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mercoledì
26 marzo 2003
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Aperta la
“caccia” al pesce siluro
IMOLA - Nel territorio italiano c’è arrivato quasi per
caso. Così, introdotto accidentalmente nelle acque pubbliche.
E’ il pesce siluro, la cui presenza ha finito per rivelarsi
estremamente dannosa e pericolosa per l’equilibrio delle
popolazioni di molte specie
indigene. Fin troppo, dal momento che il prossimo 1 aprile
partirà il piano sperimentale della Provincia di Bologna per
il contenimento delle colonie di questa specie piuttosto
“ingombrante” a giudicare dalle dimensioni (nella foto un
esemplare appena pescato). Nelle scorse settimane, a cura del
Servizio apicale tutela e sviluppo fauna, si è tenuto un
corso di formazione rivolto a pescatori già esperti segnalati
dalle associazioni del settore. I partecipanti opereranno così
in stretta collaborazione con la polizia provinciale,
esercitando la pesca in deroga alle limitazioni di orario. Così la “caccia” al pesce siluro, partendo dal Reno,
toccherà anche il tratto del fiume Santerno compreso tra il
confine con la provincia di Ravenna e la diga di Codrignano.
L’obiettivo dichiarato è quello di “sfoltirne” la la
sua presenza. Secondo le ultime segnalazioni sarebbe infatti
diminuita la pescosità a causa della sua presenza.E chissà
se anche nell’Imolese qualche pescatore riuscirà a
sollevare (chiaramente non da solo) un esemplare di questa
specie che, nei fiumi italiani, ha raggiunto anche dimensioni
massime di 2,5 metri di lunghezza e 120 chilogrammi di peso.
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