Giovedì 29 novembre 2001

 

Al via la Campagna contro i siluri
rubrica della pesca
 

Pescatori con un imponente siluro
  

Parte la "Campagna antisiluro". Se ne parlerà a Clusane martedì 4 dicembre alle 10,30. L'assessore provinciale Sandro Sala, la responsabile dell'ufficio pesca della Provincia Dott. Maria Pia Viglione, ed il caposettore delle guardie ittico venatorie Giambattista Bosio, illustreranno alla stampa tutti i particolari della "Campagna" che vedrà nel basso lago d'Iseo e nelle Torbiere il primo momento di una operazione che piano piano si estenderà in tutta la provincia di Brescia. Si tratterà di interventi che partono da già sperimentate conoscenze ed esperienze scientifiche e da studi condotti da laboratori di ricerca. Altrove i risultati sono stati confortanti. Si spera che altrettanto possa accadere anche sul nostro territorio. Del siluro si parla ormai da tempo ed il nostro Giornale è stato tra primi a darne l'allarme. Di questo fastidioso ed ingombrante ospite, tra l'altro indesiderato, cerchiamo di sapere qualcosa di più dal dottor Loris Alborali, responsabile della sezione diagnostica del laboratorio di ittiopatologia dell'Istituto zooprofilattico di Brescia. "I problemi dovuti alla sua presenza sono molteplici: l'alterazione della catena alimentare, la grande voracità, la competizione biologica con le altre specie presenti nello stesso ambiente e i rischi sanitari di malattie e di agenti patogeni veicolati con l'importazione clandestina (quindi senza i dovuti controlli sanitari). Sono i principali (ma non completamente tutti ) i problemi che l'introduzione dei siluri nelle nostre acque comporta"."La prima volta che mi è stato portato in laboratorio un siluro è stato nel 1990. Il problema di base - continua il dott. Alborali - è che si tratta di un pesce relativamente sconosciuto al nostro ambiente. Ma il fatto che sia stato immesso più o meno volontariamente nelle acque italiane genera già una serie di conseguenze e di prospettive che sono difficilmente prevedibili e valutabili. Intanto, uno degli aspetti più evidenti è la variazione nella catena alimentare. La competizione alimentare e ambientale sembra al momento piuttosto importante. Direi, persino traumatica per certi versi. Intanto ha trovato nicchie ecologiche che gli sono confacenti e la sua presenza, da quei pochi esemplari che erano stati clandestinamente immessi, si è rapidamente estesa e tende ad estendersi ancora di più. E' quindi molto prolifico e sopravvive anche in acque basse e poco accoglienti. E' particolarmente vorace, ed ha rarissimi antagonisti naturali. E' un predatore onnivoro e compete sia con i pesci predatori, sia con i pesci onnivori, nutrendosi sia degli uni, sia degli altri. Oltre che di uccelli acquatici, piccoli roditori, anfibi e via di seguito. Il problema però a questo punto diventa grave perché tra le sue prede preferite entrano pesci di particolare pregio, le cui immissioni ai fini del ripopolamento richiedono ragguardevoli impegni finanziari al fine di migliorare l'ambiente. Si pensi solo ai programmi regionali per la reintroduzione degli storioni… Tra l'altro il siluro ha ritmi di crescita molto rapidi e può raggiungere dimensioni ragguardevoli. Fino addirittura a sei metri, secondo una certa letteratura scientifica". Dal punto di vista sanitario, gli chiediamo, ha potuto scoprire qualcosa di significativo? "Certamente sì. Gli esemplari che ho potuto esaminare erano parassitati in diversa misura e da diverse forme, a livello di protozoi branchiali (organismi unicellulari) e di cestodi intestinali (vermi piatti privi di apparato intestinale come la tenia) . Parassitosi non trasferibile all'uomo, ma senza dubbio da animale ad animale" Sono le sue uniche malattie? "Vorrei proprio sottolineare questo aspetto che come veterinario mi colpisce profondamente e che valuto in tutta la sua gravità. E' un pesce che sfuggendo ai controlli ed essendo tuttora importato clandestinamente non può essere sanitariamente monitorato. Quindi non posso sapere molto di più di quello, che grazie alla collaborazione degli stessi pescatori, riesco a conoscere." Aggiungo, ma ho già avuto occasione di dirlo altre volte, che sull'argomento siluro c'è molta indifferenza, oltre che una certa complicità. Faccio un esempio: corre voce che sia stato immesso nel lago d'Iseo insieme a carpe e tinche importate dall'estero. Mi sembra strano che sia sfuggito al controllo sanitario, ma, ammesso che ciò sia accaduto, da qualche parte esisteranno verbali ed indicazioni utili per risalire all'allevamento che ha inviato in Italia il novellame o gli avannotti (non so cosa fossero). Ma mi sembra ancora più strano che non sia stato possibile bloccare l'importazione, esaminare una campionatura interrompendo l'immissione. Ora restano soltanto il "mormorio", i "si dice" ed i "forse". Scusatemi, ma non servono a nulla. Chi c'era e sapeva, aveva il dovere di parlare. Non ora, ma allora. 

 

Da una lettera da me inviata: 

Spettabile redazione, 

Mi chiamo Yuri Grisendi, e sono Webmaster del sito www.grupposiluro.it, nonché giornalista delle testate "PescaIn e "Tutto carpa e Siluro", spesso mi capita di difendere il siluro, da ridicole accuse, più degne del Medioevo, che di una società del XXI secolo: attorno a questo grosso pesce è stata creata una cortina di mistero, per nascondere un’ignoranza di base.

Grazie alla complicità di certa stampa, alla ricerca della notizia sensazionale, è stato creato il "mostro assassino divoratore di tutto ciò che capita a tiro di fauci"; a quel punto chi aveva effettivamente qualcosa di valido da dire, è stato zittito e cacciato in un angolo. 

L’uomo ha da sempre bisogno d’alibi per nascondere le sue magagne o fornire comode spiegazioni a ciò che non sa, oppure non riesce a capire,   probabilmente tra qualche decennio non si parlerà più del siluro, com’è stato fatto per tutte le altre specie alloctone introdotte nelle nostre acque, e a quel punto ci sarà un altro mostro su cui scaricare tutte le colpe, perché tanto non si potrà difendere; è un pesce: non parla, vive in un mondo a parte e non si può vedere quello che fa; un soggetto ottimo da elevare a ruolo di capro espiatorio!

Da qui capirete che non sopporto le atmosfere da caccia alle streghe; perciò eccomi a scriverVi per avere un po’ di par-condicio a livello ittico-sportivo; insomma, non vorrei che, fra i tanti guai che affliggono le nostre povere acque, a polarizzare l’attenzione di studiosi, politici, associazioni e opinione pubblica nei prossimi 10 o 20 anni sia unicamente il siluro.

Troppo comodo aver trovato il capro espiatorio da esporre in pubblica piazza per far dimenticare tutto il resto!

Recentemente, durante le annuali fiere del carpfishing e della pesca al siluro che si sono svolte a Gonzaga (Mantova), ho avuto modo di discutere sul "problema siluro" con rappresentanti delle istituzioni e dei pescatori.

Certamente aveva le sue buone ragioni Giovanni Arlati, valido ittiologo della regione Lombardia, a proporre con ogni mezzo l’obiettivo di eliminare (se mai sarà possibile) il siluro dalle nostre acque o, per lo meno, di limitarne la presenza.

Ma tanti torti non aveva nemmeno Olivier Portrat, il grande pescatore transalpino, nello smitizzare l’alone diabolico da predatore insaziabile cucito addosso a questo pesce.

In fondo, chi s’intende un pochino di biologia, sa benissimo che persino una popolazione di batteri in provetta da principio si espande a dismisura ma poi e costretta ad autolimitarsi fino a trovare un equilibrio, e non dimentichiamo che un tempo si pensava addirittura che il luccio mangiasse ogni giorno l’equivalente del proprio peso corporeo, facendoci notare che il siluro e ben misera cosa rispetto ad altri problemi dei nostri fiumi.

Ecco il punto.

Cheppie e storioni non risalgono più il grande Po, colpa del siluro o d’inquinamento e sbarramenti? 

L’acqua marrone e puzzolente del fiume pullula letteralmente ora di carassi, ora di sandre, ora d’acerine, ora d’enormi barbi "spagnoli": colpa del siluro o delle semine incontrollate?

E poi, quali sono, ormai, i pesci veramente autoctoni?

Che cosa vogliamo difendere dal siluro, "il ricordo" di specie autoctone che non torneranno mai più, perché uccise dall’inquinamento indiscriminato?

E’ meglio avere fiumi e laghi ricchi di pesce alloctono, o desolate lande ricche di scarichi abusivi?

Dobbiamo forse citare in giudizio gli antichi romani per averci portato le carpe dal lontano Oriente?

L'Italia è l'unico paese che non ha ancora applicato almeno una delle convenzioni CEE sulla tutela delle acque (CEE 78/659; CEE 92/43; Convenzione di Berna), nonché le stesse leggi e decreti da essa emanati (D.L.130/92; Legge Merli e per ultima "Il nuovo Testo Unico sulle Acque").

Altro che legge a tutela dell’equilibrio ambientale, in un tale casino come questo, forse è meglio lasciare che madre natura faccia da sé…come al solito meglio di quanto sappiamo far noi.

Senza dimenticare che il mondo, anzi l’universo, e tutto un divenire dove niente non resterà mai uguale a se stesso per secoli: le galassie si espandono, stelle e pianeti corrono velocissimi anche se a noi sembra tutto fermo come prima, i ghiacciai si ritirano e dove adesso c’e il Po con i suoi siluri, attraverso une pianura benedetta da Dio, un tempo c’era soltanto una bella distesa di mare dove sguazzavano ben altri animali.

Una pianura che, avanti cosi, sembra destinata a trasformarsi in deserto e un mare che presto, almeno secondo gli esperti che osservano i movimenti della nostra penisola, si trasformerà in lago.

Fatalismo?

No, di certo!

Vorrei solo non dover più assistere a convegni sul "problema siluro", e a convegni sul "problema cormorano" dove qualche benpensante vuol farmi bere la balla che il problema è... ancora una volta il siluro, come durante l’Aipo-show di un paio d’anni fa.

Forse i cormorani (che ora persino l’Unione Europea consente di abbattere) hanno qualche santo in P... arlamento che i siluri non hanno?

A rigori di logica no, ma io credo proprio di sì perché la stessa "protezione" di cui godono in Italia i cormorani sembrano averla anche gli industriali, che scaricano tonnellate di schifezze nelle nostre acque, i pubblici amministratori che tirano in lungo con i depuratori, le imprese mezze private e mezze pubbliche che costruiscono sbarramenti senza scale di risalita per i pesci, i "seminatori" abusivi che si nascondono fra i corridoi politici d’associazioni o federazioni.

Io non conosco il Dottor Loris Alberali, e credo che, solo dai pochi dati in suo possesso non possa trarre nessuna conclusione sul fantomatico "problema siluro", voglio però ricordargli che il Silurus glanis esiste in Europa fin dal Pleistocene (da 10 mila a 2 milioni d’anni), ed è specie autoctona in gran parte dei paesi che stanno creando con noi questa grande ed unica civiltà, che è la comunità Europea.

Il siluro è presente in Italia (lo dimostrano i dati in nostro possesso) fin da lontano 1957, ma fino agli anni novanta, nessuno si era preoccupato della sua presenza nelle acque del Po; in Francia, Inghilterra e Spagna è presente dagli anni ’70, ma in questi paesi il problema è stato affrontato diversamente, trasformando la sua anomala presenza in una fruttuosa campagna d’incentivazione turistica, valorizzando gli ambienti e le acque del territorio con le nuove caratteristiche venutesi a creare, senza inutili allarmismi e testarde prese di posizione.

Tutto ciò per dire a Voi e al Dottor Alberali, che sul Silurus glanis esiste una vecchia ed ampia bibliografia, scritta da noti scienziati del campo dell’ittiologia, perciò basta recarsi in una qualsiasi biblioteca, o usando Internet, per leggere e capire che il siluro è un normalissimo predatore (non onnivoro, ma al 98% ittiofago), come il luccio, e come lui sta ovviamente a monte della catena alimentare, posto assegnatogli da madre natura al tempo della sua creazione.

Grazie.

Nell’attesa di un Vostro gradito riscontro porgo distinti saluti.

Yuri Grisendi.

 

PS

Se il Dottor Alberali sa dove sono i siluri da sei metri, lo prego di dirmelo, perché parto subito per una spedizione di pesca……


Gazzetta Modena 2La Repubblica