Mercoledì 12 Marzo 2003

Gli esemplari più grossi divorano anche i cani

Valeggio. Con la sua piena autorizzazione dell’Amministrazione provinciale, anzi su sua sollecitazione, i subacquei del «Centro Subacqueo di Villafranca» hanno effettuato la seconda delle due battute di pesca al voracissimo siluro, flagello delle acque del Mincio. La battuta, effettuata di domenica, è stata concordata con il settore Tutela faunistico ambientale, sul fiume Mincio nel tratto fra Borghetto e Pozzolo. Iniziata alle 9, la battuta di pesca subacquea ha visto i partecipanti suddivisi in due gruppi, uno nella zona nord e uno nella zona sud. Il primo composto da 13 persone, ha effettuato più catture di esemplari che, fra l’altro, sono risultati pure di taglia maggiore a quelli pescati dal secondo gruppo. Circa 85 sono stati i siluri catturati nel tratto nord, di cui 23 di 60 chili circa l’uno, 37 di 25 chili e 32 di 10 chili. Il secondo gruppo, composto da quattro persone, ha operato nella zona sud, vale a dire nei pressi del confine con la provincia di Mantova, ed è riuscito nella cattura di 35 siluri: due grossi, 15 medi e 18 piccoli. In totale, dunque, sono stati catturati 127 siluri per un peso complessivo di 3.520 chili.
All’inizio della battuta, hanno riferito i subacquei, i pesci siluro erano tutti ai lati del fiume, alcuni appoggiati tra i sassi ed altri adagiati sulle alghe e sulle erbe e pertanto facilmente individuabili. Dopo le prime catture, però, si sono spaventati e portati controcorrente. Nell’ultima ora di pesca si sono poi nascosti tra le erbe e, grazie al loro perfetto mimetismo, la loro individuazione è risultata oltremodo difficile.
Non molte sono state le altre specie ittiche avvistate: alcune grosse carpe di taglia fra i cinque e i dieci chili, qualche sporadico cavedano, un’anguilla, un luccio di circa sette chili e qualche barbo di media misura.
Un particolare sconcertante sulla voracità dei siluri, autentici predatori d’acqua dolce, è emerso a fine battuta. Incuriositi dal gonfiore delle pance di due dei pescioni catturati, alcuni subacquei hanno provveduto ad aprirle e, non senza stupore, hanno constatato che un siluro di circa 15 chili aveva appena mangiato un cavedano di un chilo mentre un altro fra quelli di taglia «extralarge» (circa 60 chili) aveva appena mangiato addirittura una nutria lunga circa 70 centimetri.
Secondo l’assessore al Servizio tutela faunistico ambientale Camillo Pilati il problema della loro presenza nel Mincio e in altri corsi d’acqua veronesi è ormai impossibile da risolvere. «L’obiettivo di interventi come questo effettuato dai sub di Villafranca», dice, «è di contenere la specie entro certi limiti e di sensibilizzare la gente, ma soprattutto i pescatori al problema: chi riesce a catturare un pesce siluro non lo liberi in acqua, ma lo trattenga come del resto prevede la legge».
Eugenio Cipriani
Il pesce siluro è presente dall’Asia Minore a tutta l’Europa centrale e orientale compresa la Svezia meridionale. In Italia è specie alloctona: la prima segnalazione risale al 1957: un esemplare di circa 5 chili pescato nel fiume Adda. Da allora le catture si sono moltiplicate con impressionante intensità: attualmente la specie è diffusa in tutta l’area padana e in particolare nel fiume Po e affluenti maggiori. La presenza dei siluri, sostengono gli ittiologi, è un fatto negativo. Immesso nei laghetti e nei canali di bonifica ad utilizzo di pesca sportiva, esso si è diffuso su un vasto numero di acque libere a danno delle specie ittiche autoctone. La specie si è perfettamente acclimatata nelle acque padane e lo dimostra la sua capacità di riprodursi. Il siluro è diffuso in numerosi corsi d’acqua della media e bassa pianura veronese oltre che nel Mincio. Le prime catture nella nostra provincia risalgono agli inizi degli anni ’80 nel Canal Bianco. La specie viene segnalata inoltre nell’Adige sin a monte di Verona e sporadicamente nel Garda. Attualmente risulta molto abbondante nel Canal Bianco, Fossa Maestra, tratto inferiore del Bussè e nel Mincio. È frequente nel Menago, Tartaro, Tione e Tregnone.
Di indole gregaria durante le prime fasi di vita, il siluro diventa solitario con l’aumento della taglia. Il siluro è un voracissimo predatore. Da giovane si nutre prevalentemente di invertebrati di fondo (crostacei e larve di insetti) e secondariamente di piccoli pesci, mentre con l’avanzare dell’età la sua dieta diventa esclusivamente ittiofaga. Gli esemplari di grosse dimensioni si nutrono anche di anfibi, uccelli, mammiferi, roditori (nutrie) e addirittura cani.

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