PESCA E AMBIENTE C'è un siluro all'amo Emozioni nel Basso Taro

Di questi tempi e nelle nostre acque accade sempre più raramente di vivere la pesca nella sua dimensione primordiale di confronto con esseri di mole pari o superiore a quella dell'uomo, che li insidia.

E non avremmo certo mai pensato di vedere un giorno Andrea, che proprio non è un fuscello, sbilanciarsi nell'acme del combattimento e scivolare trascinato in acqua, così che l'equilibrio logico tra preda e predatore conobbe per breve attimo un'incertezza d'identità.

Novanta chili di siluro catturati a spinning nel basso Taro non erano e nemmeno saranno in futuro un'ipotesi probabile per un pomeriggio di pesca. È accaduto e lo spettacolo è stato inusuale, violento, emozionante in un'incertezza assoluta fino all'epilogo.

Infatti un gigante del genere, se trova un gradino e si adagia sul fondo, senza una barca diventa inamovibile.

L'attrezzatura di Andrea, che è pescatore di grande esperienza, era ovviamente molto solida. Ma il filo, un multifibra, reggeva uno strappo di venticinque chili.

Invece quasi un quintale, un po' irritato e coadiuvato dalla corrente del Taro, sa esprimere un'energia tremenda e senza frizione ben tarata e mano sapiente una bestia del genere rimarrebbe inesorabilmente nel fiume.

Per due volte si piantò e solo la calma dell'esperienza permise di attendere che si smuovesse spontaneamente da posizioni a lui troppo favorevoli, prima di riprendere il combattimento.

Alla fine fu un corpo a corpo tumultuoso, con il pescatore in acqua fino alla vita, per afferrare con i guanti la mandibola poderosa e infine trascinare sulla riva la preda, tra spruzzi e gli ultimi colpi di coda.

Per qualche minuto lo scorrere del fiume udì solo l'ansimare di Andrea e le ultime convulsioni del pesce: certe emozioni rare richiedono sempre momenti di silenzio, per fissare ogni sfumatura di un ricordo destinato a durare.

L'esca , che aveva smosso all'attacco il siluro gigante, era un minnow, uno Shad-rap di quattordici centimetri e mezzo.

Ovviamente munito di due solide ancorette, perché pescare siluri a spinning con amo singolo, significa votarsi alla certezza dell'insuccesso.

Quindi l'amico pescatore, per una delibera della nostra provincia, che già in passato abbiamo sottolineato come tecnicamente errata, non era in regola.

Ora il siluro è uno dei nemici più spietati della cheppia: ma proprio in difesa della rimonta di questo pesce anadromo si è deliberato l'uso di ami singoli sugli artificiali, impiegati in pesca negli affuenti del Po.

Ripetiamo alcuni concetti semplici, indiscussi, universalmente riconosciuti da chi abbia qualche esperienza di siluri, di cheppie e della loro pesca.

Le cheppie attaccano elettivamente artificiali piccoli, guizzanti e molto veloci. Nemmeno per sbaglio è mai capitato a nessuno di agganciare una cheppia con un minnow superiore ai dieci centimetri o con un ondulante da quindici o venti grammi.

Quindi sarebbe tecnicamente ineccepibile permettere sempre l'uso di ancorette su artificiali aventi queste dimensioni o superiori. Nessuna cheppia avrebbe a soffrirne e togliere dal fiume siluri, che in questo mese di frega attaccano volentieri a spinning, significherebbe eliminare loro potenziali e dannosi predatori.

Si tratta di un provvedimento tranquillo, tecnicamente corretto e senza controindicazioni, che ci permettiamo di porre all'attenzione dei nostri amministratori provinciali.


La Gazzetta di Modena 12Fimon e siluri 2003