Pesce di acqua salata, ribattezzato spazzino, ha colonizzato le acque del Po
La «carica» dei cefali
Dopo il gambero della Louisiana un nuovo «invasore»
Dopo i gamberi della Louisiana, un nuovo invasore riasale le deboli correnti del Po. Una enorme quantità di cefali, da qualche tempo a questa parte, sta popolando le acque del fiume.

Già negli anni passati questa specie ittica, abituata a compiere migrazioni in laguna e negli estuari, risaliva la corrente del maggiore dei corsi d'acqua italiani, stanziandosi per qualche mese in acqua dolce. Quest'anno però, come riferiscono gli esperti, la presenza di cefali è molto più elevata del solito; si parla di una vera e propria invasione che, fra l'altro, si sta facendo particolarmente prolungata.

Il fenomeno sarebbe da imputare proprio all'eccezionale siccità che interessa il Nord Italia e a alla straordinaria secca del fiume. Infatti, proprio a causa della magra del Po si sono ridotti gli inquinanti di origine chimica (in queste condizioni sarebbe stato facile infatti individuare chi abbandona questo genere di sostanze nel fiume) mentre sono notevolmente aumentati quelli di natura biologica. E proprio gli inquinanti biologici costituiscono il cibo prediletto per il cefalo che è comunemente definito «lo spazzino dei porti».

Molti pescatori hanno riferito di avere preso in questi ultimi tempi numerosissimi cefali. Invasione che, fortunatamente, non sembra avere turbato in nessun modo l'equilibrio faunistico del Po. E' possibile riconoscere per diverse caratteristiche: il corpo è allungato, il capo è appiattito dorsalmente mentre la bocca è ampia e munita di piccoli denti. Gli occhi sono caratterizzati dalla presenza di una palpebra adiposa molto evidente. Presenta due pinne dorsali e la caudale è bilobata. La colorazione è grigio-argentea e sul dorso verdastra, mentre le pinne hanno sfumature giallastre.

Può raggiungere una lunghezza massima di 1 metro e 20 centimetri e si nutre di crostacei, vermi e detriti organici. E' una specie euriterma ed eurialina che sopporta anche ambienti in cui è presente un moderato inquinamento organico. Si riproduce tra agosto ed ottobre.

Nel Grande fiume va segnalato un fatto tutt'altro che positivo: è ormai quasi scomparsa l'alborella, piccolo pesce che fino a non molti anni fa era fra i più comuni del Po. Una scomparsa, questa, che è da imputare soprattutto agli effetti causati da «predatori» quale pesce siluro, luccioperca e cormorano. Ed anche un'altra delle specie che un tempo erano fra le più diffuse nel fiume, la carpa, è ormai diventata una vera e propria rarità.


La Provincia di CremonaLa Gazzetta di Parma 7