PESCA E AMBIENTE Caccia all'aspio il predatore
Immaginiamo un'alborella, che invece di restare un pacifico e minuscolo pesce, raggiunga chili di peso. E per soddisfare l'appetito robusto e le necessità della stazza si trasformi in predatore irruente: ecco configurato l'aspio, specie del centro ed est Europa, finito come tanti altri pesci stranieri ad arricchire la fauna polimorfa del Po.

In effetti la parentela con l'alborella c'è piuttosto stretta, perché l'aspio è un ciprinide, che l'evoluzione ha voluto indirizzare verso caratteristiche predatorie non proprio specifiche della famiglia. Così il nostro amico gran cacciatore lo è senza riserve, ma si ritrova la bocca priva di quei denti, che illuminano invece il sorriso di predatori più titolati come luccio, luccioperca o siluro.

L'aspio si attacca bene nelle giornate torride: e almeno in questo, l'estate che abbiamo vissuto ha offerto qualche spunto di favore. Infatti il pesce in questione, dopo la frega tra maggio e giugno, ama portarsi in caccia verso gli strati superficiali del fiume, offrendosi a interessanti tecniche di insidia.

Ricordiamo che l'aspio è pesce di branco, divenendo solitari solo gli esemplari maggiori, che in Europa possono superare i sei chilogrammi. Quindi le zone di attività sono in genere piuttosto movimentate e non è raro vedere esemplari in salti acrobatici, nell'eccitazione della caccia.

La pesca estiva, che si prolunga bene anche in autunni clementi, avviene ovviamente con attrezzature leggere, in grado di sondare aree superficiali dell'acqua. Usiamo esche di modeste dimensioni, sia che si tratti di pesciolino vivo o morto, di cucchiai, minnows o poppers, oppure di streamers per la pesca a mosca. Ricordiamo che a galla si possono avere attacchi anche su grosse cavallette, sia naturali che artificiali oppure su imitazioni di topolino in pelo di cervo.

Comunque la pesca forse più classica e divertente risulta sicuramente quella a mosca con lo streamer. Come attrezzatura può andare benissimo quella per la trota in lago: canna tra otto e mezzo e nove piedi, coda numero cinque o sei, terminale dello 0,20 o 0,25 e mosche su amo otto o sei. Su forme e colori ci si può sbizzarrire, ma il bianco funziona sempre e un'esca classica per l'aspio è considerata anche l'Alexandra, in spada di pavone.

Il nostro ciprinide è vagabondo ed ama spostarsi: comunque la conoscenza di alcuni luoghi prediletti predisporrà sicuramente a buoni risultati. Quindi se non siete pratici, prima informatevi oppure guardate dove vanno gli altri. Il mattino presto è forse il momento di attacco più favorevole. Segue la sera, ma si sono avute situazioni favorevoli anche in pieno giorno.

Infine un doveroso pensiero ai troppi pesci strani, che percorrono ormai da anni i nostri fiumi. Se dal cielo piovesse un pesce marziano, di sicuro finirebbe in Po. E nello slamarlo probabilmente vi sarebbero poche meraviglie nel pescatore di turno. Anzi non sarebbe affatto improbabile che di lì a qualche anno Salsomaggiore dovesse ospitare un dotto convegno sulle qualità gastronomiche della nuova specie. Ma in natura l'unica a funzionare è la selezione millenaria: trattare un fiume per esperimenti da laghetto turistico significa avviarsi alla catastrofe.

Alcune sere fa, su una rete nazionale, abbiamo udito l'intervista di un pescatore, che tesseva le lodi del siluro, definendolo più forte e divertente del luccio. Va bene non sputare nel piatto, in cui per forza si deve mangiare, ma esaltare una delle ragioni di avvilimento dei nostri fiumi ci sembra eccessivo. Se nemmeno noi pescatori abbiamo coscienza limpida di certe realtà, il futuro di quel poco di natura che resta appare molto precario.


La Gazzetta di Parma 8Il Giornale di Brescia 3