Report boata con membri francesi del GSI
Io, Xavier Vella, Tony Lorton, Jeremie Lorton e Franck Laukas ci siamo ritrovati a Borgoforte , dopo che questi amici francesi di Lione si erano subiti 7 ore di auto con barca al traino.
Il meteo non prevedeva nulla di buono e se sommiamo questo alla loro stanchezza, vi sarà chiaro perché quella notte decidemmo di passare la notte nel bungalow della sede del GSI, all’asciutto e davanti ad un buon e caldo piatto di pasta al sugo.
Il giorno seguente alla buon ora eravamo gia tutti svegli, e dopo una frugale colazione eravamo gia in viaggio su due imbarcazioni in direzione di Guastalla, per iniziare una massacrante deriva a ritmo di clonk fino a ritornare a Borgoforte.
La pioggia del giorno precedente aveva ingrossato e sporcato il fiume tanto che, che voi ci crediate o no, in due barche e in 30 km di fiume non siamo riusciti a staccare dal fondo più di quattro pesci, e di mangiate ovviamente manco a nominarle.
Ok, nessun problema, fiume che cresce, niente è meglio che aspettare la notte per insidiare i siluri con la tecnica della boa; per questo alle 18:00 del pomeriggio avevamo gia piazzato all’interno di un’ansa sei boe con rispettive anguille e qualche tinca francese.
A partecipare alla pescata con grigliata al seguito, ci aveva raggiunto Marco Micolo di Casalmaggiore, consigliere del GSI, che la settimana prima aveva messo a segno a Martignana Po una cattura di 244 cm.
Nonostante le condizioni ottimali la notte trascorse tranquilla, finche l’umidità e le odiose zanzare ci obbligarono a rintanarci in tenda; manco a dirlo dopo pochi minuti ecco il segnalatore della canna di Marco suonare freneticamente: Marco agitato si impasticcia nella cerniera della zanzariera e riusciamo ad uscire dalla tenda solo dopo che il pesce aveva palesemente gia rotto la breck-line da una decina di secondi.
Marco arriva alla canna che è paurosamente sdraiata sull’acqua dalla fuga del pesce gia allamato, sono attimi infiniti, ma lo STRAPPP che risuonò nella notte fluviale, ci riportò di colpo alla coscienza di quello che era successo: la frizione dello shimano big-bait-runner non aveva ceduto neanche un millimetro al forsennato nuotare del grosso siluro, ed il dineema da 0,40 mm che era imbobinato, si era spezzato come un fuscello raggiungendo con irreale facilità il suo carico di rottura di 50 kg.
Il contraccolpo della canna fu tremendo e colpì in pieno volto Marco, che dolorante cercava di capire se tutto l’accaduto era realtà o fantasia, ma tutto era vero e 150 metri di lenza erano in pochi secondi stati frustati indietro ad una velocità incalcolabile ed ammucchiati sulla riva ai nostri piedi.
Risultato della notturna un pesce perso ed un mulinello da riempire di dineema!
Il giorno seguente dopo aver salutato Marco, che rientrava a casa, notammo che l’acqua era ancora in aumento, ma il colore ora era chiaramente quello del fango, e numerosi salti in superficie ci fecero presagire che era meglio riprovare tenacemente con la boa a galla, però all’interno di un’ansa dove il particolare rigiro delle correnti non permetteva alla lercia acqua del Po di imbrattare l’azzurro-verdastro di quella contenuta all’interno.
Piazzammo perciò 4 boe sul punto di incontro dei due colori e gia alla prima tenebra, campanelle e segnalatori ci suonavano il loro sempre auspicato canto, indice di un attacco alle esche di un predatore notturno.
I primi timidi attacchi non spezzarono le brek-line da 0,40 mm che avevo legato tra lenza e boa, ma appena la notte si fece scura, ecco che con estrema facilità una partenza porta alla lamatura di un grosso esemplare.
Per ospitalità porgo la canna al più giovane della combriccola, Jeremie, che con matura esperienza gestisce il duello da riva per ben 20 minuti, poi si rende conto che lui è stanco ed il pesce ancora no; la decisione da prendere in questi casi è semplice: tutti sulla barca!
Una volta sull’imbarcazione fu facile farsi trainare dal pinnuto e raggiungerlo, in modo da averlo sotto la barca e cominciare a pomparlo energicamente per staccarlo dal fondo, sempre troppo ricco di pericolosi appigli.
Alle debole luce delle nostre torce il grosso siluro non ci sembrò a colpo d’occhio così enorme, ma dopo due tentativi falliti di issarlo a bordo, ci rendemmo chiaramente conto delle sue reali dimensioni, infatti, una volta sdraiato sul pavimento della mia "Carolina" segnò alla misurazione i 220 cm e alla bilancia i 74 chilogrammi.
Soddisfatti e bagnati dall’inizio di una fastidiosa ed incessante pioggerellina, decidemmo che era giunta l’ora di andare a dormire, cosciente del fatto che con la pioggia l’attività dei pesci in superficie è nulla.
Mi asciugai alla bene meglio e mi infilai nel caldo e confortevole sacco a pelo, mentre i miei ospiti francesi si ammassavano in quattro nella stessa tenda nel tentativo di riscaldarsi un pochino; Morfeo mi aveva appena preso tra le braccia, quando un dindinnio sospetto attirò la mia attenzione, porsi perciò l’orecchio fuori del sacco e mi accorsi che non stava più piovendo….DIIIIIINNNN….era il rumore chiaro della canna che ritornava in posizione verticale dopo la rottura della piccola linea di congiunzione.
Uscii a piedi scalzi in mezzo al fango che mi separava dal picchetto e "svangai" a segno un altro gradevole pesce; finii appena in tempo le fasi della legatura del pesce, per averlo vivo l’indomani mattina per le rituali foto, quando ricomincia a piovere.
Passarono pochi minuti e la pioggia si arrestò di nuovo, ed immancabilmente ecco un’altra partenza; rientro in tenda lercio come non mai, e manco a farlo apposta parte un’altra canna, e poi un’altra ancora, ma stavolta preso dall’euforia metto un piede in fallo e cado mestamente nella bolgia di fango.
Mi rialzai un po’ acciaccato e iniziai un non facile duello con un grosso siluro, che però dopo poco riuscì a liberarsi dalla lamatura, ed immancabilmente dal contraccolpo ricaddi nella molta, il tutto sempre sotto lo sguardo divertito dei francesi, che avevano pensato bene di lasciare fare tutto a me, visto il tempaccio.
La pioggia continuò incessante tutta la notte, e malgrado io sembrassi l’uomo di fango, con tenda, lettino e sacco a pelo ridotti una schifezza, riuscii a prendere sonno, senza essere più "disturbato" da nuove partenze…come mai?…..semplice…..tutte le canne erano sulla riva, ci voleva solo un pazzo andare tutte le volte a riposizionarle dopo aver portato il pesce a riva, come la tecnica vorrebbe.
Era stata di certo una notte di pesca estrema, ma davanti all’obiettivo posavano quattro bei siluri di 155, 173, 190 e 220 cm, che rappresentano una bella figura da parte del GSI e del Grande Fiume, verso questi membri d’oltralpe.
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