametro sufficiente a far passare il calcio della nostra canna.
4. Una rondella dallo stesso diametro del tubo di ferro.
5. Due piastre di ferro dalla forma trapezoidale, dallo spessore di mezzo centimetro.
6. Un seghetto.
7. Una saldatrice a filo.
8. Un tornio.
9. Vernice antiruggine e smalto.
Tagliamo il tondino in quattro pezzi tre da 20 cm e in uno da 40 cm; quest’ultimo lo passeremo al tornio, in modo da plasmare un’affilata punta ad un’estremità, e salderemo su di esso con la saldatrice a filo, le due piastrine di ferro, in maniera non simmetrica l’una rispetto all’altra, queste appendici, una volta infilato il picchetto nel terreno, creeranno una solida opposizione agli spostamenti in avanti o in dietro, aumentando la stabilità del nostro portacanna; dopo di che lo uniremo sempre tramite saldatura al ferro ad "L": questa sarà la parte inferiore.
Ora saldiamo due dei pezzi da 20 cm sul ferro ad "L", poco sotto la parte superiore, mentre salderemo il terzo pezzo da 20 cm alla destra o alla sinistra (dipende se siete destri o mancini) della parte inferiore, tra la fine del ferro ad "L" e la punta del picchetto, queste maniglie vi permetteranno di far penetrare il picchetto nel suolo usando il peso del vostro corpo, appoggiandovi comodamente con le due mani ed un piede come se fosse una vanga.
Usando sempre la saldatrice, fissiamo la rondella sul tubo di ferro, in modo da occluderne una parte (il foro permetterà, in caso di pioggia, all’acqua di scorrere via senza riempire l’appoggio), poi saldiamo il tubo sul ferro ad "L", ad un’altezza tale, che ci permetterà di posizionare il calcio della canna senza che il mulinello vada ad appoggiarsi sul picchetto.
A questo punto abbiamo due possibilità, o verniciamo il picchetto così ottenuto con vernice antiruggine e poi con uno smalto protettivo del colore che più ci piace, oppure per renderli eterni li possiamo portare in una ditta specializzata, dove li faremo zincare completamente.
Finali e lenze
Se abbiamo a disposizione un ampio porta "RIG", possiamo gia pensare di preparare i finali e arrotolarli nel nostro porta-finali, in questo modo non subiranno danni e saranno pronti per l’uso al momento dell’arrivo della buona stagione; due finali da 50, due da 100 e due da 150 cm, sono più che sufficienti per far fronte a tutte le situazioni di pesca con la boa, che abbiamo incontrato quest’anno.
Dovendo pescare e con la girella madre, staccata dalla superficie, è logico che dovremo interporre il piombo necessario alla corretta presentazione dell’esca, proprio sul finale, ossia tra l’amo e la girella stessa.
Per far questo, sceglieremo piombi tondi o a pera da 50-100 gr, secondo la corrente in cui devono lavorare le lenze, caratterizzati da un grosso foro passante, in modo da far penetrare con facilità al suo interno, con l’aiuto di un ago infila-boilies, il robusto spezzone di kevlar dal diametro di 0,75-1 mm.
Per bloccare il piombo all’altezza voluta, in modo tale che esso non vada a cadere sull’occhiello dell’amo, impiegheremo un valido "stopper", che ci permetterà sia un saldo bloccaggio, sia la possibilità di un veloce riposizionamento del piombo a diverse altezze, fino a trovare quell’idonea al giusto movimento attirante dell’esca.
Fatta quest’importante operazione, siamo pronti per legare un generoso amo dell’8-10/0 all’estremità inferiore, mentre tramite la formazione di un fidato cappio sulla parte superiore, inseriremo il nostro finale nel moschettone di una potente girella da 200 lb.
Un’altra grand’attenzione, andrà usata nella scelta della lenza che andrà fissata all’anello della girella madre che abbiamo appena messo da parte, infatti, non dovremo sottovalutare l’importanza della qualità della treccia in dineema imbobinata nel nostro potente mulinello, essa ci deve permettere di trattenere, nei momenti di pericolo, il pesce, anche senza l’uso della frizione, e per fare questo io ho scelto il tondissimo "DYMOFLEX" del Team Mosella, che nella misura di 0,60 mm sopporta uno sforzo di ben 50 kg.
Canne e mulinelli
Per applicare correttamente questa tecnica, avremo bisogno di canne non troppo lunghe, anche se peschiamo da riva; la lunghezza più idonea è quella compresa tra i 270 e 300 cm, questa misura ci consente di staccare in maniera perfetta la montatura dall’acqua e di presentare l’esca in maniera naturale.
L’azione di questi attrezzi non dovrà essere troppo rigida, canne progressive o leggermente di punta dalla potenza di 200-300 gr, andranno benissimo, per attutire la partenza del pesce, e frustare correttamente indietro, dopo lo strappo della breck-line, e praticare una specie di pre-ferrata.
I mulinelli vanno benissimo quelli che siamo abituati ad usare, unico accorgimento sarà quello di montare una bobina maggiorata, che ci consenta di riempire il mulinello con almeno 200 mt di lenza, questo per far fronte ad ogni situazione di pesca, ossia di praticare la tecnica della boa anche in spots molto lontani da riva, e di norma i migliori.
Ok, direi che abbiamo preparato tutto e non ci resta che attendere il momento propizio per provare la nostra nuova attrezzatura, nel frattempo, possiamo fare quattro chiacchiere tramite il FORUM.