PESCA E AMBIENTE Troppi video senza qualità |
La pesca vive di emozioni e raggruppa nel mondo un numero
sostanzioso di appassionati: è quindi fisiologico che su questo
argomento si sia sviluppato un filone di filmati e trasmissioni
televisive espressamente dedicati. Non si tratta di un settore
trascurabile, perché in genere questo tipo di programmazione ottiene
livelli di ascolto buoni e un pubblico fedele.
Il problema reale invece, che ne contiene drasticamente la diffusione, sta nei costi produttivi di una trasmissione dignitosa su questo tema. Infatti filmare la pesca è difficile e soprattutto soggiace all'imponderabile volontà della natura e del pesce, che mangia quando vuole e senza particolare ossequio alle esigenze di regia. Qual è il livello della produzione mondiale in questo campo? Una piccola fetta è eccellente: soprattutto a livello statunitense abbiamo visto realizzazioni con abbondanza di mezzi e capacità. Il pesce viene mostrato nell'attimo in cui sferra l'attacco, con riprese reali in tutte le angolazioni. E anche i montaggi risultano ineccepibili. Ma la maggior parte dei filmati di pesca risulta invece e purtroppo scadente e in molti casi addirittura penosa. Una ragione fondamentale sta alla radice di questa mancanza di qualità: in troppi casi non si tratta di riprese della realtà, ma solo di situazioni artefatte e truffaldine. Lo schema è semplice e disarmante: il pesce è lunatico, telecamere e operatori creano disturbo? Magari un servizio riuscito richiederebbe tre giorni di tentativi? Nessun problema, un taumaturgico secchio con il pesce «in viva» assicura la collaborazione degli attori pennuti, che vengono allamati, recuperati e mostrati poi con orgoglio, in un trionfo di inganni umilianti. Naturalmente queste povere bestie, stressate e in carenza di ossigeno, non riescono a dare un solo colpo di coda in combattimento, così che molte riprese paiono di pesca al baccalà, e non ad esseri forti e guizzanti. Vi è una cassetta di una grande ditta italiana di prodotti di pesca, in cui un disgraziato di siluro viene riattaccato ben quattro volte, per mostrare varie tecniche. Alla fine lo tirano su a pancia all'aria, praticamente morto: se queste sono le emozioni della pesca, forse varrebbe la pena ripiegare sul giardinaggio. Dispiace dirlo, ma queste «furbizie» hanno particolare diffusione nella produzione italiana. Un secondo aspetto rende aridi molti filmati di pesca: manca ad essi ogni connotato umanistico. Tutto si esaurisce in fili, canne, inneschi e recupero di pesci più o meno genuini. Ma il centro della pesca è l'uomo, con le sue emozioni, che possono sublimare un gesto banale come un pesce allamato in un ricordo dalle mille sfumature. Pescare è la strisciata di luce del tramonto, l'effimera che si libera dalle acque, il luì che ti saluta dal bosco, l'orchidea vanitosa dei suoi colori, l'odore, il sapore, il gusto di una natura, cui uniformarsi. Sarebbe come pretendere di esaurire il tema dell'amore, descrivendo la meccanica di un atto sessuale: per questo vi è un termine preciso, pornografia. Per la pesca ridotta a soli ami e bigattini il vocabolario non ci offre l'equivalente, ma ci pare che rispetto alla pornografia il concetto non si scosti più di tanto. |